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Cossiga: con la Ci o con la Kappa ?
Franco Isman


Cossiga

Cossiga, nel bene e nel male, aveva molti tratti caratteristici delle genti sarde: l'amicizia senza riserve ma anche il tenace rancore per i nemici; la sincerità ma anche i segreti rigorosamente conservati.
Uomo politico di lungo corso, democratico cristiano fino al midollo, anticomunista totale, molto legato all'arma dei Carabinieri (che alla sua morte hanno esposto le bandiere a mezz'asta nelle loro caserme), ma anche ai servizi segreti, fedele alleato e amico dell'America.
Aveva idee e visioni politiche chiare e senza tentennamenti ed era stato uno dei pochi, se non l'unico uomo politico italiano capace di dimettersi quando, ministro dell'Interno, non aveva “potuto” salvare la vita al suo amico Aldo Moro. Grande statista lo ha definito Giorgio Napolitano.

Iscritto giovanissimo all'organizzazione segreta Gladio, si è sempre dichiarato fiero di avervi appartenuto. Gladio, seppure facesse parte della rete internazionale Stay Behind, voluta dall'America, che avrebbe dovuto organizzare la resistenza nel caso di invasione da parte delle truppe dell'Unione Sovietica, in Italia avrebbe dovuto opporsi con le armi ad un eventuale colpo di stato comunista ma anche, non è lecito dimenticarlo, ad una eventuale vittoria elettorale del Partito Comunista.

Ministro dell'Interno negli anni di piombo, volle la costituzione dei reparti speciali di polizia e carabinieri, i Nocs e i Gis e, nell'Ottanta, fu l'autore di una contestata legge sull'ordine pubblico, appunto la cosiddetta legge Cossiga (KoSSiga scriveva sui muri l'Autonomia), che ampliava i poteri delle forze dell'ordine.
E non si può trascurare quanto da lui confessato in un'intervista del 23 ottobre 2008 alla catena di giornali Il resto del Carlino, La Nazione e Il Giorno:

«Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand`ero ministro dell`Interno».
«Lasciarli fare (gli universitari). Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città». 
«Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri». 
«Nel senso che le forze dell`ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano». 

Confessione gravissima e suggerimenti aberranti, indegni e illegali.
Cossiga, nella seconda parte del suo settennato di Presidente e successivamente, si è dilettato a “picconare” le istituzioni facendo anche delle considerazioni politiche, si dice adesso, di notevole valore e lungimiranza che, allora, venivano liquidate con il commento di “vecchio matto”, fino alla folgorante definizione, come la definisce Gian Antonio Stella, di Marcello Dell'Utri: “ormai è come il nonno di casa: fai finta di niente anche se esce in mutande”.
Vecchio matto? In parte forse sì, ma quando confessa il passato è purtroppo tragicamente attendibile. Qui non ci si fa neppure scudo dei servizi eternamente deviati, no, è il ministro dell'Interno in persona che si assume la responsabilità di aver infiltrato agenti provocatori nelle manifestazioni degli studenti. Non si può non pensare all'uccisione di Giorgiana Masi nel maggio del 1977 quando appunto numerosi agenti provocatori furono infiltrati fra i dimostranti (cfr. Wikipedia).

Ministro dell'Interno durante il tragico rapimento di Aldo Moro, subito dopo l'apertura di questi al “compromesso storico” con i Comunisti. Rapimento, indagini e assassinio che presentano vistosi lati oscuri tra cui la stranezza che nei numerosi interrogatori subiti nei quaranta giorni di prigionia non sia saltato fuori nulla sui numerosi “misteri italiani” di cui avrebbe potuto o dovuto essere a conoscenza.
Paolo Guzzanti, che di Cossiga picconatore è stato amico e confidente, ha scritto sul Corriere che su un solo argomento Cossiga non aveva mai risposto: sul caso Moro quando “mi guardava serio, come solo i sardi sanno fare, e cambiava discorso”; e in una sua “intervista immaginaria” aggiunge: “pochi hanno capito la mia tragedia di uomo di Stato costretto a fare cose che ho odiato”. E Cossiga, amico dell'America e dei servizi segreti, non aveva “potuto” salvare la vita del suo amico Aldo Moro.

Franco Isman

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  20 agosto 2010