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Il dottor Stranamore è tornato
di Sandro Invidia

Srangelove

No, non quello di Alberto Castagna, che già sarebbe inquietante.
Quello vero, originale.
È tornato l'altra sera, in Tv.
Ospite di Diario di guerra, la trasmissione de La7, il generale Carlo Jean, consulente scientifico di Limes, ha interloquito amabilmente con il padrone di casa, Giuliano Ferrara, ed il suo coinquilino timido, Gad Lerner.
Amabilmente, con sorrisi e ammiccamenti e, poco ci mancava, paterne pacche sulle spalle, per dire che sì, si deve bombardare, uccidere, sterminare, imbarbarire… in un crescendo imbarazzante e straniante che induceva a chiedersi il senso di quelle parole, che non potevano certo significare per come suonavano, che ci stava sfuggendo il costrutto, il senso riposto…
E invece no: il generale Jean, al culmine della sua metamorfosi, esibiva felice il ghigno e la lucida follia dell'immortale protagonista del film di Kubrik. Sembrava persino parlare con accento germanico; la sua sedia pareva aver acquistato rotelle e gli arti superiori essersi tramutati in artigli metallici e lucenti.
Se ne è accorto anche Giuliano Ferrara, il quale, perfetto anfitrione, ha creduto bene di interrompere lo sproloquio, avvertendo il pubblico (e il generale) che l'ospite si divertiva a camuffarsi da dottor Stranamore, ma no, è una brava persona… un esperto di cose belliche… uno scienziato…
Non l'ha capito, il generale, che è rimasto un po' basito, sparito il sorriso, a biascicare un punto interrogativo labiale di imbarazzato stupore, come a dire: "Perché? Che è successo? Che ho detto?"
Già: che ha detto?
Non avendo registrato la puntata e non confidando nella memoria (assolutamente inadeguata alla bisogna) sono corso in edicola a comprare Limes, il numero speciale dedicato all'attacco alle Torri e agli scenari di guerra.
La data di stampa è il 18 settembre scorso, a bombardamenti ancora da iniziare.
Sotto il titolo "I barbari e i borghesi", il contributo del consulente.
Il succo: di fronte a questa ondata di barbari occorre diventare un po' barbari anche noi!
Singolare teoria e stupefacente originalità, degne dello scienziato che è!
Singolare, innanzitutto, per la forza epidittica di certe affermazioni:

Non si possono neppure rimuovere completamente le cause e le radici del terrorismo. Chi lo pensa dovrebbe studiare l'eziologia e la storia del fenomeno.
Insomma, con il terrorismo occorre abituarsi a convivere, in misura maggiore del passato…

Ipse dixit. Ha studiato, il generale, l'eziologia del fenomeno, ed ha scientificamente concluso che la soluzione è spararsi addosso.
Rifletto: a parte l'invito a convivere con il terrorismo (che con quello di Lunardi sulla mafia, mi aiuta non poco a immaginare il futuro dei miei figli), mi chiedo: ma cosa avrà voluto dire, davvero?
Forse che anche se lasciamo agli Arabi il loro petrolio e ai Palestinesi un pezzo di terra, loro continuano a buttarsi contro i nostri palazzi?
Mi si dica, piuttosto, che almeno la prima soluzione non è per noi conveniente ed anch'io - dal fondo della mia coscienza intrisa di occidente - ammetterò che prima di fare passi in tal senso occorre essere consapevoli delle conseguenze sulle nostre economie, sui nostri stili di vita.
Ma non mi si spieghi che comunque "quelli" ci odierebbero lo stesso e allora tanto vale…

Ma andiamo oltre.
Parliamo di storia.

La seconda guerra mondiale è stata sicuramente motivata dalle inique condizioni imposte alla Germania a Versailles. A nessuno, beninteso è saltato in testa di eliminarle prima di reagire all'aggressione nazista. Prima si è sconfitto Hitler. Poi, anche col Piano Marshall, si è democratizzata e inclusa la Germania nel sistema delle democrazie occidentali.

