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Finanziamento, tangenti,
appropriazione indebita
Franco Isman



I partiti servono ?
Non intendo affrontare qui l'argomento, ma al di là delle degenerazioni che spesso ci sono, non credo ci siano dubbi che la risposta sia affermativa.
La macchina dei partiti, anche se snella, anche se basata, come dovrebbe, in buona parte sul volontariato, nonché le campagne elettorali, costano e non è realista pensare che questi costi possano essere coperti dalle contribuzioni volontarie degli iscritti e dei simpatizzanti. Non solo, ma i partiti dei “signori” avrebbero un enorme vantaggio rispetto a quelli che rappresentano soprattutto i “poveri cristi”.

In passato, a partire dal dopoguerra, il finanziamento pubblico non esisteva e i partiti, oltre ai finanziamenti più o meno occulti dell'Unione Sovietica da una parte e degli Stati Uniti dall'altra, campavano con le tangenti: dallo scandalo Trabucchi del 1960, a quello dei petroli, al più famoso caso Lockheed (qualcuno è abbastanza vecchio da ricordare Antelope Cobbler?). «Per voi rubare per il partito non è reato - disse Emma Bonino in un suo lucido intervento in Parlamento - … ma il fine non giustifica i mezzi e il furto rimane un furto, io non so quanti di questi soldi sono finiti nelle sezioni dei partiti e quanti nelle ville di Capri o di Anacapri, o nei panfili delle borghesie di Stato e di regime...».

Il finanziamento pubblico ai partiti presenti in parlamento è introdotto dalla legge Piccoli n. 195 del 2 maggio 1974 che si giustifica proprio con l'osservazione che in questo modo i partiti non avrebbero avuto bisogno di collusione e corruzione da parte dei grandi interessi economici. A bilanciare tale previsione, viene introdotto il divieto di percepire finanziamenti da strutture pubbliche e l'obbligo di pubblicità e di iscrizione a bilancio di quelli provenienti da privati, se superiori ad un modico ammontare.

Un principio sacrosanto, a parere di chi scrive, che però non è servito allo scopo che si proponeva di porre un drastico freno alla corruzione, che è continuata come prima, peggio di prima. I Radicali, da sempre contrari, indicevano un primo referendum abrogativo nel 1978 fallito per poco (43,6% di sì) ed un secondo nel 1993, sull'onda dello scandalo di tangentopoli, approvato dal 90,3% dei votanti.

Da tenere presente che un referendum abroga sì la legge o la parte di legge cui si riferisce ma il Parlamento può sempre, opportunità politica a parte, approvare una nuova legge anche del tutto simile a quella abrogata.

Di fatto Il Parlamento nello stesso dicembre 1993 con la legge n.515 ha preferito aggiornare una preesistente legge sui “rimborsi elettorali”: se non è zuppa è pan bagnato.
Di più, questa legge, immediatamente applicata a partire dalle elezioni del marzo 1994, viene poi modificata con le leggi n. 2/1997, n.157/1999, n.156/2002 e n. 51/2006 ovviamente in rossiniano crescendo: i “contributi per le spese elettorali” vengono fissati a 5 euro per ogni voto ricevuto e slegati dalle spese effettivamente sostenute che non devono quindi essere documentate, è sufficiente ottenere alle elezioni l'uno per cento dei voti per averne il diritto e l'erogazione è dovuta per tutti e cinque gli anni di legislatura, indipendentemente dalla sua durata effettiva…
Con la crisi politica del 2008 i partiti iniziano a percepire il doppio dei fondi, giacché ricevono contemporaneamente le quote annuali relative alla XV ed alla XVI legislatura.
Era previsto un controllo dei bilanci dei partiti da parte della presidenza della Camera rimasto lettera morta.

Con questi finanziamenti via via crescenti i partiti dovrebbero navigare nell'oro, e in effetti la ex Margherita si è fatta rubare dall'ex tesoriere decine di milioni di euro e la Lega aveva fior di esubero di bilancio tanto da pensare – giustamente - ad investire fino a mandare, molto meno giustamente, soldi a Cipro e nelle banche dei negri tanzanesi.

La ricerca o l'accettazione di tangenti è sempre e comunque disdicevole ma confesso di “sentire” una differenza fra un compagno Greganti che le prendeva per il partito (negando di averle mai prese e facendosi un bel po' di carcere per questo) e chi se le prende pro domo sua, e con i partiti non più affamati, questo sembrerebbe il caso attuale, anche o soprattutto relativamente agli inquisiti della Lega.

Le leggi attuali vanno evidentemente riformate tagliando con la scure l'entità dei contributi e, soprattutto, stabilendo l'obbligo di bilanci debitamente certificati. Sostenere però l'eliminazione dei contributi è demagogia pura e significa daccapo costringere i partiti a cercare finanziamenti in gran parte illeciti.

Quanto all'utilizzo dei soldi della Lega per fini personali di Bossi e del suo “cerchio magico” è un discorso derivante ma del tutto distinto; si tratta evidentemente di appropriazione indebita essendo fatto senza alcuna approvazione da parte degli organi statutari della Lega stessa. Perché se la Lega, ufficialmente, avesse deciso di comprare una Jaguar al suo leader, o una dentiera nuova per migliorarne il sorriso o infine un supporto che gli consentisse di tenere costantemente il dito medio teso, non ci sarebbe nulla di illecito. Una volta erogati dallo Stato non sono più soldi nostri ma soldi della Lega.

Franco Isman


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  15 aprile 2012