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Echi dal Palazzo
13 . E' tempo di ricostruire
Umberto De Pace

Titanic

C'è un qualcosa di irreale e grottesco negli echi che giungono dal Palazzo, segnali inconfutabili che la transizione verso una nuova epoca non sarà né breve, né indolore. I due capisaldi dell'epoca volgare che faticosamente ci stiamo lasciando alle spalle – il berlusconismo e il leghismo – nel loro lento sgretolarsi tentano le ultime disperate mosse per uscire dalle sabbie mobili che li stanno inghiottendo.
Il sentire nuovamente la riproposizione di una pur fantasiosa candidatura al Quirinale di Silvio Berlusconi suona non più come una tragedia né tantomeno come una farsa quanto come l'ultimo turpiloquio di sepolcri imbiancati sulla via del tramonto.
Un tramonto al contempo esorcizzato e temuto dalla Lega Nord che di fronte alla corruttela familistica del capo – o per chi preferisce alla sua incapacità di intendere e volere – si contorce in improbabili vie di uscita come quella di abbandonare il Parlamento; forse per anticipare e nascondere, innanzitutto a se stessi, la vergogna di doverne essere cacciati dai propri elettori. Ma purtroppo gli echi irreali e grotteschi del Palazzo non finiscono qui.
Sul finanziamento pubblico ai partiti la classe politica non rinuncia al suo essere casta invece di ritornare ad essere rappresentanza dei cittadini. Ed così che si garantisce l'ennesima commissione ad hoc per il controllo delle proprie spese; la possibilità di finanziamento privato con privilegi fiscali a proprio uso e consumo; il cavillo dell'obbligatorietà statutaria dei richiedenti il finanziamento dimenticando questioni ben più importanti, una fra tutte quella che società a partecipazione statale possano finanziare i partiti, i quali tra l'altro non sono tenuti a rendere conto di tali finanziamenti.
Come sul Titanic che sta affondando, così nel Parlamento, l'orchestra continua a suonare. Per chi avesse ancora qualche dubbio è evidente che questa classe politica ha una difficoltà che definirei cognitiva nel cogliere il cambiamento di cui il paese ha bisogno. I ripetuti accenni e riferimenti alle modifiche e ritocchi alla Costituzione sono da questo punto di vista inquietanti. Le Costituzioni sono carte fondative degli Stati e nascono quale frutto di cambiamenti epocali, ideate ed elaborate dalle nuove forze umane, sociali e politiche che hanno reso possibili tali cambiamenti. Com'è accettabile o anche solo pensabile che oggi nel nostro paese ciò avvenga per mano di una classe politica completamente delegittimata?
Un ultimo eco dal Palazzo che mi ha colpito è quello relativo alla proposta di legge elettorale di stampo presidenzialista alla francese che alle mie orecchie è risuonata un po' come la frase attribuita, propriamente o no che sia, alla regina Maria Antonietta: “Se non hanno il pane, che mangino brioche!” – riferita al popolo francese affamato.
Viene il dubbio che per il Palazzo non siano sufficienti la crisi economica, l'astensionismo di massa, il terremoto, la strage davanti alla scuola di Brindisi, l'allarme terrorismo presunto o (ancor peggio) strumentale che sia, per indurlo anche solo a pensare che è tempo di ricostruire e soprattutto di cambiare.

Umberto De Pace

E' tempo di ricostruire
GLI ARTICOLI PRECEDENTI
  1. Libertà (aria), uguaglianza (acqua), fratellanza (terra)
  2. Sull'intolleranza
  3. La camorra infame e il ruolo dello Stato
  4. Lo Stato di Cossiga
  5. La zingara rapitrice
  6. Omertà di Stato
  7. Il clandestino gentiluomo
  8. La società multietnica e il piccolo presidente
  9. Lettera aperta a Valentino Parlato
10. In morte di un dittatore
11. Buonsenso e responsabilità
12. Politica, antipolitica e democrazia


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  28 maggio 2012