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Fine agosto
Fabio Bergamaschi


Fine agosto, tempo di rientri: rientro dalle ferie, per chi le ha fatte, rientro al lavoro, per chi non è in cassa integrazione, per chi il lavoro lo ha ancora e non si è ritrovato improvvisamente in mano la lettera di licenziamento o di “messa in mobilità”, rientro alla “normalità” della vita quotidiana.
Mi chiedo però quanto sia normale che donne e uomini muoiano abbandonati su di un gommone alla deriva, che esseri umani in fuga da una realtà che li opprime e li uccide siano lasciati morire sul breve tratto di mare che li separa dalla realtà sognata.
Ma leggi dello Stato e trattati internazionali sono volti a proteggere la vita o a toglierla?
E sembra normale che nei confronti di chi prende a bottigliate una persona e ne riduce un'altra in pericolo di vita a coltellate venga convalidato il fermo in carcere solo due giorni dopo l'aggressione? E l'unica colpa degli aggrediti è quella di essere omosessuali.
Peraltro per il solo fatto di trovarsi in Italia da clandestino, senza permesso di soggiorno, si viene internati per mesi con l'unica prospettiva concreta dell'espulsione.
Mi chiedo se sia normale che un gruppo di pensionati (tra cui un ultranovantenne) commissioni ad alcuni rumeni furti nei supermercati per avere generi alimentari e quanto altro serva a vivere dignitosamente, non avendo la possibilità di arrivare a fine mese con i soldi della pensione.
Intanto ingenti capitali indebitamente accumulati all'estero vengono “ripuliti”, in cambio di un piccolo obolo, mentre gli evasori continuano ad evadere e sembra che sia impossibile attuare efficaci controlli su dichiarazioni dei redditi evidentemente infedeli e sul reale tenore di vita di chi tali dichiarazioni rilascia.
Ci troviamo a vivere in una società in cui i valori della vita, della solidarietà e della giustizia vengono sempre meno considerati e sempre più sono esaltati da una parte il successo personale, ottenuto con qualunque mezzo ed a qualunque prezzo, e dall'altra l'omologazione alla cultura dominante, con il rifiuto delle diversità, siano esse culturali, etniche o comportamentali; una società che lascia ed alimenta nelle persone la sola speranza della vincita milionaria alla lotteria.
Tutti abbiamo potuto verificare come una crisi economica nel sistema capitalista possa distruggere in poco tempo ricchezze ed agiatezza facendo ripiombare interi strati sociali alla soglia della povertà, innescando meccanismi che distruggono benessere e posti di lavoro.
E l'agognata ripresa dovrebbe basarsi sulla ripresa dei consumi: si dovrebbe trovare il modo di incentivare la domanda interna e se possibile estera, magari rivolta ai paesi meno sviluppati. Ma fino a quando potremo consumare le risorse naturali ed umane del nostro pianeta per alimentare una continua richiesta artificiosamente indotta di prodotti “indispensabili” alla nostra sopravvivenza ed al nostro “benessere”?
Credo sia necessaria una risposta diversa che consiste da un lato nel dare la massima importanza ad alcuni valori fondamentali per regolare i rapporti sociali, e dall'altro nel proporre un diverso modello economico basato su di uno sviluppo sostenibile, incentrato sulla produzione dei beni effettivamente necessari alla comunità e sull'equa distribuzione di tali beni.
Un progetto politico fondato su questi due elementi potrebbe forse essere l'alternativa allo sterile battibeccare tra opposte fazioni, alle prese di posizione dettate solo dalla convenienza del momento, alla filosofia dell'immagine e dell'apparire, alle inutili polemiche scandalistiche che caratterizzano l'attuale scena politica; tutto ciò allontana sempre più persone dalla politica stessa.
Sempre più evidenti sono i veri interessi che si nascondono dietro le scelte politiche, interessi che cortine di ipocrisia faticano sempre più a mascherare, sempre più profonde sono le contraddizioni tra le parole ed i fatti, tra gli obiettivi “paravento” che si vuol far credere di perseguire ed i fini reali che tali falsi obiettivi nascondono, tra l'immagine che si vuole dare e la realtà delle scelte che si compiono, con una mancanza di coerenza sempre più tollerata se non innalzata addirittura a normale costume di vita.
Personalmente credo non si debba più sottostare alla legge del protagonismo del leader e non mi sono mai piaciute le facce dei politici sui manifesti: mi piacerebbe che, a partire dalle persone, abbandonando pregiudizi e posizioni precostituite, si ritornasse a discutere di ideali e di come si può cercare di realizzarli, e che si ritornasse ad elaborare idee attraverso le quali sia possibile delineare un percorso di cambiamento indicando quali scelte concrete compiere, affrontando passo dopo passo i problemi reali di ogni giorno, e mi piacerebbe che gli uni e le altre ritornassero ad avere la giusta importanza nella politica, nella vita di ogni giorno, sui giornali, nelle radio e televisioni ed anche sui manifesti.
Fine agosto: forse scrivere queste righe è stato solo un modo per sfogarmi ma grazie a chiunque le vorrà leggere.
Grazie anche per l'ospitalità concessa ed a tutti l'augurio che dai travagli attuali possa nascere qualcosa di nuovo e di migliore per ciascuno di noi.

Fabio Bergamaschi


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  31 agosto 2009