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Una notizia sconvolgente
L'Irak accetta le ispezioni dell'ONU senza condizioni
di Franco Isman


Sconvolgente, naturalmente, per Bush.
Ma come, con tutta la fatica che ha fatto per convincere i riluttanti alleati che la guerra contro l'Irak era ineluttabile, va beh, magari ottenendo prima il benestare dell'Onu; con la propaganda che, messa in sordina la proclamata (ma improbabile) complicità con Al Quaeda, adesso batteva sul presunto possesso di armi di distruzione di massa: atomiche e batteriologiche, adesso Bagdad se ne viene fuori con questo “colpo di teatro” ?

Veramente la stessa Gran Bretagna, l'alleato più fedele, ma anche Berlusconi e addirittura Colin Powell, hanno affermato in tempi recenti che esisteva un solo mezzo per fermare la guerra: l'accettazione appunto da parte dell'Irak delle ispezioni. Ma i falchi già da prima sostenevano che lo scopo ultimo della guerra era l'abbattimento del regime irakeno e, per preparare il dopo, alla afgana, avevano convocato a Washington tutti gli oppositori al regime di Saddam Hussein, per quanto in contrasto fra di loro: i Curdi del Nord, gli sciiti, gli integralisti islamici.

La guerra era per Bush (e Cheney), e purtroppo resta, di fondamentale importanza.

In primo luogo per rinsaldare la declinante popolarità del Presidente; per distrarre gli americani dai tracolli e dagli scandali in borsa che hanno sconvolto 88 milioni di risparmiatori americani e arrivare in vantaggio alle elezioni di medio termine, che si terranno a novembre (consigliamo di andare a rileggere l'articolo del 29 luglio di Vittorio Zucconi su la Repubblica "Bush e la guerra elettorale", ma quello che riferiva Zucconi era anche scritto da autorevoli giornali come il New York Times).

Poi per foraggiare i signori della guerra, le industrie belliche ed aerospaziali e quelle petrolifere, di cui presidente e vice sono autorevoli esponenti.
Le riserve petrolifere dell'Irak sono stimate attorno ai 112 miliardi di barili (valore 3000 miliardi di dollari), subito dietro quelle dell'Arabia Saudita; “chi vince se le prende” scrive oggi La Stampa, citando The Economist.
200 e passa miliardi di dollari è il costo stimato della guerra: non si possono perdere commesse di queste entità.

Desert Storm

Desert Storm


La macchina della guerra è ormai in movimento e, da un punto di vista “tecnico” (!), l'attacco potrebbe essere lanciato in un qualsiasi momento fra l'inizio di ottobre ed il febbraio 2003. Per allora 250.000 uomini saranno operativi nell'area, le avanguardie specialistiche sono già sul posto, i 400 ufficiali del comando avanzato sono in viaggio per l'Oman. Nelle basi americane in Kuwait e nel Quatar sono accumulati mezzi, attrezzature e munizioni per quattro brigate corazzate, la quinta flotta con la portaerei Washington incrocia al largo del Bahrein. Vedasi l'articolo dell'8 settembre di Carlo Bovini su la RepubblicaEcco il piano contro Saddam”,
Di più, la guerra è in realtà già cominciata, e l'aviazione americana, coadiuvata da quella di Sua Maestà Britannica, ha intensificato i bombardamenti, mai in realtà cessati, di tutte le postazioni difensive irakene.

Un milione di morti, secondo fonti dell'Unesco, è costato il feroce embargo all'Irak seguito a Desert Storm, la “Tempesta nel deserto”. Non conosciamo stime di quanto costerebbe in vite umane l'eventuale (vogliamo essere ottimisti !) guerra americana, con le sue mosche cocchiere. E ricordiamoci che, come ci insegna Gino Strada, in queste guerre, oggi, pił del novanta per cento dei morti sono civili. Gente come noi.

Franco Isman
franco.isman@arengario.net




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  19 settembre 2002