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Obama e le Corti spagnola e francese
Fabio Bergamaschi


Spagna

Mercoledì scorso in automobile ascoltavo come al solito il giornale radio andando al lavoro.
Tre notizie mi hanno colpito: la rielezione di Obama, ovviamente, per altri quattro anni presidente degli USA, la bocciatura da parte della Corte Costituzionale spagnola del ricorso presentato dal Partito Popolare di Rajoy contro la legge che in Spagna consente i matrimoni omosessuali e le critiche mosse dalla Corte dei Conti francese alla realizzazione della TAV Lione-Torino.
Mi è venuto da pensare al nostro povero Paese, inchiodato dalla politica che lo opprime, incapace di affrontare i problemi di fronte ai quali andrebbero proposte soluzioni concrete da discutere, provare, valutare e cambiare qualora si dimostrassero inefficaci.
Anche se dietro l'elezione di un presidente degli Stati Uniti si nascondono molteplici interessi, più che in altre parti del mondo vista l'importanza della posta in gioco, è innegabile che un nero, un democratico, ha vinto per la seconda volta la competizione elettorale sostenuto fra gli altri dal voto delle minoranze, etniche e no, delle donne e di molte forze progressiste con un programma che si occupa di sanità pubblica (per istituirla e non per distruggerla) di uno sviluppo che guarda non solo ai grandi gruppi economici e finanziari (che sostenevano Romney) ma anche ai problemi ambientali ed ai risvolti sociali, di una revisione del sistema tributario che tocchi i redditi più alti sollevando le sorti delle fasce meno abbienti dei contribuenti, di riconoscimento dei diritti delle minoranze, del perseguimento dell'obiettivo di una pace mondiale non fondata sul terrore della lotta al terrore e sul potere delle armi ma sulla ricerca del dialogo. E' pur vero che nei primi quattro anni su questi argomenti sono stati fatti solo piccoli passi, ma la direzione sembra quella giusta.

Circa la bocciatura da parte della Corte Costituzionale spagnola del ricorso presentato nel 2005 dal Partito Popolare contro la legge voluta da Zapatero che consentiva i matrimoni gay, credo che essa costituisca una vittoria nella difesa dei diritti civili e della libertà di scelta degli individui.

Infine la Corte dei Conti francese sostiene che la realizzazione della TAV risulterebbe troppo costosa (i costi tra l'altro sono lievitati enormemente rispetto alle prime stime), di dubbia utilità, poiché quel tratto di ferrovia è sempre meno utilizzato anche per il trasporto merci, e consiglia di valutare eventualmente il potenziamento della linea ferroviaria attuale.

Mi chiedo se invece di correre dietro alle giravolte di Casini, di discutere delle battutacce di Grillo, di annotare le avances Di Pietro alle prese con parenti e soci di partito, di rimpiangere la presenza di un Cavaliere da attaccare, di sorridere di fronte alla ramazza maroniana e via discorrendo, non sarebbe più opportuno seguire le orme della Corte Costituzionale spagnola schierandosi apertamente, senza furberie, a favore dei diritti civili; valutare la reale opportunità di realizzare determinate opere ispirandosi a quanto suggerito dalla Corte dei Conti francese, investendo in altro modo o in altri settori i denari risparmiati; difendere la ricchezza costituita dal nostro apparato pubblico, sanità e scuola innanzitutto; tassare i redditi più alti e quelli finanziari ridistribuendo la ricchezza in maniera più equa nel nostro Paese; pensare ad uno sviluppo economico che ponga al centro la persona con i suoi bisogni di lavoro e salute e non il capitale; valorizzare il nostro patrimonio storico e culturale, investire nel risanamento di un territorio sempre più preda del degrado e dell'incuria; ribadire non solo a parole un impegno per la pace basato anche su di una forte diminuzione delle spese militari e sulla fondazione di un nuovo modello di Forze Armate.

Chissà che provando a seguire la strada che porta verso una vita migliore per le persone, magari a discapito di qualche numero (in fondo che sono PIL e SPREAD se non numeri?) si riesca ad uscire da questa povertà economica e di spirito nella quale ci troviamo a vivere e magari a vincere un'elezione, anzi due, come Obama.

Fabio Bergamaschi


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  10 novembre 2012