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Sempre troppo tardi
I due marò indagati per omicidio volontario
Franco Isman

il Presidente e i marņ

Si apprende, finalmente, che i nostri due fucilieri di marina, fatti rientrare in Italia con un sotterfugio del nostro governo che ha fatto sottoscrivere all'ambasciatore un impegno al loro successivo ritorno in India, sono indagati dalla Procura militare per i reati di "violata consegna aggravata" e "dispersione di oggetti di armamento militare" e dalla Procura di Roma per quello di omicidio volontario.

Di questo sulla stampa non si era proprio parlato, anzi, alla loro prima “licenza” concessa dalle autorità indiane per Natale, i due marò erano stati ricevuti con tutti gli onori addirittura dal Presidente della Repubblica e poco mancava che venisse loro concessa una medaglia.

Un avviso di reato è un atto dovuto che non significa necessariamente colpevolezza, però l'ipotesi è addirittura di omicidio volontario che lascia aperti scenari paurosi.
Non sappiamo esattamente quello che è realmente accaduto e non vogliamo quindi sputare sentenze.
Alcuni elementi di giudizio non sono in possesso delle nostre autorità giudiziarie in quanto non trasmessi da quelle indiane che sostengono la loro competenza, altri però dovrebbero essere stati acclarati in modo chiaro: la rotta della nave, e quindi la sua posizione all'atto dell'incidente, con le possibilità tecniche di oggi, è stata con tutta probabilità monitorata e registrata dalla compagnia armatrice; il comandante e l'equipaggio della petroliera erano immediatamente raggiungibili e ci si augura siano stati interrogati.
Si dovrebbe quindi conoscere la tipologia della barca delle vittime e comprendere dunque se poteva davvero essere confusa con una barca di pirati: un peschereccio od un semplice barchino di pescatori non sono in grado di inseguire ed abbordare una grossa petroliera che viaggia a 15 nodi; le barche dei pirati sono invece dotate di potenti fuoribordo che consentono velocità molto elevate, superiori a quella della nave assalita.

Segreto istruttorio? Molto giusto, ma se l'inchiesta era effettivamente partita e se i dati che abbiamo indicato erano stati o meno acquisiti era indispensabile saperlo.
In linea di diritto se la nave era davvero fuori dalle acque territoriali indiane la competenza a giudicare è della magistratura italiana, se invece era dentro le acque territoriali lo è della magistratura indiana.
In ogni caso è probabile che l'atteggiamento indiano sarebbe stato molto diverso se, invece che vedere i due soldati accolti come eroi addirittura dal Capo dello Stato, fosse stato chiaro che una inchiesta seria era stata aperta dalla nostra magistratura.

Al di là di tutto questo rimane il fatto indecente di un governo che manca platealmente ad un impegno formalmente preso mettendo nei guai il proprio ambasciatore e mettendo in evidenza una nostra grave inaffidabilità. Ne avevamo proprio bisogno per il nostro prestigio nazionale.

Franco Isman


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Questo articolo era stato messo on line da poche ore quando si è appreso che il governo aveva deciso di rispedire in India i poveri marò, prima illusi e poi traditi, passando sopra alla terrificante faccia di emme nei confronti dell'intero mondo.
Non mi ero reso conto che l'opinione di Arengario fosse così considerata…
Fr.I.



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  21 marzo 2013