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Silenzio stampa
Manifestanti radicali italiani in galera in Laos
di Carlo Arcari

Pannella è antipatico a tutti. Sarà noioso quando denuncia in ogni suo discorso il cordone sanitario giornalistico che ostracizza da anni i radicali, le loro iniziative nazionali e internazionali, la loro attività politica, i loro digiuni, le loro idee e manifestazioni, ma ha ragione da vendere.

Come non riconoscerlo dopo aver verificato che, anche quando i radicali fanno una cosa grande in difesa della democrazia e dei diritti umani, tutti i giornali italiani li ignorano mentre quelli stranieri li mettono in prima pagina. Da venerdì scorso, cinque militanti radicali, Olivier Dupuis, parlamentare europeo Bruno Mellano, deputato regionale del Piemonte, Nikolai Khramov, Massimo Lensi e Silvia Manzi, che avevano manifestato per la libertà e la democrazia in Laos, sono stato arrestati e sono incarcerati a Vientiane, senza che i nostri rappresentanti diplomatici siano ancora riusciti a vederli e ad avere loro notizie. Il tutto nel silenzio più assordante della grande stampa italiana e delle tv pubbliche e private.

I militanti radicali erano andati nella capitale del Laos a manifestare pacificamente per la democrazia e i diritti umani, oltre a denunciare la scomparsa di cinque studenti laotiani democratici, rei di avere fatto una manifestazione analoga due anni fa, mai più riemersi dalle carceri del regime dittatoriale filovietnamita che governa il paese. Ma questa testimonianza coraggiosa dei valori dell'Occidente, nonostante tutti i giornali se ne riempiano la bocca da settimane, non ha trovato finora spazio sui nostri organi di informazione, Rai e Mediaset comprese.

Se si esclude il Giornale e l'Opinione, che l'hanno data oggi, solo per strumentalizzarla a fini di bassa politica e sfottere i soliti "no-global" e i "comunisti" di casa nostra, la grande stampa italiana se ne è fregata, come sempre. La sorte dei militanti radicali, rappresentanti del popolo italiano ed europeo, incarcerati e scomparsi da cinque giorni perché hanno osato sfidare personalmente una dittatura in difesa dei diritti umani, non fa notizia. Nemmeno una breve gli hanno dedicato questi sepolcri imbiancati del liberalismo parolaio, questi interpreti fedeli della nostra cialtroneria e dei nostri lati peggiori.

Io dico che invece l'azione dei cinque radicali europei in Laos fa notizia, perché insegna a tutti che cos'è la lotta politica quando è fatta di contenuti reali, concreti e fisicamente misurabili. Perché dice chiaro a tutti che acqua, pane e lavoro non bastano, se non c'è la libertà di parola, di opinione e di religione.
Ma i nostri giornalisti preferiscono i loro ridicoli dibattiti su Oriana Fallaci, le loro storie fasulle, i loro pseudo personaggi. Per fortuna c'è il Financial Times che oggi mette la notizia in prima pagina e sottolinea le contraddizioni dell'Unione Europea che da anni finanzia il governo del Laos, ma non riesce ad ottenere dai suoi rappresentanti nessun rispetto per i più elementari diritti umani.
I radicali italiani in galera in Laos meritano il nostro rispetto e il nostro sostegno.

Carlo Arcari



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 31 ottobre 2001