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Glosse americane
Riflessioni in margine ai terribili fatti di New York
di Lorenzo Rossi

Di fronte a eventi impensabili (che però accadono e nell'accadere si impongono) vale la pena di ripartire da alcune cose basiche (a costo di apparire banali) e vedere fin dove si arriva.
L'anno scorso ho caricato di mobili un piccolo camion e li ho portati a un amico che apriva casa a Parigi. Nel farlo ho attraversato quella che una volta era una frontiera e nessuno mi ha chiesto nulla (ed era buffo perché gli apparati della frontiera c'erano ancora tutti, ma non c'era nessuno che li agiva). E per quel simulacro finalmente vuoto mi sono commosso.
Negli ultimi anni ho girato molto l'Europa seguendo rotte di città, mostre e incontri e l'ho potuto fare senza l'ostacolo di frontiere improvvisamente superate dalla storia.
Vermeer - Delft

Vermeer - Veduta di Deft
E di fronte alla "Veduta di Delft" di Vermeer ho pensato che ecco, lì, c'era il più bel quadro del mondo e che se qualcuno mai mi avesse chiesto un giorno perché mi sento così europeo (così intimamente, così felicemente), avrei preso questo qualcuno per mano e lo avrei portato fino a l'Aja e l'avrei esposto a quella silenziosa e dolce verità.
So che è questa la società che mi interessa e nella quale voglio vivere, pur nell'evidenza dei suoi limiti e delle sue ingiustizie. Ma ritengo un valore irrinunciabile potermi muovere, poter incontrare genti e storie diverse, poter studiare e pensare, poter provare piacere, poter vivere senza che qualcuno mi dica cosa devo fare o pensare (e perché, e come).

Questo lo sapevo prima dell'attacco alle torre di New York. Ora semplicemente di fronte all'oscenità di quel gesto, alla tragica necessità di pensarlo possibile visto che è stato possibile, posso solo ribadire con ancora maggiore consapevolezza e forza la mia appartenenza a una società che - pur nel più imperfetto dei mondi possibili - cerca di praticare la tolleranza, che dell'Altro si preoccupa (e prova a concedergli lo spazio per essere).

Ma non sono solo i terroristi i nemici di questa società: alla loro oscenità si contrappone specularmente - e in modo altrettanto pericoloso - l'oscenità di chi pensa a risposte muscolari e cieche, di chi (all'interno della STESSA logica) pensa che massacrare un numero sufficientemente congruo di civili afgani o irakeni sia in qualche modo compensatorio, sia una risposta "dovuta" e in quanto tale giustificata (e addirittura "infinitamente" giusta).
Mentre invece la nostra scommessa di occidentali è proprio quella di difendere l'idea di tolleranza senza che in questa difesa perdiamo le nostre ragioni e la nostra identità. E la base di tutto questo è essere tolleranti con chi alla tolleranza aderisce e intolleranti con chi la tolleranza la vuole distruggere. Dobbiamo cioè essere giusti (laicamente e non "infinitamente" giusti), perché è la giustizia che ci fa praticare una logica alternativa, realmente altra rispetto a quella del puro e semplice annientamento di chi è diverso da noi.

(Si potrebbe poi notare, cosa che solo accenno per carità di patria, come tutto ciò nel nostro paese assuma subito i connotati della farsa: c'è chi - prima ancora che le torri crollino - parla di collegamenti indiretti, ma non meno evidenti e pericolosi tra il GSF e i terroristi; chi giustifica la velocità con cui la maggioranza sta approvando la legge sul falso in bilancio con la necessità di dimostrare attraverso il lavoro dei parlamentari il rispetto per le vittime dell'attentato; chi in nome di un'economia di guerra mantiene l'abolizione della tassa di successione e taglia i posti negli ospedali pubblici per favorire la sanità privata; chi ne approfitta per vincere un congresso; chi toglie gli insegnanti di sostegno nelle scuole - e che cosa più dell'handicap è segno di irriducibile diversità?…)

Lorenzo Rossi
lorenzo.rossi@arengario.net





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 20 settembre 2001