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Via col vento
Giuseppe Pizzi


Ho recentemente compiuto un viaggio in auto al nord della Germania, in Sassonia -Anhalt, Brandeburgo, Meclemburgo -Pomerania.
Quelle pianure al di là dell'Elba, per secoli tenute a latifondo dagli Juncker e dopo la guerra dalle cooperative agricole della DDR, sono sabbiose e avare, poco abitate ed economicamente ancora depresse, ma sotto un cielo chiaro e malinconico offrono una visione di composta, serena bellezza .
Quanto più salivo a nord, verso il Mar Baltico, tanto più ingialliva il panorama ai lati dell'autostrada, interminabili coltivazioni di colza dalle quali emergevano, sempre più frequenti, manciate di pali bianchi sostenenti in cima tre pale che ruotavano lentamente.

Dall'autostrada per Rostock
Dall'autostrada per Rostock, in Pomerania - foto Giuseppe Pizzi

Un vasto territorio coltivato “a energia”: al suolo la colza per il biocarburante, in quota le turbine a vento per l'elettricità (a occhio, devo averne contate un migliaio).
Tutto petrolio risparmiato, pensavo, energia pulita, niente gas serra, il riscaldamento del pianeta non aumenta, e magari cala anche il prezzo della benzina. E intanto facevo qualche conto, ogni turbina avrà una potenza di un megawatt, dipende dall'apertura delle pale. Però, ce ne vuole per fare la potenza di una centrale termica, che facilmente arriva a mille megawatt!.
Chissà perché dalle nostre parti non si vedono, mi chiedevo, sarà per colpa dei petrolieri, che in Italia sono strapotenti, l'ENI più di ogni altro, e figurarsi se si lasciano portar via dal vento la montagna di milioni che guadagnano con l'estrazione, l'importazione e la raffinazione del petrolio. Lo Stato poi, destro o sinistro che sia il governo, gli conviene assecondarli, è il loro alleato naturale, senza le tasse sui carburanti altro che ridurre il debito, non saprebbe nemmeno come pagare l'interesse.
Dopo qualche giorno sul Mar Baltico, per il ritorno scelgo un percorso diverso, passando per Amburgo e poi giù attraverso le ricche regioni della Bassa Sassonia, dell'Assia, del Baden. Paesaggio molto più ondulato, grandi città, industrie, traffico, la Germania che conosciamo, ordinata, curata, opulenta.
Dall'automobile, rapide occhiate sull'orizzonte, sopra il profilo degli alberi, per non lasciarmi sfuggire i generatori eolici. Molti attorno ad Amburgo, poi sempre meno, dopo Hannover ancora qualcuno sul profilo delle colline, poi neanche più uno. Strano, che sia una questione di anemometria? Forse in queste zone non conviene, non c'è abbastanza vento, o forse ce n'è troppo, o troppo irregolare, mi dicevo, però senza convinzione (so che per muovere le pale di una turbina eolica di vento ce ne vuole pochissimo, che basta una brezza di tre o quattro metri all'ora, e che se c'è una folata di vento impetuoso le pale si mettono a lama di coltello e non girano più).
Tappa intermedia in una cittadina vicino a Francoforte, per far visita a un amico di famiglia, un giovane medico di nome Lars. E' stagione di asparagi, teneri e gustosi col burro fuso. A cena si parla un po' di tutto, la questione della colza e dell'energia eolica non mi esce di testa e chiedo a Lars com'è che la colza sì, si vede anche dalle sue parti, ma le pale rotanti, quelle le ho viste solo al nord.
“Hai mai provato a metterti sotto una turbina a vento?” mi risponde “ogni giro di pala è come sull'autostrada quando passa un Tir, anche a mezzo chilometro di distanza la notte non si riesce a dormire”. Al rumore che fanno non avevo proprio pensato, ma osservo che in Pomerania non saranno meno rumorose che in Assia. Lars sorride: ”Sì, ma là i terreni valgono poco e rendono poco, e alla poca gente che ci vive non par vero di far soldi col vento che ci passa sopra. Ma poi, li vedi i nostri posti, le nostre colline e le nostre valli? Ti pare che a qualcuno possa venire in mente di piantarci dei pali? Dovrebbe fare i conti col popolo in rivolta!”.

Dalle parti di Hanau
Dalle parti di Hanau, in Assia - foto Giuseppe Pizzi

Il pensiero va a Napoli. In fondo, che differenza c'è fra questi, che non vogliono vedere i pali e le pale dell'energia eolica, e quelli, che temono il lezzo delle discariche e i camini degli inceneritori?
Eppure, non si possono ignorare le ragioni di Lars, sarebbe un delitto turbare l'armonia dei luoghi in cui vive, con le strade e le case che sembrano disegnate e create insieme ai campi e ai boschi, un paesaggio che rimanda a una Brianza più ampia e più dolce, meno sorprendente, ma anche meno compromessa. Cerco di immaginare che effetto farebbero una ventina di mulini a vento sul profilo della collina di Montevecchia e concludo che non è male se qui in Brianza li abbiamo finora evitati.
E per l'energia, come facciamo? Mi rafforzo nel convincimento che non c'è scampo, comunque si faccia il prezzo da pagare è sempre alto.

Giuseppe Pizzi


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  28 maggio 2008