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Rivincita di Babilonia
(E sostanziale fine del liberismo)
Enrico Deaglio su Diario

La prima settimana del "nuovo mondo" si è aperta con molta più ragione e molta meno emozione di quanto ci si potesse immaginare. Alla giornata di martedì pomeriggio, sette giorni dopo l'ecatombe, molto è già cambiato.
Innanzitutto, la città di New York ha dimostrato, al di là di qualsiasi aspettativa, l'esistenza del concetto stesso di città. La storia di questa metropoli, la sua utopia di mettere insieme le genti più diverse apparentemente solo in nome del commercio, è diventata la metafora del futuro dei popoli. La nuova Babilonia (così l'ha sempre chiamata chi l'odiava, e così sicuramente la intendeva chi gli è marciato contro) è oggi il luogo in cui l'umanità - la "razza umana", direbbe Albert Einstein - si rivela al suo meglio sul pianeta. Tutto il mondo è morto sotto le sue Torri, le più diverse religioni e i più distanti redditi, e nello stesso tempo tutto il mondo era rappresentato dal corpo dei pompieri della città, che non ha fatto distinzioni su chi salvare. (Sul Titanic, invece, il censo aveva valore). Un sindaco malato, un ex giustiziere fino a ieri oggetto di satira, ha guidato la città verso la convivenza e la ricostruzione. Si è scoperto che i feriti possono essere ricoverati anche se non hanno una carta di credito, si è scoperto che ci saranno migliaia di orfani che dovranno essere tutelati.
Nelle stesse ore, è anche crollato il "liberismo", che fino alle nove di mattina dell'11 settembre era considerato la carta vincente di un mondo senza più storia. Sono stati il governo Usa e le banche centrali europee a salvare i mercati; le compagnie aeree, quelle di assicurazione, le banche più esposte: senza neanche bisogno di dichiararlo, è tornato nel mondo il concetto che ci deve essere una guida dell'economia e che questa deve essere improntata, in qualche modo, a certi criteri di equità. I prossimi mesi e anni (di fronte ai milioni di disoccupati prevedibili) ci diranno quali sono le scelte dei governi degli Stati Uniti e dell'Europa. Ma se fosse la città di New York a dettare la linea, bisognerebbe ascoltarla: avrebbero cose sagge da dire.



Sarà una scuola per ricchi

La Moratti ha un modello troppo elitario. Sbaglia sulla maturità. Sulle medie ha idee pericolose... Ecco perché non regge il Letizia-pensiero
Colloquio con Giancarlo Lombardi di Enrico Pedemonte su l'Espresso

Nella vita è stato presidente della cattolica Agesci (cioè dei boy scout), responsabile scuola della Confindustria, imprenditore. Ed è un lombardo doc. In teoria uno con questi titoli dovrebbe abbracciare con entusiasmo le idee del ministro Letizia Moratti, che per la scuola vede un futuro da azienda privata. E invece l'ingegner Giancarlo Lombardi (che fu ministro della Pubblica Istruzione nel governo Dini, nel 1995), critica duramente i progetti del governo. Ecco l'intervista.

Il ministro Moratti vuole puntare sulla parità tra scuola pubblica e privata e si dice favorevole al buono scuola. Lei è d'accordo?

"Sta emergendo la visione ideologica del ministro Moratti, che sopravvaluta il privato. Ormai anche la Chiesa ha abbandonato questa strada. Ma la Moratti dice: le famiglie hanno il diritto di mandare i figli dove vogliono. Sbagliato! Ci sarebbero conseguenze inaccettabili: sorgerebbero scuole musulmane per musulmani, ebraiche per ebrei, pannelliane per i figli di Pannella. Impossibile".



A proposito di valutazione, il ministero ha fatto dimettere Benedetto Vertecchi, presidente del Cede e capo del nascente sistema di valutazione delle scuole.

"Vertecchi è uno dei massimi pedagogisti europei. Come si fa a chiedere le dimissioni a uno come lui per sostituirlo con un ingegnere, Giacomo Elias, che ha dato prova di sé nelle aziende? Questo mette in luce un atteggiamento di tipo industrialista-aziendale che nella scuola è dannoso. Troppa importanza all'efficienza, mentre a contare sono qualità degli insegnanti e programmi".

