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Autodromo e archeologia



tribuna

La cartolina è viaggiata nel 1924 e il signor Dolfo manda tanti saluti ad una famiglia di Trieste dal cognome tedesco o austriaco. Come si vede si parcheggiava lungo la pista, si vedono le tribune dall'altra parte del parcheggio. La cartolina riporta: “ Circuito di Milano. Gran Premio dell' A. C. d'Italia. Più in là, con una certa confusione, la cartolina viene denominata “Parco belvedere”. Divertente che un signore, sulla sinistra, per meglio vedere è seduto sul tetto di un baracchino di legno, un ripostiglio o, cosa probabile, un “cesso” d'epoca. Bella comunque la vista delle file di automobili d'epoca parcheggiate.
tribune

Una delle tribune la mostro con altra cartolina viaggiata nel '28 e con la quale Gina, Angela, Adele e Teresina salutano la signora Elvira di Genova. La pista e la tribuna sono vuote, quasi in attesa. La scritta pubblicitaria più importante è: “ PNEU MICHELIN”.

Ancora una volta sono andato questo 14 settembre alla gran festa del Gran Premio all'autodromo, qui, nel Parco storico di Monza. Ci vado per vedere amici e conoscenti che bazzicano il consiglio comunale o giù di lì. Confesso che partecipo all'incetta di qualche biglietto per amici e ragazzi che vogliono provare almeno una volta e che mi chiedono. E' un occasione per fare quattro chiacchiere e poi, dopo il rinfresco o pranzetto di rito, con la partenza rumorosa me ne scappo altrove o a casa (ci metto un quarto d'ora di bicicletta) e magari qualche scena della gara la vedo in televisione tra uno zip e un altro.
Tra qualche lustro a questa gara (se ci sarà ancora) si andrà come si va al Palio delle contrade di ricorrenza medioevale con la corsa dei carri trainati da cavalli e da buoi. Infatti tra qualche decennio, con la crisi energetica e il costo del petrolio o di carburanti sostitutivi questa tecnologia penso sarà del tutto superata e quindi vetture e gare di questo tipo avranno il sapore della memoria e più in là di archeologia industriale, come i vecchi treni a vapore al museo della scienza e i reperti delle navi romane o vichinghe. Allora la pista potrà essere ridimensionata ad un simbolo e luogo del passato e per qualche manifestazione di ricorrenza per nostalgici con le bandiere smunte delle vecchie case automobilistiche, qualche riproduttore di rumori roboanti e qualche corsetta con vecchi reperti della formula uno lucidati per la ricorrenza. Come per le caprette e gli asini della Fiera di San Giovanni che però, sinceramente, sono più belli e affascinanti. Per questo bisogna stare attenti che per sopravvivere a se stesso non si attuino trasformazioni per farne altro: la corsa come movente di altre attività non sempre compatibili con un parco storico che è un monumento paesaggistico.
Nel Bosco Bello o foresta dei Gavanti (vedi le altre cartoline qui pubblicate), oggi occupata dall'autodromo e parte dal golf, anticamente si svolgeva la festa di agosto dove la popolazione si divertiva all'aperto, tra la chiesetta di Santa Maria della Selva (ora nel complesso di Villa Litta) e il Lambro. Si mangiava, ballava, si vendevano prodotti artigianali e animali. Si racconta anche che circolasse la Strega Tapina che da lì, la notte, correva rumorosa per le strade di Monza e vicini borghi spaventando e facendo danni.
Quel giorno del futuro prossimo questo evento farà parte del programma delle manifestazioni del Parco come altre e chi ci sarà porterà anche i bambini con le trombette e i tric e trac. Si andrà a vedere come erano i bisnonni che ancora andavano a benzina e gasolio, come prima ancora i trisavoli illuminavano con le lucerne ad olio, quando non c'era la luce elettrica.
Si racconterà anche di come era pericoloso questo sport dato che la storia dell'Autodromo di Monza è disseminata da continui tragici eventi per la morte di piloti in gara e di spettatori o addetti alla pista.

Illustrazione Italiana

Non voglio qui farne l'elenco, ci sarà altra occasione, riporto però una parte della copertina di “ La Tribuna illustrata” del 5 giugno 1955 che illustra la morte in prova a Monza di Alberto Ascari. L'articolo interno dice: “Nessuno conosce le ragioni che hanno spinto Ascari a vincere la sua vecchia e incrollabile superstizione: volle correre il giorno 26 che sapeva da tempo gli sarebbe stato fatale , come lo fu per suo padre Antonio alla stessa età, 36 anni.”. Anche il padre era morto uscendo di pista alla fine di un rettilineo e prendendo una curva. L'autodromo ora è più sicuro ma purtroppo anche a danno del Parco per la continua erosione di parti lungo la pista.

Alfredo Viganò


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  21 settembre 2008