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Indignados
Franco Isman



Eugenio Scalfari, il guru della sinistra di centro, scrive oggi nel suo editoriale domenicale su la Repubblica “La rabbia cresce, non c'è dubbio, ma chi sono gli arrabbiati? Con chi ce l'hanno e che cosa vogliono?”

Non è una domanda difficile e mi meraviglia molto che Scalfari la ponga senza offrire una risposta.
Gli arrabbiati sono certamente i giovani che non trovano sbocchi, i disoccupati, i sottooccupati, i cassaintegrati, i precari, i pensionati, gli esodati (di cui Scalfari dice che il governo “ sta provvedendo alle necessarie tutele”) ed anche i proprietari di “prime case”.

Certo queste categorie sono “arrabbiate” con questo governo, ma la loro rabbia è acuita, anzi esasperata, dai provvedimenti iniqui che il governo ha preso, provvedimenti che hanno scaricato tutto il peso della manovra stringi cinghia sulle imposte indirette che gravano indistintamente su tutta la popolazione, con i poveri portati letteralmente alla fame e i ricchi che se ne fanno un baffo. Niente imposta patrimoniale, niente aumento delle aliquote irpef per i redditi oltre un certo livello (che compenserebbe in parte anche le mega pensioni, assegnate in passato ma che continuano ad essere erogate oggi), niente imposta sulle transazioni finanziarie. E rimedi risibili, finora, sugli indecorosi privilegi della “casta”, sui folli sprechi delle regioni a statuto speciale, Sicilia in particolare, sugli ingiustificati stipendi di parlamentari, parlamentarini e grandi commis di Stato.

E' dura sopportare gravi sacrifici ma grida vendetta che siano più pesanti del necessario per lasciare intoccati i privilegi di altri.
Cosa vogliono? Accanto ad enunciazioni di principi astratti, a richieste utopistiche ed irrealizzabili, vogliono soltanto un po' di giustizia sociale, ma molti trovano rifugio negli estremismi, di destra e di sinistra, basta guardare cosa è successo in Francia e in Grecia nelle recenti elezioni.

Ma sono in condizioni di grande sofferenza anche gli imprenditori, piccoli, medi ed anche grandi, che non riescono a farsi pagare in tempi ragionevoli dallo Stato, ma soprattutto dagli enti locali e dalle ASL, il corrispettivo di lavori o di forniture. Ma è possibile che non sia consentito compensare una tassa da pagare con un credito che lo Stato non si decide a onorare ?
E' ammissibile che, per questa insolvenza cronica, ci siano imprenditori che addirittura falliscono portando nuova disoccupazione ed arrivando a livelli di disperazione di cui sono terribile conseguenza i suicidi di cui ormai si legge tutti i giorni ?

Franco Isman


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  6 maggio 2012