Proprio lei, che fa l'imprenditore?

"Mi spiego. Va benissimo una maggiore efficienza se questo migliora la gestione burocratica e serve a far partire le scuole con tutti gli insegnanti a metà settembre. Ma non va bene se l'efficienza ha a che fare con il processo educativo. Qui troppa efficienza aumenta la selezione. E a cadere sono i più deboli, cioè quelli che dobbiamo aiutare di più. Ma il governo sembra voler fare di peggio, partendo dal blocco della riforma dei cicli".

Un blocco su cui lei si è dichiarato d'accordo.

"Sì, se non altro perché un'attuazione così accelerata avrebbe comportato problemi. Ma ora sta venendo al pettine una questione molto delicata: quella del rapporto tra formazione di base e formazione professionale. Oggi al ministero si parla apertamente - lo dice Valentina Aprea - di rifare il doppio canale “media-avviamento professionale” a partire dalle fine delle elementari. È una follia. Lo dico anche da imprenditore. Non si può abbassare troppo il livello culturale di base".

Seguendo i suoi ragionamenti, sembra che la Moratti punti a creare una “scuola dei ricchi”.

"Non credo che questo sia nella sua volontà. La conosco: è una donna articolata, sensibile, intelligente. Ma con queste premesse il rischio di costruire la scuola per i ricchi c'è, ed è serio. Se si schematizza una realtà così complessa con giudizi tranchant si dicono stupidaggini".



Ha annunciato anche una nuova maturità.

"Già Berlinguer disse che la maturità era tornata seria con la sua riforma. Non era così: i promossi sono aumentati. Adesso arriva la Moratti e dice che per maggiore serietà ci saranno tutti professori interni meno uno. È evidente che così diventerà una formalità. Ma perché non hanno il coraggio di abolire l'esame di maturità? Almeno sarebbe una scelta rispettabile. Invece si continuano a dire sciocchezze".


C'era una volta La 7
Annullato il “Fab Show”. Contratto rescisso per Fabio Fazio. Gad Lerner che lascia la guida del tg. Il terzo polo tv muore prima di vedere la luce. E c'è già chi è pronto a comprare: l'e.Biscom di Francesco Micheli

Margherita Acierno su l'Espresso

Lo strappo conclusivo è arrivato. Fabio Fazio abbandona La 7 dopo che il consiglio d'amministrazione dell'emittente televisiva, ora controllata dal gruppo di Marco di Tronchetti Provera, ha confermato la nuova linea editoriale “all news” della rete.
E mentre sfuma il sogno di un terzo polo televisivo, la vera televisione dell'opposizione come a qualcuno piaceva credere, amareggiato Fazio con un comunicato stampa fa ha espresso tutto il suo dispiacere di fronte alla decisione di non trasmettere più il suo programma che sarebbe andato in onda lunedì 17 settembre: "Da un punto di vista formale e legale – fa sapere – non posso che attenermi alla decisione dell'editore". E poi aggiunge: "Ma dal punto di vista umano e professionale sono amareggiato pensando al lavoro di quanti in questi mesi si sono adoperati perché il “FabShow” fosse un luogo di conversazione libero e alternativo nell'attuale panorama televisivo italiano".

Ma quando almeno la presenza del direttore del Tg de La 7 Gad Lerner sembrava essere confermata, ecco che arriva la secca smentita: il giornalista ha dichiarato di aver preso la decisione di andare via "perché non crede al progetto di rete all news che ha in mente la nuova proprietà".
Resta da capire adesso quali saranno le sorti del direttore della rete Roberto Giovalli che per il momento preferisce non rilasciare alcuna dichiarazione mentre è già all'opera per la messa in onda di quel che resta del palinsesto di La 7. In attesa di nuove sorprese.


La settimana a Monza

Il Giorno 13 Set 2001
MONZA — Preallarme in Brianza dopo gli attentati terroristici che hanno colpito al cuore gli Usa. Sotto stretta sorveglianza gli "obiettivi sensibili", rappresentati in zona dalle aziende statunitensi e dai colossi multinazionali. Rafforzati tutti i sistemi di prevenzione e vigilanza, cancellati i congedi e i permessi di poliziotti e carabinieri: tutti devono rendersi disponibili.

