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La tragedia di Mosca
di Franco Isman


La tragedia di Mosca

Giudicare avvenimenti come la tragedia di Mosca è troppo facile ed estremamente difficile nello stesso tempo. Troppo facile emettere sentenze, anche in buona fede, ma senza conoscere realmente i dati della situazione ed anche condizionati dai “vetrini colorati” che ciascuno ha.
Estremamente difficile esprimere giudizi ponderati in quanto i media, anch'essi abbastanza all'oscuro della realtà, “ricamano” e ci danno molto spesso un quadro falsato della situazione.

Bravo Putin, certamente più deciso di quanto saremmo stati noi italiani, ma probabilmente tutti noi occidentali? O figlio di buona donna che ha messo il prestigio suo e della grande Russia al di sopra delle vite umane? Credo che non ci siano elementi di giudizio sufficienti. Ma qualcosa si può comunque dire.

La situazione in Cecenia è gravissima e di soluzione quasi impossibile. Da un lato c'è un popolo che vuole, da sempre, l'indipendenza, per motivi etnici ed anche religiosi, dall'altro la real politik (oleodotto che passa per la Cecenia, pericolo di contagio indipendentista nelle vicine repubbliche) impedisce a Mosca di concederla. Nella conseguente situazione di guerriglia e repressione entrambe le parti hanno commesso atrocità spaventose, quasi inimmaginabili. E questo ha portato a considerare nullo o quasi il valore della vita umana. Il fatto che ci siano tanti giovani, fra cui moltissime donne, disposti ad uccidere, ma anche a sacrificare la propria vita per la loro causa, la dice lunga.

Il terrorismo è una cosa spaventosa, che ripugna alla coscienza, e personalmente sono e sono sempre stato dalla parte delle vittime innocenti. Ma bisogna capire l'abisso di disperazione che provoca questi atti di terrorismo suicida. Ed il discorso vale per Israele e la Palestina come per Russia e Cecenia. Ed è indispensabile cercare e trovare una soluzione accettabile da una larga maggioranza.

Uno Stato sovrano non può e non deve cedere al terrorismo. A parte l'enunciazione di principio, vale anche la considerazione, assolutamente utilitaristica, che il terrorismo non deve pagare, pena il suo moltiplicarsi. Questo non significa non fare ogni sforzo per cercare di salvare in modo pacifico la vita di eventuali ostaggi.
La situazione di Mosca era la più grave immaginabile: 800 ostaggi in un teatro minato, frammisti a terroristi che apparivano disposti a farsi saltare in aria assieme agli ostaggi.

L'intervento effettuato era probabilmente quello che offriva le migliori prospettive di salvare il maggior numero di ostaggi possibile. I terroristi avevano minacciato di iniziare a fucilare gli ostaggi se non fossero state accolte le loro richieste ed un governo non può rimanere inerte lasciando uccidere a sangue freddo innocenti cittadini. Era indispensabile intervenire immediatamente dopo l'inizio delle uccisioni. E, forse, farlo sapere ai terroristi avrebbe potuto costituire un deterrente.

Ma qui sorgono i dubbi: i terroristi avevano davvero iniziato la carneficina? Dopo l'affermazione iniziale in tal senso, parrebbe di no. Ed allora si sarebbe potuto-dovuto attendere continuando le trattative. E poi i dubbi sul gas usato e sulla mancanza di antidoti. Dubbi gravissimi.

E per finire una domanda: ma qualcuno davvero ci crede che sia stato Bin Laden? Certamente qualcuno “ci marcia”.

Franco Isman
franco.isman@arengario.net




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  1 novembre 2002