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Presunzione di innocenza
Franco Isman


Scajola

Carlo Bonini e Francesco Viviano su la Repubblica di ieri ci raccontano come sia accertato, e non più coperto dal segreto investigativo (una volta il più blando segreto istruttorio), il fatto che l'architetto Angelo Zampolini, collaboratore del costruttore Diego Anemone (quello dei grandi appalti della Protezione civile) abbia ricevuto da questi nel 2004 900mila euro, li abbia versati sul suo conto presso la filiale 582 della "Deutsche Bank" di Roma, li abbia poi tramutati in 80 assegni circolari (di importo tale da non incorrere nelle normative antiriciclaggio – il limite di 12.500 euro era stato ridotto a 5.000 dal governo Prodi e riportato al valore precedente nel 2008) infine incassati dalle sorelle Barbara e Beatrice Papa, a parziale pagamento (in nero) dell'appartamento acquistato dal ministro Claudio Scajola con rogito del 6 luglio

Ma dato che siamo una nazione civile vale, fino alla sentenza definitiva, la presunzione di innocenza per cui gli atti verranno trasmessi al Tribunale dei ministri che deciderà se vi siano o meno gli estremi per la loro restituzione al Pubblico ministero per il proseguimento dell'inchiesta. Naturalmente il ministro potrà eventualmente avvalersi di quanto sancito dal nuovissimo DL sul legittimo impedimento.
Per intanto il ministro fa il ministro, “non sono indagato e non mi lascio intimidire”, dichiara, e siamo talmente mitridatizzati che nessuno nemmeno prova a chiederne le dimissioni. Neppure Bersani, seppure ieri sera ad Anno Zero abbia dato qualche segno di vita.

Altri documenti venuti contemporaneamente alla luce riguardano, come raccontano Bonini e Viviano: “la montagna di denaro utilizzata da Anemone per comprare il generale della Guardia di Finanza (oggi Aisi) Francesco Pittorru; l´iscrizione al registro degli indagati, per riciclaggio, di uno dei due figli di Angelo Balducci, Lorenzo, l´attore; la scoperta di conti esteri su cui vennero girate tangenti destinate ai funzionari pubblici; un nuovo episodio di corruzione di Claudio Rinaldi nella sua veste di commissario straordinario per i mondiali di nuoto del 2008; il 1 milione e 120 mila euro di false fatturazioni con cui Gazzani gonfiò i costi sostenuti dagli appaltatori delle opere del G8 della Maddalena per consentirgli di abbattere il proprio imponibile fiscale”.

Nulla da invidiare alla vecchia tangentopoli ma, come già detto, ormai nessuno più si indigna.
Probabilmente ci si è abituati a considerare normale e financo giusto il fatto che non è logico che ad arricchirsi siano soltanto gli appaltatori, i grossi industriali e banchieri, mentre ministri, alti dirigenti pubblici e funzionari tirano la cinghia e non possono permettersi il livello di vita dei primi. Si tratta di giustizia distributiva, di semplice partecipazione agli utili, perbacco !

Franco Isman


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  30 aprile 2010