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Anomalie del 25 aprile
Franco Isman


Il comando generale del CVL
Il comando generale del CVL sfila a Milano
da sinistra Argenton, GB Stucchi, Parri, Cadorna, Longo, Mattei

La prima e più vistosa è quanto detto da quello statista del nostro presidente del consiglio in apertura del suo discorso a reti unificate o quasi, quando ha parlato di 25 aprile, Festa della Libertà. Non Festa della Liberazione, per carità, liberazione comporta che ci fosse qualcosa da cui liberarsi e non è politically correct parlare di occupanti nazisti e di dittatura fascista.

A Monza quel brav'uomo del sindaco continua a sprecarsi sulla necessità della pacificazione, dicendo che non è possibile che questa non ci sia a oltre sessant'anni dalla fine della guerra e che per lui tutti i morti sono uguali; confondendo così la pacificazione fra le persone, avvenuta a partire dall'amnistia del guardasigilli Togliatti del giugno 1946, un'amnistia che secondo Mimmo Franzinelli “strizza l'occhio all'amnesia”, con l'acquiescenza oggi alle ideologie fasciste e razziste.

Forse è per questo che fra le manifestazioni per la celebrazione del 25 aprile il Comune ha inserito una conferenza a più voci, tutte dello stesso timbro, dal titolo “I 40 giorni di Trieste” che ha raccontato come dopo l'insurrezione della città organizzata dal CLN (ma di questo si parla soltanto in un filmato) questa sia stata tradita dagli alleati che l'hanno lasciata per 40 terribili giorni sotto l'occupazione delle armate di Tito che hanno massacrato, più che gli aguzzini fascisti, tutti quelli che si opponevano alle pretese annessionistiche iugoslave, fra questi ben 160 appartenenti al CLN e 97 fiamme gialle (ma questo non è stato raccontato). Tragici avvenimenti senza dubbio ma che dovrebbero trovare la loro collocazione in occasione del Giorno del ricordo e non del 25 aprile.

Infatti non è ammissibile che Roberto Predolin, già importante esponente di Alleanza Nazionale a Milano, oratore ufficiale della manifestazione, abbia accusato quasi di tradimento i governi italiani che avevano sottoscritto il trattato di pace del '47 e gli accordi di Osimo del '75 (De Gasperi e Rumor), “dimenticandosi” che l'Italia aveva perso la guerra che aveva scatenato assieme alla Germania nazista, in particolare invadendo la Iugoslavia, e abbia concluso il suo intervento con l'affermazione testuale: “il 25 aprile è una data che non mi appartiene”.
Un altro relatore, Luciano Garibaldi, da parte sua, al termine di un equilibrato excursus storico, ha parlato di “Togliatti e delle sue bande” che avrebbero venduto Trieste e la Venezia Giulia a Tito.
Le repliche poi sono state dei veri comizi anticomunisti, applauditi a scena aperta, che hanno tirato in ballo il massacro di Katin ed equiparato tout court i crimini commessi dal comunismo sovietico e quelli dei nazisti.

Franco Isman


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  26 aprile 2010