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Ulivo in frantumi ?
di Vittorio Amodeo


Ulivo 1

Com'è
  
Ulivo 2

Come dovrebbe
  
  
Dopo la diaspora del voto alla Camera sull'invio degli alpini in Afganistan, dove i componenti dell'Ulivo hanno presentato cinque mozioni diverse, da più parti si è gridato che l'Ulivo è in frantumi, che la coalizione non tiene più.
D'Alema ha addirittura posto un ultimatum: o si trova una soluzione entro 48 ore, o se no... non era chiaro cosa dovesse succedere, e infatti non è successo nulla (forse a D'Alema piacciono gli ultimatum, dopo che è stato alla Casa Bianca ove sono specialisti in materia).
I media si sono impadroniti della querelle e l'hanno gonfiata come piace a loro, sempre alla ricerca dei titoloni e del sensazionale. Ma sembra che si sia esagerato, questa presunta frammentazione va ridimensionata.
Innanzi tutto, vediamo su cosa si è prodotta la rottura: si tratta di guerra, di mandare i nostri soldati in territorio straniero, non già come forze di interposizione ma come truppe combattenti. Ma è fin troppo facile ricordare che l'Italia "ripudia la guerra" e che le nostre forze armate servono alla difesa della Patria, non ad altro.
Ove la sinistra non si fosse tormentata su un tale problema, e per ipotesi avesse votato compatta per un sì all'invio, ci sarebbe stato davvero da chiedersi cosa rimanesse della sinistra, cosa la distinguesse politicamente dalla destra. Una rottura era da attendersi e, a mio avviso, è stata salutare.
Nonostante quanto alcuni - in buona fede - vorrebbero, l'Ulivo è una coalizione e non un partito, e forse un partito non lo sarà mai: troppe le diverse tradizioni sottese alle sue componenti.
In una coalizione si produce sempre una certa dose di sofferenza: a causa di ciò cui si deve rinunciare, in vista del risultato che si vuole raggiungere. Ma il risultato, la conquista e la gestione del potere, è per ora un obiettivo lontano, in quanto le elezioni politiche si svolgeranno solo nel 2006 (salvo sconvolgimenti). E' comprensibile che, nel frattempo, le componenti politiche vogliano dar voce ai loro temi preferenziali, rinunciando al momento a un eccessivo coordinamento che non si giudica ora così necessario. Non si vuole soffrire prima del momento!
La situazione cambierà in vista delle elezioni: saranno sufficienti 10 o 12 mesi per elaborare un programma comune e scegliere il leader della coalizione. Ora come ora, un eccessivo coordinamento può apparire prematuro. I partiti studiano, elaborano progetti, e soprattutto sviluppano i collegamenti con le persone e il territorio. Il seguito verrà a tempo debito.
 
Chi scrive ha già espresso l'opinione che la candidatura migliore e per così dire “naturale” sia quella di Romano Prodi. Ora l'autorevolezza di Prodi è assai cresciuta, sia per l'opera di governo culminata con l'ingresso in Europa, sia per il lavoro di guida nella Commissione europea. Quando sarà il momento, c'è da augurarsi che la sinistra voglia indicare senza esitazioni Prodi alla guida della coalizione che dovrà battere Berlusconi e i berluscones. 

Vittorio Amodeo

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  26 ottobre 2002