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Morire berlusconiani ?
La folle tragedia degli articoli 83 e 138
di Franco Isman


Il governo Prodi ha fatto molto, moltissimo.
Per la seconda volta in dieci anni ha risollevato le sorti dell'Italia rimettendo in carreggiata la sua economia dopo lo sfascio della “finanza creativa” di Tremonti e, dopo aver conquistato l'ingresso nell'Euro ancorando solidamente l'Italia all'Europa, ha riportato il disavanzo nei limiti prescritti, riconfermando la sua vocazione europea. Ha finalmente ottenuto sensibili risultati nel ridurre l'evasione fiscale con un forte incremento delle entrate tributarie, ha cominciato ad operare per ridurre lo strapotere delle corporazioni.
Purtroppo non è stato capace di far capire agli italiani quanto fosse migliore il suo governo di quello precedente di Berlusconi, impegnato soprattutto a proteggere a qualsiasi costo sé stesso ed i propri interessi personali, e la sua popolarità, grazie ad una martellante campagna mediatica, è precipitata.
La sua azione di governo è stata pesantemente condizionata dalle spinte contrastanti di Mastella, Dini e Di Pietro da una parte e di Diliberto, Giordano e Pecoraro Scanio dall'altra.

Poi Veltroni e il partito Democratico, nato in teoria per rafforzare il governo, che in realtà sono stati la causa prima della sua morte con la trattativa con Berlusconi per una nuova legge elettorale, che non poteva che abortire, e la geniale uscita sul correre da soli.
Onore al merito: la bravura e la perseveranza di Prodi nel tenere assieme la coalizione che aveva vinto le elezioni sono state assolutamente eccezionali, come pure ammirevole l'aver voluto seguire fino in fondo l'iter parlamentare fino a chiedere il voto di fiducia, ottenuto alla Camera e mancato al Senato.
Vergogna a quelli che hanno tradito il mandato ricevuto, Mastella in primo luogo, ma anche Dini e quel “compagno” di cui non voglio neppure ricordare il nome.

Ma nulla è stato fatto per il conflitto di interessi, un cancro mostruoso che rode la nostra democrazia ed al quale siamo così assuefatti da sopportarlo con rassegnazione continuando a tollerarlo elezione dopo elezione. Un masochismo incredibile. Nelle 136 pagine del programma di Prodi la sua drastica regolamentazione era espressamente prevista ma l'intenzione si è persa per via, e non si venga a dire che non esistevano le condizioni per fare una legge degna di questo nome, certamente con un voto di maggioranza e non “bipartisan”, come si usa dire.

E nulla si è fatto per modificare, sissignore anche qui con un voto di parte se necessario, gli articoli 83 e 138 della Costituzione, articoli concepiti quando le elezioni erano previste con un sistema proporzionale puro e la maggioranza degli eletti a Camera e Senato corrispondeva alla maggioranza degli elettori. Articoli che sarebbe stato indispensabile modificare contestualmente all'approvazione della prima legge maggioritaria, il cosiddetto “mattarellum”. E' sempre stata opinione di chi scrive che il non averlo fatto rappresentava una falsatura di quello che era stato il volere dei costituenti e fosse quindi di per sé anticostituzionale.

L'articolo 138 è quello che stabilisce che la Costituzione può essere modificata, alla seconda votazione in ciascuna Camera, con la maggioranza assoluta dei componenti, mettendo così la Costituzione in balia della maggioranza parlamentare e cioè di una maggioranza relativa degli elettori. Infatti una prima relativamente modesta modifica costituzionale era stata votata dal centrosinistra ed un suo indecente stravolgimento dal Parlamento berlusconiano, e la sola salvezza è stata rappresentata dal referendum. Ma questo gravissimo pericolo non è stato sufficiente e nulla si è fatto nemmeno in questa legislatura, nonostante anche questo fosse previsto nelle 136 pagine.

L'articolo 83 è quello che regolamenta l'elezione del Presidente della Repubblica: anche qui dopo il terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta dei parlamentari. Alle ultime elezioni, il centro-sinistra ha vinto per soli 24.000 voti. Ricordiamo che le elezioni del Presidente della Repubblica sono avvenute poco dopo e che soltanto grazie a questa manciata di voti non abbiamo avuto per Presidente Berlusconi. Ma nessuno se ne è reso conto ed anche l'articolo 83 è rimasto immutato.
Ciò significa che, se il centrodestra dovesse malauguratamente vincere le prossime elezioni, non soltanto ci ritroveremmo Berlusconi presidente del consiglio ma, con una piccola proroga della prossima legislatura, votata a maggioranza, ce lo ritroveremmo, Inshallah, Presidente della Repubblica per i sette anni successivi.

Franco Isman

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  4 febbraio 2007