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Fiorenza, dentro dalla cerchia antica,
ond'ella toglie ancora e terza e nona,
si stava in pace, sobria e pudica.
Dante Alighieri per il Social Forum Europeo di Firenze
di Giuseppe Civati


Firenze 9 novembre 2002


Di ritorno dal Social forum europeo di Firenze e dalla straordinaria manifestazione di ieri, alcune considerazioni.
 
Un Pisanu a Firenze
Dopo settimane di bailamme e di terrorismo a cui ha contribuito con la consueta delicatezza il premier in persona, tutto si è svolto nell'assoluto rispetto della città.
La nota idiosincrasia dei fiorentini per i pisani si è quindi trasferita con sottile calembour anche sull'esimio ministro dell'Interno: migliaia di cittadini erano alla finestra e non certo perché spaventati dall'orda di cui ha diffusamente parlato questa Destra irresponsabile. Quando si dice una città democratica, governata da un Sindaco e da un Presidente che hanno a cuore la propria città, ma che riescono anche a guardare al di là del proprio naso.
Impeccabile l'approccio delle forze dell'ordine: notata tra l'altro l'assenza in questura dei colonnelli di AN che avevano imperversato a Genova...
 
Passato e futuro
Il corteo di dimensioni vastissime e davvero impressionanti ha lasciato sorpresi anche gli organizzatori. Preminente la partecipazione di giovani e giovanissimi, incredibile il melting pot di provenienze culturali, politiche e ideologiche diverse. In questa varietà sta la forza di un movimento che ha saputo ridare fiato a vecchie (talora addirittura antiche) sigle, lanciato nuove proposte e una nuova consapevolezza del mondo in cui viviamo e che si trova per questo sempre più di fronte a una piattaforma quantomai ampia e difficile da assumere compiutamente.
Qualcuno (l'onnipresente Bertinotti) ha inteso marcare un po' troppo i connotati politici nazionali della manifestazione.
Qualcun altro (l'atteso Fassino) avrebbe indubbiamente fatto bene a essere presente.
 
Aleph
L'impressione dei manifestanti-spettatori di ieri a Firenze era insomma quella di essere di fronte a una sorta di aleph borgesiano, da cui si possono vedere le realtà multiformi di un popolo internazionalista per definizione: i pacifisti di tutti i colori e di ogni provenienza, i movimenti rivoluzionari di ogni parte del mondo, l'ambientalismo delle piccole e grandi realtà, l'operaismo europeo al completo, lo spettacolo di una folla in festa ma 'arrabbiata', le rivendicazioni di questo o quella realtà, gli estremismi e le posizioni equilibrate.
Questa molteplicità però si riflette in un problema politico non trascurabile, soprattutto qui in Italia: come tradurre in proposte di governo gli spunti a volte irriducibili che provengono dai contestatori e dai riformatori della globalizzazione. Ovvero, cosa è giusto tenere e cosa scartare di un vero e proprio coacervo di movimenti e di Weltanschauungen che affascinano sul piano culturale, ma che dal punto di vista della politica politicata rischiano di essere molto difficili da trasformare in modelli. Forse è per questo che ieri c'erano per le strade fiorentine migliaia di elettori del centrosinistra, ma pochissimo Ulivo ufficiale: non credo, come è stato detto, che si tratti soltanto di un problema di arretratezza culturale e politica da parte dei nostri dirigenti nazionali, perché non penso che, ad esempio, sia sufficiente assumere una prospettiva tout court avversa al neoliberismo per raccogliere più consenso. Un partito di questo tipo in Italia già c'è, e continua a perdere voti, nonostante la ricca retorica del suo segretario nazionale.
Credo però che sia venuto il momento di affrontare i problemi di una nuova globalizzazione, dei diritti e delle opportunità, dal preciso punto di vista di una loro traduzione politica: a Monza, almeno, cercheremo di farlo, aprendo una stagione di confronto e di dibattito, come è stato fatto, si parva licet, a livello amministrativo, nei confronti dell'introduzione del bilancio partecipato.
 
Fallaci presagi
Tornando alla giornata di ieri, un pensiero non può che andare alla Firenze dei negozi chiusi, quando alla sera i manifestanti defluivano dal corteo per raggiungere la stazione: la città aveva un'atmosfera irripetibile, rarefatta e silenziosa. Merito, questo sì, della signora Fallaci (un nome, un destino) che ha contribuito non poco a svuotare le ricche botteghe e la 'macchina turistica' sempre attiva in città. Ringraziano sentitamente gli esteti e i commercianti 'minori' che hanno tenuto aperto e che hanno potuto realizzare, grazie ai presunti devastatori, un 'bel business'.

Giuseppe Civati

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  10 novembre 2002