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Imperialismo
Franco Isman


no fly zone

Ci risiamo.
Un'altra volta i campioni della democrazia hanno deciso che il loro dovere è insegnarla agli altri, con la forza visto che non capiscono altri argomenti.
Che le cose sarebbero evolute in questa direzione si poteva sospettare fin dall'inizio della rivolta libica quando i morti ammazzati erano lievitati di colpo da mille a diecimila, quando erano state mostrate fosse comuni, che tali non erano, quando Gheddafi veniva accusato di crimini di guerra per aver bombardato il suo popolo in rivolta, ma di questi attacchi e di questi morti non si era vista nemmeno un'immagine.
E poi il martellamento sulla no fly zone presentata come una semplice operazione di polizia internazionale volta a proteggere la popolazione, senza specificare che richiedeva la preventiva distruzione delle difese antiaree, delle basi missilistiche e degli aerei della Libia.

Gheddafi, che era stato tollerato per quarant'anni, con il quale si era collaborato per quarant'anni facendo affari, fornendogli armi, facendone un importantissimo partner commerciale, pur sapendo cosa fosse, diventava improvvisamente il mostro da abbattere, per ragioni ideali, naturalmente.
I rivoltosi, di cui si sapeva poco o nulla, per i quali non esisteva nessuna garanzia che avrebbero instaurato un governo democratico e non un'altra dittatura, né si sapeva quanta parte fra di essi potevano avere gli integralisti islamici, diventavano i veri rappresentanti del popolo libico, che dovevano essere appoggiati, difesi e portati alla vittoria.
Difficile dire quanto seguito abbia ancora Ghedaffi e quanto i ribelli, quanta parte nella rivolta abbia avuto la suddivisione tribale delle diverse zone della Libia, ma non importa: Gheddafi non ha alcuna legittimazione per governare la Libia ha sentenziato Obama. Obama !

E l'Italia? L'Italia il cui presidente del Consiglio poco mancava che baciasse Gheddafi sulla bocca, l'Italia che aveva sopportato da Gheddafi un trattamento addirittura ingiurioso in occasione della sua ultima visita, l'Italia che aveva comunque riconosciuto i torti della sua occupazione coloniale ed aveva firmato un trattato di amicizia? L'Italia che ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli? L'Italia si rimangia tutto e marcia compatta assieme a Stati Uniti, Canada, Francia e Gran Bretagna.

E sono tutti d'accordo: Berlusconi, dopo aver fatto per la verità un po' di resistenza, ma anche Fini, Casini, il partito democratico e il Presidente della repubblica. Anche Di Pietro dopo un'iniziale opposizione. Contrari sono soltanto i leghisti (!), Rifondazione e Sinistra Ecologia e Libertà. Sconvolgente: mai potrò votare per chi accetta la guerra.

Tra l'altro l'Italia aveva effettivamente una posizione preminente nei rapporti con la Libia, nelle forniture di petrolio e soprattutto di gas e, con tutta probabilità, è proprio il desiderio di arrivare al controllo diretto di queste fonti energetiche che ha mosso La Francia in primo luogo e gli altri. A questo punto, obtorto collo, si è accodato anche Berlusconi per recuperare una parte della torta dopo fatto fuori Gheddafi.

In Afghanistan è intervenuta la Nato con la giustificazione reale delle basi di Al Quaeda ma, restandoci per appoggiare il governo fantoccio di Karzai, siamo rimasti impantanati con le conseguenze che ben sappiamo.
In Iraq c'è stata l'ingiustificabile aggressione americana, il terrificante attacco con la scusa dell'inventata presenza di armi di distruzione di massa, senza alcun mandato internazionale ma con l'appoggio e la complicità anche del governo Berlusconi che ha mandato un corpo di spedizione prima che la guerra fosse terminata e prima che, a posteriori, arrivasse l'avallo dell'Onu.

Per la Libia il contesto è differente in quanto, incredibilmente, la no fly zone è stata richiesta dalla Lega degli Stati arabi ed approvata dal Consiglio di sicurezza dell'Onu, seppure finalizzata esclusivamente alla protezione della popolazione civile e senza alcun intervento di terra.

L'attuale attacco ha quindi la benedizione della Lega araba, dell'Onu e, in Italia, di quasi tutti i partiti di maggioranza e di opposizione. Probabilmente per i libici è molto diverso morire sotto le bombe e i missili della Nato che sotto quelli di Gheddafi. Quando poi, per far fuori definitivamente Gheddafi, sbarcheranno i marines, e speriamo non i nostri della San Marco,… si troverà un'altra giustificazione !

Franco Isman


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Roberto Borsatto su Facebook
20 marzo ore 15:30


Questa volta non sono d'accordo (mi riferisco all'articolo). Non perchè io pensi che le grandi (USA), piccole (IT) e medie (FR, con malriposte ambizioni da grande) potenze occidentali ispirino le proprie azioni a spirito umanitario o agiscano per mera liberalità, che sarebbe poi fare qualcosa senza averne o aspettarsi un tornaconto. Per una volta, vorrei dire che queste ragioni, qualsiasi esse siano, non mi interessano neppure.

