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ECONOMIA E DINTORNI
Cordate o corde al collo ?
Giacomo Correale Santacroce

In un discorso pronunciato di fronte a un consesso di supporter nella recente campagna elettorale abruzzese, Berlusconi ha descritto limpidamente la strategia  da lui portata avanti, anno dopo anno, per arrivare alla costruzione del ponte sullo Stretto di Messina, strategia distrutta in un attimo e con un tratto di penna dal famigerato Prodi.
Dice Berlusconi: per lungo tempo ho lavorato, con grande fatica e abilità, per mettere insieme una cordata (guarda un po'!) di imprenditori italiani capace di battere eventuali offerte straniere, in modo che la realizzazione di questa opera storica fosse tutta italiana. Il suo discorso è stato ripetutamente interrotto dagli applausi scroscianti di un pubblico in delirio (delirio mi sembra la parola giusta).
Ecco: questa descrizione, fatta credo in convinta buona fede, fa capire che truccare una gara, per far vincere comunque chi si è deciso a priori che debba vincere, è considerato dal nostro presidente del Consiglio  e da molti concittadini come una cosa del tutto normale e morale.
Fa capire perchè in Italia la realizzazione di qualsiasi opera pubblica, rifiutando di aprirsi alla concorrenza col coraggio dei forti,  costa il doppio o il triplo di quanto costa in altri paesi, e perchè i tempi di realizzazione non rispettano mai le previsioni (così come i costi, apparentemente bassi all'inizio, per vincere le gare,  e ingenti alla fine).
Fa capire perchè, in questo clima di malcostume, la mafia, camorra o 'ndrangheta (e perchè no? la criminalità internazionale) non avrà mai molto da temere, anzi troverà un buon contesto per prosperare.
Fa capire che Berlusconi è ormai inserito perfettamente in quella che è stata definita "l'economia delle relazioni", contrapposta all'economia del merito, che caratterizza storicamente la realtà italiana. Anzi ne è il nuovo animatore, perfezionando un sistema che, partendo dal corporativismo fascista e passando dal sistema fondato sulla  "corruzione ambientale" del CAF (Craxi, Andreotti, Forlani), apparentemente ben oliato ma alla fine inceppato  da Mani Pulite, è approdato felicemente al "sistema Gelli", un sistema oligarchico con parvenze democratiche. L'insegna potrebbe essere la famosa frase del Gattopardo: "Che tutto cambi perchè tutto resti come prima".
Fa capire che la strategia delle cordate è una strategia di corde al collo degli italiani.
Fa capire che, finché questo Paese non si libererà da questa logica, il declino sarà inesorabile.
Fa capire infine perchè il nazionalismo è la tomba del patriottismo.
Ma per finire in positivo: per fortuna una buona parte della società e dell'economia italiana ha assaporato l'aria aperta, anche grazie a leader illuminati che vanno da Einaudi,  a De Gasperi, a La Malfa (Ugo), a Ciampi, a  Prodi,   e a imprese coraggiose e vincenti  che vanno dalla nuova Fiat alle "multinazionali tascabili" alla miriade di  imprenditori-lavoratori che danno vita ai distretti produttivi.  E' questo il testimone che qualche forza politica (e qualche nuovo leader) dovrebbe raccogliere.

