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Villa e Parco di Monza?
Valgono 200 milioni (all'anno).
Giacomo Correale Santacroce


Secondo un comunicato della  Camera di Commercio di Monza Brianza la Villa Reale di Monza ristrutturata porterebbe un indotto turistico di quasi 74 milioni di euro. 
Non so come si sia arrivati a questa cifra. Tuttavia la notizia mi induce a fare qualche considerazione.
  1. In primo luogo, la valutazione è fatta con riferimento alla sola Villa, e non al complesso Villa-Parco. Debbo dire che ogni volta che si isola la Villa dal Parco mi vengono in mente le decine di ville storiche lombarde, cadenti o anche restaurate, dove il parco è stato sostituito da un condominio o da un centro sportivo o da qualcosa d'altro. Quando si smetterà di trattare separatamente Villa e Parco? C'è qualche ragione, casuale o intenzionale, per parlarne separatamente?
  2. La stima della Camera di Commercio fa riferimento solo all'indotto turistico. In realtà, occorrerebbe considerare almeno tre componenti. La prima, i ricavi diretti derivanti dall'afflusso di visitatori che il monumento restaurato attrarrebbe. La seconda, l'indotto turistico indiretto. La terza, l'indotto in termini d attrattività per le imprese innovative, che pongono tra i fattori favorevoli all'insediamento in una data zona la qualità del contesto ambientale. Analogo discorso dovrebbe essere fatto per l'occupazione.
  3. Se si valuta in 74 milioni l'indotto della sola Villa, si può stimare che l'indotto relativo al complesso Villa-Parco, considerato  il valore di quest'ultimo come esempio storico e unico di architettura del paesaggio, delle due ville duriniane e degli altri immobili, molti dei quali notevoli dal punto di vista storico e architettonico, si aggiri almeno sul  doppio della valutazione della Camera di Commercio. E' noto infatti che un diamante di tot carati vale molto di più di due diamanti del valore di tot/2 carati ciascuno. Non c'è dubbio che il monumento nel suo insieme, che per le sue matrici asburgiche e napoleoniche ha rilevanza europea, avrebbe un valore molto inferiore se spezzato in due. In conclusione, una valutazione della redditività sociale annuale del complesso intorno ai 200 milioni di euro sarebbe del tutto ragionevole.
  4. Se tale è la redditività, spendere 280 milioni per il recupero del monumento, cioè quanto si è speso per la reggia di Venaria, sarebbe del tutto congruo (l'investimento rientrerebbe in meno di due anni). Così come sarebbe congruo un bilancio annuale di 15 milioni di euro, sempre secondo i dati di Venaria. Anche l'impiego di qualche centinaio di dipendenti, secondo lo standard di ville e parchi storici europei e extraeuropei, sarebbe del tutto normale.
  5. Insieme alla stima sul valore dell'indotto turistico, il comunicato della C. di C. riferisce anche di una indagine presso gli imprenditori della Brianza, dal titolo: "Il futuro della Villa Reale di Monza: cosa fare?".. Anche in questo caso non sono noti metodi e criteri adottati.  Certo sorprende che tra le cinque domande rivolte agli intervistati ve ne sia una che suona così: " E' stata lanciata nei mesi scorsi l'idea di trasformare la Villa Reale in un casinò. Lei è d'accordo?". E' come chiedere ai romani se sono d'accordo di metter una disneyland  nel Colosseo, o ai milanesi di trasformare il Teatro alla Scala in un centro commerciale. Come è noto, il quoziente d'intelligenza non è un dato, ma una variabile che dipende dagli input che si danno agli intervistati. Se si fa una domanda di questo tipo, non sorprende che oltre un quarto degli intervistati si dicano favorevoli. Il che non significa che un imprenditore brianzolo su quattro risponde ancora al vecchi cliché del padroncino ignorante e irresponsabile che va a giocarsi gli utili a Campione d'Italia, ma semplicemente registra il tasso di ignoranza che purtroppo circonda ancora un monumento che abbiamo sottocasa ma che è stretto parente di Shoenbrunn e Versailles.
  6. Per farsi comunque un'idea di cosa comporterebbe un casinò nella Villa Reale, si faccia un salto a Saint Vincent, una volta chiamata “La riviera della Alpi” e oggi deturpata dalla metastasi del casinò. Per digerire un casinò occorre essere una Montecarlo, una Venezia o una Las Vegas. Altrimenti la parola va scritta senza accento (Vedi il mio articolo su l'Arengario del 1° settembre 2007, dal titolo “Da Saint Vincent a Monza”).
  7. Emerge da tutto ciò l'augurio che la Camera di Commercio imposti una ricerca ben più ampia e approfondita sull'argomento, chiaramente di primaria importanza e urgenza per la nuova provincia, in vista della costituzione del Consorzio per la gestione unitaria della “Imperial Regia” Villa e Parco di Monza, e dell'Expo 2015 di Milano.
Giacomo Correale Santacroce


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  14 marzo 2009