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Basta con Arafat
di Vittorio Amodeo


Arafat

George Bush chiede: che Arafat si faccia da parte, che i palestinesi eleggano nuovi dirigenti non compromessi con il terrorismo, che adottino una Costituzione; con queste premesse lo stato di Palestina potrebbe vedere la luce nello spazio di tre anni.
E' da notare che Israele, quando nacque nel 1948 con l'appoggio americano, era ampiamente compromesso con il terrorismo di Begin e Shamir, che neppure Ben Gurion riusciva a fermare; e che non dispone di una Costituzione scritta, in quanto laici e ultraortodossi non riescono ad accordarsi sui fondamenti dello stato.
A parte dunque questa differenza di peso e di misure, e nonostante tutto ciò che Arafat ha rappresentato per tenere viva l'idea di stato palestinese in una terra che rischiava (e rischia) l'estinzione, che Arafat lasci può essere accettato. Sembra abbia riconosciuto di aver fatto un errore a non cogliere l'accordo a Camp David; dopo questa rinuncia è nata la nuova Intifada con migliaia di morti, il leader che compie errori è bene sia sostituito.
Anche se è difficilmente accettabile il vizio tutto americano di voler stabilire chi va bene e chi no fuori di casa loro, il problema non è dunque quello della persona di Arafat. Le questioni aperte, a mio avviso, sono due: quali sono le reali intenzioni di Bush, e quale potrà essere l'atteggiamento delle organizzazioni estremiste Hamas e Jihad.
Sulle intenzioni di Bush non si può nutrire alcuna certezza. Questo presidente appare un carattere debole e incerto, accanito solo nello spirito di vendetta, ma incapace di visioni che possano significare un futuro più prospero e sicuro per il mondo. Cambia sovente posizione,e appare succubo dei falchi nel suo gabinetto e in accordo con chi caldeggia soluzioni bellicose. Il tempo di tre anni per lo stato palestinese appare immotivato ed esageratamente lungo. Si può dubitare che Bush voglia solo temporeggiare, tacitare i paesi arabi che attendono una soluzione, e avere intanto via libera per l'attacco all'Iraq che è il suo vero obiettivo.
Quale è, quale sarà la posizione di Hamas e Jihad islamica? Nessuno lo dice, ed è un peccato. Giornalisti viaggiano per tutto il mondo, scrivono articoli, ma nessuno – sembra – va a intervistare i capi di queste organizzazioni estremiste. Cosa vogliono? Quali sono i loro obiettivi? Se l'obiettivo è la scomparsa di Israele, questo è irrealizzabile e sono solo dei pazzi; tutti i paesi arabi dovrebbero fare il vuoto attorno a loro, e ciò è possibile accogliendo il piano di pace dell'Arabia saudita. Hanno altri obiettivi, nutrono rivendicazioni? Le loro azioni terroristiche e criminali verso i civili, chiaramente da condannare, possono dare pretesto per prolungare all'infinito, in pratica vanificare, accordi che tendano alla pace. Saperne di più su queste organizzazioni estremiste, al fine di giungere a una cessazione delle azioni criminose o direttamente o indirettamente attraverso pressioni degli stati arabi, appare indispensabile al processo di pace.

Vittorio Amodeo



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  30 giugno 2002