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Glosse italiane
Ma la sinistra dov'è?
di Lorenzo Rossi

Tanto stupore e tanta indignazione per le leggi berlusconiane su falso in bilancio e rogatorie internazionali hanno naturalmente una base più che solida nell'essere, quelle leggi, indecentemente ad personam. E segnalano, se ve ne fosse stato bisogno, l'incapacità di questa destra di pensarsi istituzione, di distinguere tra lo stato e l'uso del medesimo per ottenere salvacondotti giudiziari personali. Sono poi anche, indirettamente, una prova della “colpevolezza” di Berlusconi, se si pensa all'enorme potere di ricatto nei suoi confronti che, all'evidenza dei fatti, hanno personaggi della levatura morale e politica di Dell'Utri e Previti.

Ma questo, tutto questo che sta accadendo e che accadrà (vedi il Libro bianco sul lavoro di Maroni) non si può dire che sia inatteso: questa destra infatti sta facendo esattamente quello che ha sempre detto che avrebbe fatto (vi ricordate la Maiolo che diceva che i giudici di Mani Pulite sarebbero finiti in galera o Sgarbi che andava in tv a dire che i giudici di Palermo erano degli assassini?). Quindi, con buona pace del deputato di Gallipoli, la vittoria di questa maggioranza è un trauma per il paese e lo sarà sempre di più nella sistematica distruzione del già vacillante senso dello stato e nell'avvelenamento di tutte le relazioni sociali, a cominciare da quelle minime: come puoi ancora parlare in una società dove è del tutto ovvio che uno dica una cosa (ad esempio parli della superiorità dell'Occidente) e dieci minuti dopo neghi di averla detta e accusi i comunisti di avergliela surrettiziamente messa in bocca?

Per questo stupore e indignazione sono reazioni in certo qual modo usurate e anche non credibili, soprattutto da parte di un gruppo dirigente della sinistra che quelle leggi avrebbe potuto farle (e farle meglio), ma si è ostinatamente rifiutato (e qui qualcuno ce lo dovrebbe finalmente spiegare: perché, onorevole D'Alema, non è stato votato l'accordo sulle rogatorie con la Svizzera nella precedente legislatura? Perché non è stata fatta una legge sul conflitto di interessi, ma anzi si è offerto una sorta di salvacondotto politico a Berlusconi con la famigerata Bicamerale? E si potrebbe continuare a lungo con le domande).

Esiste un enorme problema di rappresentanza, perché l'attuale gruppo dirigente dei DS non è credibile. E non lo è, credibile, perché per primi sono stati loro a soggiacere al modello berlusconiano, a trasformare la politica in un fatto televisivo, a vergognarsi della loro storia e a irridere, in nome della caduta delle ideologie, a ogni forma di idealità (senza la quale, la sinistra semplicemente muore, come infatti sta accadendo…). Nessuna tra le persone che conosco riesce ad appassionarsi a Fassino sì/Fassino no, c'è un totale senso di estraneità rispetto a un gruppo dirigente che ha fatto perdere milioni di voti al proprio partito e ha dato in mano il paese alla destra e che prosegue come niente fosse, che neanche di fronte all'evidenza della vittoria nelle grandi città due settimane dopo le politiche riesce a farsi carico delle proprie (enormi) responsabilità: Berlusconi ha vinto perché i primi convinti che avrebbe vinto sono stati D'Alema e Veltroni (giustamente impegnati in altro durante la campagna elettorale)…
E non credibile è anche, per altre ragioni, il gruppo dirigente di Rifondazione: quando Bertinotti ci spiegherà perché ha fatto cadere il governo Prodi?

Che fare, allora?
Distogliere lo sguardo, interrompere l'ascolto, dedicarsi a una sorta di ecologia della mente: recuperare il senso delle parole, prima di tutto, e attraverso esse del discorso, ritrovare il gusto della politica dentro un progetto di società e prima ancora di relazione tra i singoli. Non occuparsi più di Berlusconi o di D'Alema (perché davvero “pari sono” nel loro profondo disprezzo per i cittadini), ma occuparci invece di forme di relazione sensate tra gli individui; opporre, insomma, pieno a vuoto, caldo a freddo, passione politica a real politik, valori a inciuci. Da tutto questo nascerà anche qualcuno che ci rappresenti, che possa riportare anche dentro la politica il gusto delle cose, la qualità profonda della vita. Ci vorrà tempo e pazienza.

Lorenzo Rossi
lorenzo.rossi@arengario.net





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 6 ottobre 2001