Pacificazione all'amatriciana
Post-it sui post-fascisti (3)
Don Chisciotte
Come hanno cercato di spiegarci Alemanno e La Russa, le cose sono più semplici di quello che pensiamo. In fondo basta saper leggere la storia del fascismo si intende liberi da ogni condizionamento ideologico e ovviamente muniti dei testi sacri in materia: il discorso di Luciano Violante del 1996, al momento della sua investitura quale presidente della camera, e la quadrilogia saggistico-narrativa più un romanzo di Gianpaolo Pansa. E voilà il gioco è fatto. Facciamo il punto. L'8 settembre (1943) va ricordata la dignità dei militari italiani che furono deportati in Germania, perché si rifiutarono di aderire alla Repubblica di Salò e l'inizio della Resistenza civile e militare contro il nazi-fascismo. Però però, non vanno dimenticati i ragazzi di Salò, che combatterono, sbagliando si, no, forse, però, abracadabra, oibò dall'altra parte, ma con pari dignità e ferrea volontà. Il 4 novembre (1918) va ricordata la fine della prima guerra mondiale, la vittoria dell'Italia contro l'Austria-Ungheria, nonché il sacrificio dei quasi settecentomila soldati morti per la difesa della nostra Patria . Quindi quindi, come non onorare i ragazzi di Salò, che pur combattendo dalla parte dell'oppressore si, no, forse, però, abracadabra, oibò una volta morti, son morti, e i morti sono o non sono tutti uguali? Il 27 gennaio (1945) giorno della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz. E' il giorno della memoria, in cui ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.. Ma ma, non vanno dimenticati i ragazzi di Salò, che ignoravano si, no, forse, però, abracadabra, oibò cosa stessero facendo i nazisti a quanti loro consegnavano. Il 10 febbraio (1947) al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale. Qui qui, memorizzare bene il fatto che furono i ragazzi di Salò, gli unici senza se e senza ma che si opposero ai comunisti jugoslavi massacratori. Il 25 luglio (1943) è il giorno delle dimissione del dittatore Mussolini, dopo la mozione di sfiducia del Gran Consiglio del fascismo. Però però, dato che la sfiducia ebbe la maggioranza, ma non l'unanimità (19 a favore su 28), sarebbe ingiusto dimenticare che non tutti accettarono il verdetto, e che da lì a poco diventeranno i ragazzi di Salò, che pur fra mille torti si, no, forse, però, abracadabra, oibò avevano pur sempre nel cuore la Patria e la bandiera. I giorni 29 luglio (1883) e 28 aprile (1945) nascita e morte di Mussolini non occorre ricordarli, perché già ci pensano tutti i giorni, le centinaia di bancarelle, vetrine siti internet e ballerine che espongono in bella vista, nel nostro bel paese, tazze, busti, mutande e bandiere con le sue effigi eteree. Questo è quanto, ci insegnano La Russa e Alemanno. Cosa? Manca qualcosa? A si. Dimenticavo! Il 25 aprile (1945), la festa ma la festa de che? ma no lasciamo perdere. Non facciamo i soliti vetero, catto-comunisti, antifascisti, solisti e chitarristi. Basta! Dopo tutte le feste, cerimonie, libagioni, memorizzazioni, redenzioni, vorrete mica festeggiare la Liberazione del paese dai ragazzi di Salò. Vorrete mica festeggiare il sacrificio di chi combatté contro i ragazzi di Salò e i nazisti, a fianco delle truppe di liberazione anglo-americane. Di chi pensò, ideò, costruì le fondamenta democratiche del nostro paese, ponendo il tutto nero su bianco, su alcuni fogli che si chiamano Costituzione. Possibile che non abbiate ancora capito che l'unica colpa, dei ragazzi di Salò, forse dico forse, perché anche su questo, La Russa e Alemanno son sicuro avranno le loro ragioni da apporre è che in fondo non erano in grado né di intendere né di volere. Suvvia, un po' di rispetto. Don Chisciotte Post-it sui post-fascisti
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