Il Giorno 16 Set 2001
Sordi al silenzio del mondo civile
MONZA — La tragedia dell'indifferenza. Venerdì, ore 12. In tutto il mondo si osservano 3 minuti di silenzio per le vittime statunitensi. Non dappertutto però è così. Come nella pur civilissima Monza. Non sono infatti stati in molti nelle strade del centro ad aderire all'iniziativa. Matteo Luraghi, della sede di via Italia della Ricordi, è addirittura sconvolto:"Noi di minuti di raccoglimento ne abbiamo osservati addirittura 5, ma siamo stati in pochissimi nella nostra via". Il racconto che arriva dal negozio di musica e libri monzese ha del surreale. Alla Ricordi si spengono le luci e la musica, le scale mobili si arrestano e tutti i dipendenti si fermano in raccoglimento. La gente però continua ad entrare come se nulla fosse. Qualcuno domanda se per caso ci sia un guasto all'impianto elettrico. "No, è che in tutto il mondo ci sono 3 minuti di silenzio" sbotta Luraghi. "Allora posso salire lo stesso al secondo piano?" chiede il cliente. "Faccia lei, ma dovrà farsela a piedi perchè la scala mobile non la riattivo". "Anche in biblioteca Civica - aggiunge una ragazza - nessuno pare essersene accorto. In 3 o 4 ci siamo fermati. Gli altri hanno continuato a sfogliar pagine e sottolineare libri come tutti i giorni".
Da.Cr.

Il Giorno 22 Set 2001
Terrorismo: la paura nella borsa della spesa
MONZA — L'allarme bomba viaggia persino nella borsa della spesa. E' accaduto ieri: questa volta nel mirino dei mitomani è finito il Duomo. Dopo la telefonata anonima che giovedì mattina segnalava un ordigno nell'ufficio del presidente del Tribunale, ieri un misterioso biglietto recapitato al sacrestano ha annunciato la presenza di una bomba nella basilica. Al custode del Duomo si è rivolto un uomo di mezza età (il sacrestano è convinto che fosse un fedele monzese perché lo aveva già visto a messa, pur non conoscendolo per nome e cognome), che gli ha consegnato un biglietto senza firma, scritto a penna su un comune foglietto di carta da quaderno, trovato dal figlio nella borsa della spesa. Il biglietto annunciava per venerdì mattina lo scoppio di una bomba all'interno del Duomo. Il sacrestano ha riferito la strana circostanza che gli è stata raccontata dall'anomalo messaggero, che a sua volta aveva avuto il biglietto dal figlio. Quest'ultimo lo aveva trovato nella borsa della spesa dopo averla svuotata del contenuto. Una storia strana, ma il sacrestano ha deciso di avvertire comunque i carabinieri, che ieri mattina hanno esaminato ogni angolo dell'interno del Duomo e dell'impalcatura che si trova fuori, senza trovare niente di sospetto. L'edificio è rimasto aperto e le funzioni non sono state sospese. Già giovedì mattina una duplice telefonata anonima che segnalava un ordigno nell'ufficio del presidente del Tribunale era arrivata al centralino dei carabinieri e agli uffici amministrativi di un giornale monzese. Il telefonista non aveva aggiunto altro. Nessun riferimento, per esempio, ai recenti fatti terrostici, nessuna rivendicazione preoccupante, nessuna sfumatura di rilievo che potesse fare temere il peggio. I carabinieri hanno inviato due pattuglie al Palazzo di giustizia. Senza dare l'ordine di sgomberarlo, hanno controllato l'ufficio del presidente Nicola Laudisio e anche quello del procuratore capo Cesare Di Nunzio, senz trovare nulla. Dalle indagini si è scoperto che la telefonata anonima proveniva da una cabina telefonica di via Borgazzi, ma sul posto nessun elemento utile è stato trovato.
Stefania Totaro


