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Napule è
Dedicato agli studenti del Collettivo del Liceo “Calamandrei”
Umberto De Pace


Napule è nu sole amaro
La città, dove Roberto Saviano – il bravo e coraggioso autore, che nel suo libro “Gomorra”, mette a nudo la camorra e da allora vive sotto scorta – non riesce a trovare un appartamento in affitto. Per paura. Può darsi. Per opportunismo. Forse.
Di certo non si può chiedere al comune cittadino di fare l'eroe. Sarebbe già qualcosa se chi ci rappresenta nelle istituzioni, facesse il suo dovere, provvedendo, per esempio a dare in affitto una nostra proprietà (statale, regionale, provinciale o comunale) a un cittadino benemerito. Senza sconti o favoritismi sull'affitto – non è ciò che serve – ma con riconoscimento e gratitudine per il lavoro svolto.

Napule è 'na carta sporca
La città, dove la munnezza, ha preso il sopravvento su tutto. Sul lavoro che non c'è, e molto probabilmente non si vuole che ci sia; sul malgoverno che pare non abbia più colori né stagioni; sulla camorra stessa, che ha ridotto la sua terra a una cloaca di veleni; sui commissari straordinari, che di straordinario hanno solo il fatto che non cessano mai di esistere; sull'emergenza dell'emergenza, tramutasi oramai in grottesca quotidianità.

Napule è na camminata
La città natale, dei truffatori che acquistavano merce con assegni garantiti da un finto direttore di banca, e operavano in trasferta, anche qui a Monza e in Brianza, prima di essere presi dalla polizia, come ci raccontano le cronache di questi giorni.

Napule è mille paure
Quartiere di Ponticelli. I roghi – oramai così familiari per i napoletani, loro malgrado – sono andati oltre l'immondizia, per lambire, i campi rom. Uomini, donne, bambini, costretti alla fuga, sotto la rabbia cieca e violenta di un parte degli abitanti del quartiere (solo loro?). Il tentativo, vero o presunto, di rapire un neonato da parte di una ragazza di uno dei campi rom, scatena il degrado contro il degrado, la povertà contro la povertà, la criminalità contro la delinquenza.
Come sempre – soprattutto in quelle terre – lo Stato, le istituzioni, arrivano ancora una volta in ritardo, quando il peggio è già accaduto. In ritardo nel prevenire, nel proteggere, nel punire, in ritardo nel cambiare.

Napule è mille culure
Ma Napoli è tanto altro ancora. E' i 47 studenti, del Collettivo del Liceo Scientifico “P. Calamandrei”, che sabato 17 maggio hanno manifestato nel quartiere Ponticelli, testimoniando la loro riprovazione per gli sgomberi forzati, praticati in questi giorni, nei campi rom della loro città, ma non solo. Il Collettivo, scortato dalla polizia – in questo caso, vale la pena sottolinearlo, a garanzia della loro incolumità – ha sfilato in silenzio per il quartiere, con uno striscione con su scritto “la dignità non si brucia”. Pur dileggiati e scherniti da una parte degli abitanti del quartiere, un risultato lo hanno ottenuto subito. Il responsabile del PD, estensore di un manifesto che invitava a mandare via rom, si è scusato con questi giovani, per i termini usati nel manifesto stesso. La forza delle parole. Possono essere pietre. Ma anche cambiamento.
Queste le parole degli studenti:
"l'analfabetismo emotivo e politico, da cui sembriamo affetti, ci obbliga ad un gesto di civiltà per tentare di riscattarci dalla forma arcaica di civiltà in cui siamo regrediti negli ultimi tempi".
Questa è la Napoli dai mille culure, per la quale – io penso – valga la pena di essere orgogliosi.

Umberto De Pace

P.S.: ho saputo dell'iniziativa dei ragazzi del liceo “Calamandrei” dai notiziari di Radio Popolare. Ho cercato il giorno dopo la notizia sui quotidiani nazionali. Nulla. Questa è la vera notizia, in un paese che fatica a guardare al di là del proprio naso.


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  22 maggio 2008