prima pagina pagina precedente



Colore e genere
di Giuseppe Pizzi

gli Springboks
gli Springboks, due soli neri in una squadra di bianchi, hanno vinto a Parigi la Coppa del Mondo

Il Sudafrica mette fine alla politica delle quote. Da qui in avanti, non sarà più obbligatorio schierare negli sport di squadra un numero prefissato di atleti neri, a prescindere dai meriti. Giocano i migliori, quelli che a giudizio dell'allenatore servono alla squadra, fossero anche tutti bianchi, o tutti neri. Per Errol Tobias, il primo giocatore di colore entrato negli Springboks (la nazionale sudafricana di rugby), le quote non sono altro che una forma di apartheid, "un modo diverso per dire che non tutti i sudafricani sono uguali". Concetto che Makhenkesi Stofile, ministro dello sport sudafricano, esprime sotto forma di manifesto politico: "Non vogliamo decidere chi debba stare in squadra, non spetta alla politica. Quello che pretendiamo è che venga data un'opportunità a tutti".

Mentre in Sudafrica si aboliscono le quote di colore, in Italia si istituiscono le quote di genere. Il regolamento delle primarie del nascente Partito Democratico impone che i membri della sua assemblea costituente siano uomini e donne in numero esattamente uguale. Sulla suddivisione equanime del mondo fra maschi e femmine, Veltroni è categorico. Appena eletto segretario del PD si premura di chiarire che all'eventuale rinuncia di un membro dell'assemblea si deve sopperire sostituendolo con il primo dei non eletti dello stesso genere del rinunciante (un criterio successorio che rievoca la lex salica). Subito dopo, nomina (per inciso, le cariche non dovevano essere tutte elettive?) una segreteria di 20 dirigenti, liberamente scelti e variamente assortiti, ma sempre nella rigorosa osservanza del principio 50/50. La formazione della squadra raccoglie l'approvazione di tutto il ri(con)formismo nazionale. Prodi plaude soprattutto al fatto che “nella sua composizione sia rispettata quella parità tra donne e uomini che rappresenta un impegno fondamentale che abbiamo preso in ogni fase della costituzione del Partito Democratico”.

Ecco, è proprio questo il punto. Molto prima della costituzione del PD, alla parità fra uomo e donna ha già provveduto la Costituzione della Repubblica, per la quale in Italia “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Non c'è niente da aggiungere, non c'è bisogno della presenza forzosamente bilanciata di elementi dei due sessi negli organismi rappresentativi per affermare la parità uomo-donna. Semmai, per negarla, come si fa quando l'appartenenza all'uno o all'altro sesso prevale sul merito e sull'adeguatezza al compito, e la libera espressione della preferenza è condizionata al vincolo di genere. Parafrasando il grande Errol Tobias, è solo un “modo per dire che non tutti gli italiani sono uguali”.
Per completezza di informazione, in Sudafrica l'abolizione delle quote nel rugby è arrivata dopo che gli Springboks, due soli neri in una squadra di bianchi, hanno vinto a Parigi la Coppa del Mondo. Vincere aiuta sempre a prendere decisioni ragionevoli. Speriamo bene.

Giuseppe Pizzi


in su pagina precedente

  4 novembre 2007