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Conflitti di interesse
Franco Isman


affari

Il conflitto di interesse enorme, macroscopico, che mai avrebbe dovuto essere tollerato, è che possa partecipare alle elezioni chi è proprietario di mezzi di comunicazione, nello specifico di mezza televisione nazionale. E' evidente che chi si trova in queste condizioni è in grado di influenzare, se non vogliamo dire condizionare, l'opinione pubblica e gli elettori e si hanno di conseguenza elezioni falsate da questo abnorme privilegio.
Fin dalla sua “discesa in campo” a Berlusconi si sarebbe dovuta opporre questa assoluta inconciliabilità fra il possesso di mezzi di comunicazione di massa e l'eleggibilità politica. Invece si è abbozzato fin dall'inizio, non si è concluso nulla nella bicamerale di dalemiana memoria ma neppure dopo nei due pur brevi governi di centrosinistra, mentre questa avrebbe dovuto essere la fondamentale riforma. Ed ora con l'ausilio del porcellum, con la maggioranza assoluta a chi conquista quella relativa e con le nomine nelle mani dei capi partito ci troviamo sull'orlo di una dittatura di fatto.

Ma non è questo l'unico conflitto di interessi. Si ha conflitto anche se un qualsiasi grosso imprenditore, anche di altri settori, vuole intraprendere la carriera politica in quanto ci potrebbe essere contrasto fra quanto questi decide nella sua veste pubblica ed i suoi privati interessi industriali. Metti ad esempio un Gianni Agnelli presidente del Consiglio che deve decidere la politica di sviluppo industriale del Paese e, per esempio, se privilegiare il trasporto ferroviario o quello su gomma. Questo è un caso relativamente comune e, all'estero, si è risolto con il “blind trust” e cioè con l'affidamento del patrimonio di chi vuole entrare nell'agone politico ad un amministratore che lo gestisce nella più completa libertà e senza renderne conto al proprietario.
Da noi nulla di tutto questo e per Berlusconi sussiste anche quest'altro, pur esso grave, conflitto di interessi.

Ma lo sappiamo, e se lo sappiamo, se l'abbiamo tollerato e non siamo stati capaci di porvi rimedio, è assurdo lamentarci adesso constatando quelle che ne sono le logiche conseguenze: Berlusconi è un grosso uomo d'affari che cura innanzi tutto i suoi interessi, meglio se riesce contemporaneamente ad ottenere, o a far apparire, di aver anche ottenuto vantaggi per l'Italia.
Berlusconi con Ben Ammar è il fondatore della “Quinta” che poi ha acquisito Nessma Tv, la televisione satellitare che si vede in tutto il Magreb, ed ora nella Quinta è entrata con una partecipazione Lafitrade, società olandese appartenente a Gheddafi. Differente sarebbe se, oltre a queste partecipazioni alla luce del sole, vi fossero anche società off shore che lucrano tangenti sui miliardari affari delle forniture di gas dalla Libia e dalla Russia. Ma di questo non abbiamo notizia.

Franco Isman




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  2 marzo 2011