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Il replicante
Vincenzo Ortolina



Angiolino Alfano, una volta semplice “replicante” di Silvio Berlusconi, è cresciuto, costretto forse dalle circostanze, che hanno provocato inopinatamente (ma fortunatamente, per il Paese) l'improvviso ridimensionamento politico del suo grande “tutor”, non so quanto convinto in quest'ultimo ruolo, peraltro. Oddio, allorquando, nei giorni più recenti, il giovane segretario del PdL prova, supportato dallo stesso “Fidel” Confalonieri di Mediaset, ad impedire che il governo dei “professori” tratti la questione “frequenze” TV, come anche il tema “giustizia” (sempre “di moda”, negli ambienti berlusconiani), egli fa la figura del solito “Silvio-dipendente”.

Nelle ultimissime ore, però, l'Angiolino si è conquistato uno spazio di autonomia, lanciando, in vista di elezioni politiche non lontane, il messaggio che, vincesse la sinistra, noi avremmo, in Italia, norme a sostegno non solo delle coppie di fatto ma anche delle “nozze” gay. Cioè, un orrore, a suo dire. Non so, in proposito, se Casini & company, impegnati a cullare l'idea del partitone di centro a principale caratura cattolica, abbia gradito quella che potrebbe apparire come una sorta di “invasione di campo”. Mi viene, in ogni caso, un primo dubbio: ma davvero può essere che il partito per definizione dipendente dai sondaggi di opinione pensi che, nell'Italia laicizzata di oggi (per merito o colpa delle stesse TV del “Cavaliere”), il cittadino sia preoccupato della prospettiva annunciata dal succitato segretario?

Se così fosse, per sola carità di patria mi permetterei di ricordare a quest'ultimo che trent'anni fa (…un secolo fa?), in un'Italia assai più “devota” di oggi, il tentativo di cancellare con un referendum l'aborto (tema un po' più pregnante, se posso dire, di quello sollevato ora da Alfano) fu bocciato da quasi il 70% degli italiani. Io fui, allora, tra quel 31% che votò contro. E resto convinto che la questione della vita nascente vada trattata con particolare delicatezza, pur se mai condividerei le posizioni integraliste che dominano al riguardo. In proposito: settimane fa ho letto su “Avvenire” lo scritto di un lettore, entusiasta del candidato repubblicano, di discendenza italiana, alla presidenza degli Stati Uniti, Rick Santorum (“omen nomen”?), fervente antiabortista. Splendido padre di otto figli (ma quanto guadagna, per poterli mantenere tutti?, è il quesito che sorge ovviamente spontaneo), costui, leggo dal Corriere della Sera, odia la riforma di Obama che obbliga i cittadini a dotarsi di un'assicurazione sanitaria.“Avete capito bene?”, mi verrebbe da dire parafrasando il Berlusconi vespizzato dei tempi d'oro. Mi spiego: un “evviva”, forse, a questi “cristiani”, tra i quali il succitato candidato, che “tutte le mattine parlano con Dio”, che credono ai miracoli, e che vogliono far nascere (anch'io, possibilmente) tutti i bambini. Ma se poi, costoro, se ne “fregano” di quale fine faranno, i suddetti bambini, nella nostra società ancora troppo ingiusta, è giusto lodarli?

Tornando all' “omelia” del segretario del principale partito del centrodestra, bene, benissimo ha fatto la mitica Rosy Bindi a spiegare che, per il PD (piaccia o no a qualche laicista nostrano esasperato), “la famiglia fondata sul matrimonio ha la priorità”, a termini di Costituzione, fermo però restando il punto che “il matrimonio è solo eterosessuale”. Il che non impedisce affatto, ribadisce la presidente dell'assemblea nazionale del partito democratico, che vengano garantiti “i diritti di tutti”. Detto da chi, da posizioni cattoliche, ha contribuito coraggiosamente a elaborare la proposta sui “Dico”, mi pare non vi sia nulla da aggiungere o chiarire.

Vincenzo Ortolina


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  15 marzo 2012