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Le tre proposte per il nuovo Ulivo
lettera di Piero Fassino a
la Repubblica

CARO direttore,
il centrosinistra deve compiere un salto di qualità: serve un "nuovo Ulivo" capace di dimostrare che un altro modo di governare l´Italia è possibile. Nonostante il presidente del Consiglio si sforzi di negare l´evidenza, lo scenario è assai diverso da quello di un anno fa, quando Berlusconi annunciava "un nuovo miracolo italiano". Le preannunciate "riforme" in ogni campo di attività sono state archiviate. L´economia ristagna e le allarmanti notizie di questi giorni su inflazione e prezzi sono l´epilogo di una politica governativa segnata da demagogia, incompetenza e approssimazione. Milioni di famiglie guardano con apprensione a misure che – dalla scuola al lavoro, dalla sanità alle politiche per gli anziani – accrescono i rischi di precarietà.
NÉ MINORI inquietudini suscitano lo stravolgimento della giustizia, gli attacchi al pluralismo dell´informazione, le pulsioni antieuropee di Bossi e Tremonti.
Tuttavia, attenzione: non si tratta solo di "promesse mancate". È in realtà il progetto della destra che sta mostrando evidenti crepe. Un anno fa, infatti, Berlusconi vinse le elezioni perché riuscì a far passare nella testa di tanti italiani un´idea semplice, ma forte: «Con noi - diceva la destra - ciascuno avrà più occasioni, più opportunità, più di quel che ha avuto finora».
Bene, ora si vede che quel patto non funziona. E per una ragione intrinseca e strutturale: non funziona l´idea ossessiva che per modernizzare l´Italia si debba abolire ogni regola, deprimere ogni principio di responsabilità civica e, soprattutto, che tutto ciò che è pubblico - sia esso la scuola, la sanità, le pensioni, le tasse o anche le leggi e le norme che regolano la vita di una società - sia inutile e debba essere destrutturato per essere sostituito dall´azione privata, dalla competizione individuale e dalle sole leggi della domanda e dell´offerta. Non è così: il mercato è straordinariamente capace - e per questo insostituibile - nel produrre e offrire una varietà immensa di merci e prodotti di uso individuale. Ma, come dimostra la crisi che scuote borse e mercati finanziari ha bisogno di regole e - come ha ricordato Alan Greenspan - anche di principi etici. E in ogni caso, quando si tratta di produrre beni pubblici e sociali - formazione, cura, assistenza a chi non è autosufficiente, ricerca, infrastrutture moderne, la salvaguardia dell´habitat - la sola azione privata non ce la fa o - se ce la fa - impone costi così alti da rendere quei beni inaccessibili per molti cittadini.
Insomma: la destra propone in realtà una società di individui soli, in cui ciascuno è in competizione contro tutti. Chi è più forte, vince. Chi è più debole, soccombe. E la vita quotidiana di ognuno è più arida, più dura, più precaria.
Un modello tanto più deleterio perché mette a rischio non solo diritti e condizioni dei singoli, ma anche la tenuta del Paese che rischia una decadenza non giustificabile soltanto con la difficile congiuntura internazionale, perché più forte è la contrazione dell´export, minore è l´accumulazione delle risorse per gli investimenti, più alti sono deficit e indebitamento pubblico, più bassa è la competitività delle imprese, più penalizzanti i tagli ai fondi per la ricerca e l´Università.
È il futuro dell´Italia a essere a rischio e serve una guida politica consapevole delle proprie responsabilità. La destra dimostra di non essere in grado di assolvere a questa missione. E, dunque, tocca al centrosinistra esserne capace.
In ciò non partiamo da zero perché l´anno che abbiamo alle spalle non è passato invano: l´iniziativa sindacale unitaria e il ruolo svolto in particolare dalla Cgil; il crescere di movimenti di lotta, dal nuovo movimento degli studenti alla mobilitazione di società civile intorno a temi "critici" quali la giustizia e l´informazione; la ripresa di iniziativa dell´Ulivo e dei suoi partiti, di cui è stata significativa testimonianza la grande manifestazione del 2 marzo; l´intransigenza che ha ispirato - dal conflitto di interessi alla legge Cirami - l´opposizione in Parlamento. Sono tutti tasselli di un´opposizione che c´è stata, è via via cresciuta ed è stata riconosciuta dagli elettori, come dimostrano i risultati delle elezioni del 26 maggio e del 9 giugno. Un voto certo amministrativo, ma segnato da una generale crescita del centrosinistra – anche in città "difficili" - e dalla difficoltà crescente del centrodestra a tenere insieme il blocco di interessi e aspettative coagulate nel voto un anno fa.
Qui e adesso, dunque, c´è l´esigenza, di un cambio di passo: serve un centrosinistra, capace di indicare una chiara e riconoscibile prospettiva di governo sulla base di una forte piattaforma riformista, compiendo tre scelte.
