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Rogatorie
Un bottino che alimenta l'insicurezza per i cittadini
di Emanuela Baio Dossi, senatrice della Margherita

Il Centrodestra ha fatto la sua campagna elettorale promettendo ai suoi elettori, sicurezza e ordine. Ma le parole non hanno per tutti lo stesso significato. Di che "sicurezza e ordine" si trattava lo abbiamo imparato e capito con l'approvazione blindata del decreto sulle rogatorie internazionali che di fatto rende oggi molto più difficile alla Magistratura l'acquisizione rapida dall'estero di atti e prove su inchieste riguardanti cittadini italiani.

Con questo decreto la maggioranza rischia di favorire concretamente i criminali e i corrotti che utilizzano gli impenetrabili conti bancari stranieri per movimentare il denaro necessario a finanziare i loro traffici. I partiti del Centrodestra, infatti, hanno votato a favore di norme che hanno fatto gridare allo scandalo non solo tutti i magistrati del Consiglio Superiore della Magistratura, ma quelli delle magistrature francese e svizzera, gli inviati della grande stampa internazionale e gli stessi ambienti diplomatici europei.

Tra queste norme, la più inaccettabile, è quella che introducendo la retroattività della nuova legge rischia di interrompere migliaia di procedimenti in corso, giacché qualsiasi minimo difetto di forma renderà inutilizzabili i documenti delle rogatorie internazionali e delle dichiarazioni connesse.

Contro tutti i tentativi dell'opposizione di arrivare a un confronto sereno e leale su questa palese ingiustizia la maggioranza ha opposto in aula un muro di silenzio. Ci sarebbe stato bisogno di pacatezza su un tema che investe sicuramente la giustizia, ma che coinvolge prima di tutto le regole della convivenza civile, che riguarda problemi, quali la mafia, il riciclaggio di denaro sporco, la pedofilia, il commercio di droghe, che creano giustamente ansia fra i cittadini e che hanno bisogno di risposte condivise. Non è stato possibile tutto questo perché l'assordante silenzio della maggioranza è stato rotto solo dagli insulti e dalla degenerazione del dibattito.

I dubbi dell'ulivo si sono rivelati fondati: questo decreto doveva per forza e per necessità diventare legge, perché le maglie larghe introdotte servono forse per alcuni processi in corso, per alcuni processi che riguardano anche uomini della stessa maggioranza che governa il nostro Paese. Forse si è voluto salvare qualcuno che ci sta governando, che è tuttora implicato in numerosi processi basati su rogatorie internazionali, ma salvare anche qualche avvocato che nel passato ha coperto inconfessabili segreti. Quel qualcuno che già 30 anni fa ha svenduto per 500 milioni, un patrimonio immobiliare multimiliardario, la villa di Arcore, danneggiando così la sua cliente, l'erede della famiglia Casati Stampa, qualcuno nei cui uffici romani sono state create e domiciliate tutte le scatole cinesi delle innumerevoli società Edilnord e Fininvest. Qualcuno che doveva essere difeso a tutti i costi. Anche a costo di salvare con una prescrizione migliaia di criminali dal colletto più sporco, imputati di reati non solo economici, ma contro la persona, quali assassini e pedofili.

Tutto il decreto "rogatorie" era chiaramente ispirato alla necessità di frapporre, ai processi che devono arrivare in Italia dall'estero, un numero tale di ostacoli che li condanna alla decorrenza dei termini e alla prescrizione.
I parlamentari della maggioranza, alle nostre proteste hanno opposto un solo argomento: non è vero, non si vuole salvare nessuno e poi chi ci governa oggi è stato votato dagli italiani.

Ma a chi ha chiesto ordine e sicurezza la "Casa delle libertà" risponde con la depenalizzazione del falso in bilancio, con le rogatorie impossibili, con l'eliminazione delle tasse di successione per i miliardari, con la possibilità di riciclare i fondi neri esportati, riportandoli in Italia alla modica tariffa del 2,5% sul totale, un tasso inferiore a quello praticato da qualsiasi trafficante di valuta.

Il decreto "ammazza rogatorie" doveva passare a tutti i costi ed è passato. Alla faccia di Bush che aveva chiesto per la comune lotta al terrorismo, un giro di vite e un maggior controllo sul traffico di denaro senza trasparenza, che favorisce la grande criminalità della droga e del traffico d'armi che minaccia l'Occidente. I parlamentari della maggioranza hanno respinto tutti gli emendamenti che tentavano di correggere questa vergogna, tetragoni a qualsiasi ragione hanno respinto anche l'emendamento che sospendeva la prescrizione, almeno per i processi di corruzione attualmente in corso. Niente da fare.

La Casa delle libertà ha generato un mostro giuridico. L'Ulivo ha detto no al contenuto di questa legge, ha detto no alla premura del Polo delle Libertà, ma soprattutto ha detto sì alla giustizia non solo giusta, ma anche uguale per ttuti, alla giustizia che crea sicurezza e non ansia.

Emanuela Baio Dossi
senatrice della Margherita


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  3 novembre 2001