Tutto vero, tutto giusto!
Peccato, però. Peccato, che ci si lasci sfuggire l'occasione per riflettere sugli errori del passato.
Il Congresso di Versailles fu iniquo e causa non ultima della nascita del nazismo. Non lo diciamo, col senno di poi, solo io e Jean. Lo disse Keynes allora, quando avvertì del pericolo che si correva ad umiliare così la nazione tedesca. Poi, inascoltato, si dimise da membro della delegazione di pace alla Conferenza di Parigi.
Lì la politica avrebbe potuto fare qualcosa, e non lo fece. Hitler fu anche la conseguenza di quell'errore. Vero. Ma che insegnamento ne trae il generale? Semplice: che, una volta fatta la frittata, occorre agire con le armi.
Come dargli torto? Il senno di poi, si sa, ha sempre ragione (anche se riempie le fosse).
È il tipo di ragionamento che oggi, auspice la Fallaci, sembra andare per la maggiore: si ammettono - minimizzandole - le colpe del passato per affermare che però, nel momento del pericolo, quello che conta è avere le palle (essere "brutali" dice il generale, con ghigno da maschio. Tanto poi rimettiamo le cose a posto, con un bel Piano Marshall nuovo nuovo…)
E la politica? A Jean non interessa: lui, da buon militare, ritiene che uno dei primi "assunti" da cui sgombrare il campo sia che la risposta debba essere politica e che debba eliminare le cause profonde del terrorismo, anziché combatterlo e vincerlo come forma di guerra. Quando si è attaccati, occorre prima sconfiggere l'aggressore e poi, eventualmente e se possibile, eliminare i motivi per cui ha aggredito.
"Eventualmente" e "se possibile", altrimenti si può anche tollerare un certo margine di convivenza con il terrore, si chiamasse pure Hitler o bin Laden!
Al diavolo la politica e la mediazione (meglio non perdersi nelle chiacchiere di qualche conferenza internazionale o in quella delle Nazioni Unite), al diavolo la semplice ritorsione (meglio non scegliere una strategia tanto bizzarra quanto inefficace come quella del Kosovo, limitata a bombardamenti aerei): gli Stati Uniti, per il generale, sono confrontati (sic) ad un dilemma. Quello eterno della scelta fra una strategia di logoramento o una di annientamento.

Questo per l'immediato. E dopo?
Occorre pensare anche al più lungo termine, oltre le reazioni per le stragi degli aerei-bomba.
E qui, davvero, il consulente scientifico dà il meglio di sé.
Pacificazione? Democratizzazione dei regimi amici? Redistribuzione delle ricchezze? Risposta alle legittime esigenze di popoli sfruttati?
Macché. Tutto può restare esattamente com'è. Al terrorismo si risponde con semplici trovate originali.
Come le due idee-forza del suo scritto: eliminare i capi e suscitare terrore nei terroristi.
Partiamo da quest'ultima.
Spaventare i terroristi: com'è che non ci abbiamo pensato prima? In fondo, chi sono questi straccioni? Quattro cagasotto che gli fai "buh!" e sbiancano, no?
Sì è vero, si buttano con gli aerei contro i palazzi… spesso si fanno saltare in aria nei locali pubblici… a volte si infiltrano nel campo avversario e si fanno crivellare di colpi, ma insomma… un modo per spaventarli lo si trova.
Siamo pur sempre una civiltà di inventori!
E poi, questi fanatici suicidi sono la truppa, la canaglia manovrata da capi meno coraggiosi. Basta eliminare quelli…
Sì - ammette - i capi è difficile individuarli e colpirli. Inoltre, eliminato uno, egli sarebbe sostituito da altri più o meno simili, che, dopo un certo periodo, prenderebbero il controllo dell'organizzazione. Perciò, anche "l'attacco al leader" non basta.
Ma insomma, prima o poi finiranno e comunque, male che vada, ci si tiene in allenamento!
Come ogni buon militare il generale Jean non si ferma di fronte a nulla, tanto meno ai dubbi, e tira dritto per la sua strada:

Creare terrore nel terrorismo. È quanto è avvenuto anche nei pochi successi che si sono avuti nelle operazioni di controguerriglia, vittoriose allorquando si è creata una guerriglia all'interno della guerriglia. Si tratta in sostanza di dare maggior spazio alle operazioni "coperte" dei servizi segreti, in pratica all'uccisione dei capi terroristi e della loro manovalanza, quando non sia possibile catturarli o non esistano prove sufficienti per farli condannare


Accidenti, dov'è che l'ho già sentita questa teoria? Dove l'ho già ammirata, questa prassi?
Non ha il sapore del déjà-vu?
Non è che il generale consulente scientifico Carlo Jean ha in mente qualcosa di simile alle varie "contras", le armate di Combattenti della Libertà (CdL, quando si dice il caso!) che hanno insanguinato di violenze, omicidi, stermini il Guatemala, il Nicaragua, il Salvador…
Non è che pensa alle tante operazioni coperte che si sono condotte in Medio Oriente, alle guerre "per procura" affidate ai tanti fondamentalisti islamici assoldati quando il pericolo era quello comunista?
Sarebbe davvero una trovata geniale e originale.
Terrorizzare i terroristi? Potremmo assoldare bin Laden!

Sandro Invidia
sandro.invidia@arengario.net




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 18 ottobre 2001