La prima. Serve un "programma comune" della coalizione che dica agli italiani come pensiamo il futuro dell´Italia nei nuovi scenari della globalizzazione e dell´integrazione europea. Come l´Italia concorre, tanto più dopo l´11 settembre, ad una pace e una sicurezza non più fondate sulla inevitabilità della guerra. Come anche l´Italia ripensa i grandi temi della qualità dello sviluppo e della sua sostenibilità posti da Johannesburg. E come vogliamo contribuire ad un ruolo strategico dell´Europa, capace sia di sottrarre l´America alla tentazione dell´unilateralismo, sia di far si che alla globalizzazione dei mercati si accompagni quella dei diritti e della democrazia. E guardando all´Italia di oggi, come affrontiamo i grandi cambiamenti che hanno ridisegnato la demografia, il modo di lavorare, di produrre, di consumare, di competere, di soddisfare le esigenze collettive e individuali. A tutto ciò dobbiamo saper rispondere, costituendo un "Laboratorio progettuale" che avvalendosi di competenze, saperi ed esperienze consenta all´Ulivo di presentarsi con un vero "programma per l´Italia".
La seconda scelta ormai ineludibile è un Ulivo che non sia semplicemente una somma di partiti. La legittima affermazione dell´identità e dell´azione delle diverse forze politiche della coalizione non deve impedire di fare dell´Ulivo un soggetto con una sua più netta visibilità politica.
Una costruzione che deve procedere dal basso e dall´alto. Dal basso generalizzando in ogni collegio elettorale i Comitati dell´Ulivo con il pieno coinvolgimento accanto ai partiti, anche di tutte quelle forze civiche e sociali e quei movimenti che possono conferire al centrosinistra radicamento più largo.
E dall´alto ricostituendo un gruppo dirigente nazionale dell´Ulivo che, accanto a Rutelli e ai segretari di partito, si avvalga delle personalità più significative di profilo istituzionale, sociale e culturale del centrosinistra. Una "cabina di regia" autorevole e riconosciuta che abbia come primo obiettivo di condurre l´Ulivo alla Convenzione nazionale per approvare lì Programma e Statuto della coalizione.
E in tale contesto si avviino in Parlamento quelle forme di integrazione dell´attività dei gruppi che permettano all´opposizione di avere maggiore efficacia propositiva e univocità di indirizzi.
Sono scelte essenziali sia per aprire l´Ulivo a nuove forze - dal movimento di Di Pietro a quelle liste civiche e formazioni locali che in misura rilevante hanno contribuito al successo elettorale di due mesi fa - sia per ricercare con Rifondazione Comunista le intese possibili e necessarie ad uno schieramento alternativo largo e unito, sia per stabilire un rapporto proficuo tra coalizione politica e movimenti sociali e civici.
E, infine, la terza scelta è ricostruire un vasto sistema di relazioni del centrosinistra con la società. L´ampio margine di seggi - quasi 100 alla Camera! - che consente al centrodestra di approvare qualsiasi provvedimento - anche i più scandalosi - non si sconfigge proclamando propagandisticamente l´"ostruzionismo su tutto". La vera leva di un centrosinistra che voglia diventare maggioranza è saldare l´intransigenza dell´opposizione con la capacità di costruire consenso e alleanze intorno alle sue proposte, realizzando così quell´accreditamento nel Paese che isoli il centrodestra, ne logori la credibilità e sposti l´orientamento dei cittadini verso il centrosinistra.
Questo è il nostro problema. Non "se siamo l´opposizione" (perché lo siamo), né "se vogliamo farla" (perché la stiamo facendo), ma come la facciamo. Come cioè il centrosinistra allarga i suoi consensi non soltanto rassicurando e confermando la fiducia di chi si è già affidato a noi, ma al tempo stesso conquistando anche chi affidatosi a Berlusconi, oggi è disposto ad ascoltare un centrosinistra credibile.
Ed è una sfida per cui c´è bisogno di tutti, senza inutili rivendicazioni di primogeniture. E se i partiti devono guardarsi dalla presunzione dell´autosufficienza, ascoltando e assumendo ciò che i movimenti esprimono, è altrettanto vero che i partiti sono la forma democratica con cui i cittadini si organizzano e la loro legittimazione deriva dai voti che raccolgono. Contrapporre i movimenti ai partiti o pensare che per costruire qualcosa di nuovo e vincente si debba delegittimare il centrosinistra che c´è, non porta lontano. Per vincere c´è bisogno dei movimenti e c´è bisogno dei partiti. E in ogni caso è responsabilità di chi ha un ruolo di direzione – sia nei partiti sia nei movimenti - non deludere quella domanda pressante d´"unità" che viene dalla nostra gente.
Un programma comune, un nuovo assetto della coalizione, un forte rapporto con la società: intorno a queste scelte può e deve nascere il "nuovo Ulivo". E per questo progetto i Democratici di Sinistra - consapevoli di quanto sia importante una forte sinistra riformista per un centrosinistra vincente - intendono mettere a disposizione la loro forza e la loro passione unitaria.


   1 settembre 2002