In Libia e in gran parte di quell'area che sembrava ai più, sino a pochi mesi fa, ingessata e incatenata da regimi (per lo più tirannici, sia che fossero “amici” che “nemici) apparentemente infrangibili, è in corso una sollevazione popolare di massa. Non stiamo parlando di gruppetti di guerriglieri o di terroristi o di idealisti o di disperati, e neppure, sino a prova contraria, di estremisti islamici, ma di movimenti di massa, popolari, soprattutto di giovani. Che, a torto o a ragione, hanno confidato nel, e esplicitamente chiesto il, nostro aiuto per sottrarsi all'inevitabile sconfitta e successiva prevedibilissima carneficina. Le cose sono due: o questo è vero, allora bene abbiamo fatto ad intervenire e il resto è dietrologia, oppure non è così e si tratta di azioni organizzate a tavolino dalle predette super-mini-medie potenze o da altre “potenze” regionali per appropriarsi del petrolio e delle altre ricchezze di quei paesi, che peraltro non mi sembra si possano tecnicamente definire “depredati dall'occidente” (semmai forse è il contrario), o di proteste di pochi facinorosi, o drogati, come dice Gheddafi, o soggiogati e irretiti da oscure e non meglio identificate forze del male… A me, francamente, sembra che la seconda ipotesi non corrisponda alla realtà delle cose, ma ognuno è ovviamente libero di pensarla diversamente e tutte le opinioni meritano lo stesso rispetto. Anche perché, in ogni caso, ben poco mi pare vi possa essere da festeggiare quando si parla di morti, distruzioni, esodi di massa e di tutto ciò che una guerra comporta.

Un'ultima cosa: abbiamo appena festeggiato i 150 anni dell'Unità d'Italia. Che pure ha comportato guerre, repressioni, annessioni anche brutali, prepotenze, malversazioni. Ma che ha consentito la nascita del nostro Paese. Vogliamo domandarci se tutto questo sarebbe stato possibile (o in che tempi e con quali costi, almeno) senza l'aiuto dei Francesi, tanto per fare un esempio. Pensiamo che sia stato un aiuto disinteressato? O che l'unica ragione fossero le grazie e i begli occhi della contessa di Castiglione?

Roberto Borsatto



Giuseppe Poliani
March 20, 2011 11:22 PM

Ormai è più di un decennio che assistiamo a guerre per proteggere i popoli e per portare democrazia ma i risultati sono stati quelli che sono stati, al di là di ogni motivazione più o meno lecita e giusta. Sarebbe ora di inventare un altro sistema più eficace.
Il nocciolo della questione è che la democrazia non cammina di pari passo con il capitalismo ed il liberismo e rimane sempre indietro, salvo poi accorgersene e tentare di fargli recuperare bruscamente il terreno perso con qualche guerra improvvisata, ma con risultati disastrosi.
Vi propongo qui sotto dieci domande che ho ricevuto dal gruppo Fucina per la Nonviolenza Firenze, un gruppo che crede ancora nella Pace, pensate un po' che stravaganti !

Giuseppe Poliani

1) Perché solo ora la comunità internazionale si accorge che Gheddafi è a capo di un regime autoritario e liberticida? Chi sono gli insorti libici, e chi rappresentano?
2) Perché il governo italiano ha firmato un Trattato economico e militare con lo stato libico, e non lo ha disdetto con il necessario voto parlamentare?  Perché l'Italia  ha venduto le armi alla Libia?
3) Quali sono stati gli effetti dei più recenti interventi militari "umanitari"? (Kosovo, Iraq, Afghanistan?)
4) Perché il Consiglio di Sicurezza dell'ONU ha votato un documento generico che consente a chiunque di andare a bombardare la Libia con l'astensione di cinque paesi, fra cui la Germania e la Russia, anziché inviare forze di interposizione a difesa della popolazione civile, ed osservatori incaricati di verificare la tregua comunicata il 18 marzo?
5) Perché l'ONU schiera a difesa degli insorti paesi ex coloniali con grossi interessi economici in Libia; e perché coinvolge la NATO e non paesi veramente terzi? ed estranei al conflitto?
6) Perché gli insorti libici provocano l'indignazione internazionale e l'intervento della NATO, mentre altri massacri (Palestina, Bahrein,
Sudan) sono di serie B?
7) Perché l'Arabia Saudita si è schierata a fianco degli insorti libici ma reprime ogni tentativo di democratizzazione nel proprio paese; ed  ha inviato soldati sauditi a reprimere le proteste in Bahrein (45 morti negli scorsi giorni)?
8) Perché l'Italia respinge i barconi con i profughi, se ha a cuore le sorti delle vittime della guerra?
9) Perché i sinceri difensori della nostra Costituzione non scendono in piazza a difendere l'art. 11 "L'Italia ripudia la guerra?
10) Perché è stato proposto Barack Obama per il premio Nobel per la pace?

Fucina per la Nonviolenza Firenze



Francesco Grillo su Facebook
21 marzo ore 5:20

Ciao Franco, ho letto con attenzione il tuo articolo, che condivido quasi integralmente nell'analisi, ma alla fine mi sembra molto giusta la risposta di Roberto Borsatto.
Detto questo, temo che nel medio periodo questo intervento così rapido e così scomposto, benché magari vittorioso dal punto di vista bellico, avrà risvolti negativo a livello geopolitico. Mi sembra che la risposta militare di Obama sia l'unica strada che avesse in mente per nascondere un evidente vuoto di idee. Cina Lega Araba, Russia, India, Iran (in ordine di importanza) si sono dissociati. La Germania è stata saggiamente a guardare. Le conseguenze di un tale scenario sono ad oggi difficilmente prevedibili.
Intanto Obama, Sarkozy, La Russa (mentre Berlusconi è impegnato in altre pratiche africane) giocano a Risiko.

Francesco Grillo



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  19 marzo 2011