Il Giorno 21 Set 2001
Cittadella, prima pietra dal Pirellone
MONZA — Il primo mattone della "cittadella" è stato posato. Mercoledì si è chiusa in Regione la fase istruttoria curata dalla segreteria tecnica dell'accordo di programma che dovrà dare il via all'intervento edilizio sul Rondò dei Pini. Qui nascerà un centro polifunzionale composto dal tribunale, dagli uffici finanziari e da un ipermercato (il plastico della cittadella nella foto Ferranti). L'amministrazione comunale ha controdedotto alle otto osservazioni presentate dai cittadini sulla variante di piano regolatore che spiana la strada alle ruspe in un'area indicata dal piano Benevolo come parco di cintura urbana, vincolata quindi a verde e servizi. Ora il testo definitivo dell'accordo dovrà essere sottoposto alla giunta regionale per la ratifica. Poi la palla passerà al consiglio comunale monzese, dove è prevista la vera battaglia. "Il consiglio comunale ha trenta giorni di tempo", ricorda il sindaco Roberto Colombo, principale sponsor dell'operazione. Se i tempi scadranno senza un nulla di fatto, aggiunge Colombo, bisognerà far ripartire l'iter. Il progetto prevede la nascita del tribunale su una parte dell'ex casermone IV novembre. L'altra metà dell'area, insieme con due edifici del centro (l'ex distretto di via San Paolo e l'ufficio del Registro di via Passerini) sarà ceduto dal Demanio al Comune in cambio della realizzazione della cosiddetta cittadella finanziaria. Questa consiste nella caserma della Guardia di Finanza, un edificio di 11mila metri cubi e del costo di quasi 8 miliardi, e nell'Ufficio unico delle entrate, 31mila metri cubi di volume per un costo di 18 miliardi. I due interventi, corredati di parcheggio, saranno realizzati a spese dell'operatore privato, il "Centro Rondò srl", che entra nell'accordo di programma attraverso uno scambio: fornirà al Comune opere che secondo il sindaco ammonteranno a 70 miliardi di lire (tra questi anche un parco attrezzato) in cambio della caduta del vincolo alla costruzione di un centro polifunzionale da 99mila metri cubi.

Il Giorno 21 Set 2001
Colombo ripropone la "fiducia"sul Rondò
MONZA — Ci sarà battaglia in aula. Mentre l'opposizione affila le armi, la maggioranza cerca di fare quadrato su un progetto che arriverà in consiglio comunale "blindato". Si tratta infatti di una delibera che non sarà emendabile. Ma il sindaco è deciso. "Fin dall'inizio ho posto la fiducia sull'operazione cittadella perché è un'iniziativa di grande vantaggio per la città", dice Roberto Colombo, che intende aprire i cantieri l'anno prossimo. "Potremo partire non appena il Provveditorato alle Opere pubbliche firmerà il progetto stralcio del tribunale, che sbloccherà i 50 miliardi del ministero di Grazia e Giustizia - conclude il sindaco -. E' necessario però mettere mano anche alle opere di demolizione dell'ex caserma, un'operazione che verrà sostenuta dal privato e che probabilmente sarà l'unica a non essere sottoposta a gara per non perdere tempo. Per un fatto di trasparenza abbiamo infatti voluto mettere a gara anche tutte le opere che saranno realizzate a spese del privato, mentre il progetto del centro commerciale sarà sottoposto a concorso internazionale".

Il Giorno 22 Set 2001
Le opposizioni: nessun "regalo" alla Sias
MONZA — La Sias chiede il rinnovo anticipato della convenzione per la gestione dell'autodromo? Il sindaco di Monza dice sì, il vicesindaco di Milano prende tempo, ma in entrambi i consigli comunali le opposizioni sono pronte a dare battaglia. Rifondazione comunista a Milano diffida Gabriele Albertini "dal prendere qualsiasi decisione senza avere prima affrontato la discussione in consiglio comunale, il quale è l'unico vero organismo deputato per questo genere di decisioni". E a Monza i Ds rincarano la dose: "La Sias ha deciso di spendere 50 miliardi per raddoppiare l'edificio che ospita le tribune vip? Liberissima di farlo, come pure è padrona di chiedere al Comune uno sconto sul già esiguo canone. Il problema non è la Sias che chiede, ma il sindaco che come al solito è disposto a concedere". E i Ds concludono esprimendo "contrarietà rispetto alle conclusioni del sindaco" e auspicando che "almeno la giunta si sforzi di mantenere una posizione equilibrata e finalmente favorevole al Comune". M.Guz.



  22 settembre