Giacomo Correale Santacroce



Giuseppe Pizzi
January 12, 2009 3:59 PM

Parole sacrosante che sottoscrivo in toto. E non solo io, indirettamente anche Letizia Moratti che ieri, pur sapendo di procurargli uno sbocco di bile, ha ricordato a Berlusconi che «se la cordata di Cai è una compagnia privata non si capisce perché le sia stato permesso di non farsi carico dei 3-4 miliardi di debiti finiti a carico dei contribuenti e neppure si capisce perché sia stata concessa
una moratoria di tre anni sull'esclusiva della rotta più redditizia».
Alitalia è solo l'ultimo clamoroso esempio di quel "liberismo di Stato" che gli imprenditori italiani, a parole tutti schierati con il libero mercato e le sue regole, nei fatti dimostrano poi di gradire.
Che cosa sia il liberismo di Stato è presto detto. Le regole del mercato impongono di vendere Alitalia al miglior offerente, e che è il prezzo offerto a stabilire chi sia il miglior offerente (a suo
tempo Air France). Troppo semplice, troppo lineare. Il liberismo di Stato è guidato da regole più articolate, cioè più sinuose e contorte, più adatte a rispondere alle complesse esigenze della politica, del sindacato e della finanza, e in base a queste regole Alitalia viene regalata a una cordata di capitalisti italiana, che poi la rivendono al miglior offerente (sembra Air France).
La conclusione è praticamente la stessa, ma nominalmente no, perchè Air France non è più un compratore, è un partner, e il governo può dirsi soddisfatto di non aver svenduto la compagnia di bandiera allo straniero, i sindacati di aver affermato il loro diritto di negoziazione e di veto, gli imprenditori di aver salvaguardato gli interessi nazionali. E siccome togliersi certe soddisfazioni costa, i contribuenti dovranno farsi una ragione dei 3-4 miliardi a loro carico e i viaggiatori sulla tratta Milano-Roma dei tre anni di biglietti a prezzo imposto.

G. Pizzi

P.S. Coerenza impone di ricordare che il liberismo di Stato non è nuovo. Erano altri tempi, ma già nel 1986 l'IRI (Prodi presidente) ha ceduto l'Alfa Romeo alla Fiat invece che alla Ford con la stessa logica riesumata oggi per Alitalia.



Armando Pioltelli
January 12, 2009 4:20 PM

Nella storia per porcherie di livello inferiore molti governi si dimettevano, la stampa e la società civile si indignava e denunciava l'enorme truffa, il popolo delle partite iva e dei tartassati alzava cappi in parlamento, Roma ladrona, ecc.
Oggi la sinistra litiga per un direttore di giornale che non legge nessuno (5000 copie e 3 milioni di debiti), il PD è in tutt'altre faccende affacendato, Rutelli il bel perdente pensa a Casini, i sindacati cadono nelle provocazioni di Brunetta.
Mentre il debito è arrivato a 1600 miliardi e oltre, un record.
Domanda perchè dobbiamo pagare ancora altri 3 miliardi?
Vogliamo incazzarci e urlare no grazie e fermare questo scempio.
Qualcuno riesce ancora ad incazzarsi in questo Paese?
Napolitano vuole dire almeno che non va bene? E la Corte dei Conti che dice?
Io non ci sto come diceva il grande Presidente Scalfaro.

Armando
UNITI SI VINCE



Francesco Achille
January 13, 2009 11:07 AM

Dalla caduta dell'impero romano l'Italia ha cessato di "conquistare" per passare fra i "conquistati" del mondo. E da lì non si è più mossa.
Dai Goti ai Forzaitalioti, il risultato è sempre lo stesso: qualcuno ci depreda e si arricchisce alle nostre spalle.
Ma gli italiani si emozionano solo per un errore arbitrale (fiumane di interventi Rai...) o se l'ultima pagliaccia del grande fratello ha fatto una scoreggia. Di quello che fanno in Parlamento i deputati da loro eletti, non ne sanno nulla salvo... leggere delle opinioni sui giornali di proprietà dei
medesimi parlamentari.
Siamo il  paese più sudamericano fra i  paesi sudamericani (andare a vedere per credere...) e ci meritiamo il leader che abbiamo scelto(con  tutti i suoi giannizzeri locali e nazionali) .
Siamo scivolati verso il fondo di tutte le classifiche internazionali, mentre la ricchezza del nostro leader  (come quella di Bush, suo amicone) risale la classifica degli uomini più ricchi.
Che ci sia sotto qualcosa in tutto questo?
.
Francesco Achille


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  13 gennaio 2009