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La strumentalizzazione del ricordo
Franco Isman


Giusto ricordare l'orrore delle foibe e la tragedia dell'esodo, ho sempre scritto.
Anche se la proclamazione con legge dello stato di una giornata appositamente dedicata, quasi adiacente al giorno della Memoria, appare strumentalmente volta a fare di ogni erba un fascio e ad equiparare due avvenimenti incommensurabili: la più grande tragedia dell'epoca moderna, lo sterminio scientificamente perpetrato del popolo ebraico, con sei milioni di uomini trasportati come bestie al macello nei campi di sterminio per essere uccisi e bruciati, oltre ad altri milioni di oppositori politici, di Rom e Sinti, di omosessuali, di minorati, di prigionieri ed un tragico episodio come purtroppo ce ne sono tanti quando gli uomini decidono di ricorrere all'orrore supremo della guerra.

Ma queste celebrazioni, volute dalle destre con il miope accordo del centrosinistra di allora, invece di far conoscere, come è giusto, gli orrori e la tragedia, e contribuire alla pacificazione degli animi, sono immediatamente diventate l'occasione di una distorsione della storia di cui viene ricordato esclusivamente il periodo dall'otto settembre 1943 al 1945 ignorando come se non fossero esistite le gravissime colpe e il razzismo anti slavo dell'Italia fascista, l'invasione della Jugoslavia da parte di Germania e Italia, con l'occupazione e l'annessione della “provincia di Lubiana”, con stragi e deportazioni delle popolazioni che nulla hanno da invidiare agli eccidi nazisti in Italia. Ignorare tutto questo significa falsificare la storia.

Nelle manifestazioni in cui i poveri profughi ed i loro discendenti vengono biecamente strumentalizzati da organizzazioni di chiara matrice fascista si assiste ad un assurdo revanscismo con slogan scanditi del tipo “Istria, Pola, Dalmazia, né Slovenia, né Croazia”, a sfilate con bande di teste rasate che nulla hanno a che vedere con i profughi, a commemorazioni che si concludono al grido di “Eia, eia, alalà” da parte di gruppi schierati di giovani nero vestiti.

In Germania ci sono stati otto milioni e mezzo di profughi dai territori tedeschi oltre la linea dell'Oder Neisse passati alla Polonia, in confronto ai 250.000 istriani e dalmati (che continuano a lievitare e ora sono “più di 350.000”), ma in Germania c'è stata una chiara presa di coscienza delle gravissime colpe del nazismo che, dopo la sconfitta, hanno portato a queste conseguenze e non esiste nessuna giornata celebrativa di questo enorme esodo. Il giorno della memoria è invece celebrato in tutta Europa, Germania compresa; in Olanda a mezzogiorno suonano le sirene e tutti, dappertutto, si fermano e osservano un minuto di silenzio.

Le mostre che inseriscono la tragedia delle foibe e dell'esodo nel più complesso quadro della situazione del confine orientale, come quella realizzata dalla fondazione “Memoria della deportazione”, vengono sistematicamente boicottate dalle amministrazioni di destra mentre trovano ampio spazio quelle realizzate dalle associazioni di destra e fasciste che, nascondendo tutte le malefatte dell'Italia fascista, prima e durante la guerra, alterano la storia ed eccitano all'odio antislavo, anche adesso che la Slovenia fa parte a tutti gli effetti dell'Unione Europea.

Si utilizzano macabre riproduzioni di poveri cadaveri tratti dalle foibe nel dopo guerra e addirittura dei falsi come nel servizio che ha aperto Linea Notte del 10 febbraio dove, in mezzo alla sequenza relativa ai recuperi delle salme dalle foibe istriane nell'autunno del 1943, sono state inserite almeno due foto che testimoniano invece crimini perpetrati da militari italiani nella Slovenia occupata fra l'aprile '41 e l'8 sett. '43, facendole passare come immagini di infoibamenti  con la documentazione del sadismo di far scavare la propria fossa alle vittime predestinate (cfr. nuovaalabarda.org).

fucilazione

Il comune di Monza da parte sua ha pensato bene di utilizzare per il manifesto celebrativo una bieca fotografia che rappresenta la fucilazione di civili da parte di soldati rossi: in realtà è un fotogramma tratto dal film Katin che racconta gli eccidi dei sovietici ai danni dei polacchi.

La neonata provincia di Monza e Brianza, di destra naturalmente, ha pensato bene di partorire un ordine del giorno (il consiglio per l'esattezza) e di allestire una mostra, sempre dimenticando che le atrocità degli iugoslavi sono state precedute da quelle degli italiani nel ventennio fascista e durante la guerra di aggressione alla Jugoslavia e che la perdita dell'Istria e della Dalmazia (e quasi perdevamo anche Trieste !) sono la diretta conseguenza della guerra persa.

Franco Isman


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  17 febbraio 2010