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Lettera a mia figlia Anna
Cercando di rispondere alle sue angosciate domande sui fatti di Genova e sull'attuale situazione rapportata a quella degli anni Settanta ed alle dittature Sud americane.
di Carlo Arcari

Cara Anna,

va tutto bene anche se ho avuto mal di testa per tre giorni quasi avessero manganellato anche me. La rabbia mi sta passando, ma non il rancore né lo schifo per quel che è successo. Non siamo in Cile, ma non lo eravamo neanche nel '70. L'Italia non è una repubblica del Terzo Mondo, ma ne conserva alcuni tratti distintivi tipici del carattere fascista latino, retaggio di un passato recente e poco metabolizzato che riemerge sotto stress, spontaneamente nei comportamenti polizieschi e nella cultura piccolo borghese plebea della nostra maggioranza ex silenziosa, oggi al governo.

Non è meglio né peggio di allora, è tutto squallidamente uguale, l'unica differenza vera è che i fratelli d'Italia oggi non dispongono di una mediazione istituzionale: gli uni disprezzano gli altri che li ricambiano odiandoli e non c'è più la mamma DC che li teneva distanti uno dall'altro, impedendo loro di farsi troppo male. Oggi lo scontro appare ed è diretto e coinvolge l'intero Paese o quasi. Si tratta di milioni di persone che odiano e disprezzano sentendoli nemici e estranei altri milioni di persone che fanno lo stesso.

Come andrà a finire. Potrebbe finire molto male se il clima resta quello dei discorsi fatti dal nano pelato di Arcore e dai suoi scagnozzi neofascisti come Larussa (che a Milano nel '70 era un picchiatore nero che conoscevamo bene) in Parlamento.
Dipende soprattutto da quel che farà il centrosinistra. E qui è il punto: la sinistra è politicamente molto debole e il centrosinistra nel suo complesso non ha ancora una linea credibile e condivisa. Questo vuoto politico rappresenta la loro vera parte di responsabilità sui fatti di Genova. Sono pessimista nel breve periodo, ma confido a medio termine nella buona volontà, nel recupero dell'intelligenza politica degli eredi di grandi partiti che hanno una grande memoria storica e nella fortuna oltre che nell'energia vitale dei più giovani.

Ciao, papà.

Carlo Arcari



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 25 luglio 2001