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Alfonso l'astuto
Carlo Vittone su Forum Monza


lavavetri da stupiblog.spaces.live.com
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Alfonso Gianni è un deputato di Rifondazione comunista, sottosegretario allo Sviluppo economico nel governo Prodi. Quale sia precisamente la sua funzione pochi lo sanno, ma da oggi è tutto più chiaro. Deve svolgere un compito simile a quello del guitto di corte, sebbene in forma più moderna. Quando le riunioni del governo sono mosce, tira aria malinconica, il cielo magari è plumbeo e l'umore generale funeralesco, chiamano l'Alfonso e gli dicono “Dai Alfonso, dinne un'altra delle tue!”. Alfonso ci pensa un po', cava una battuta dal cilindro e tutti ridono a crepapelle, risollevando il tono generale.
Ieri l'Alfonso ha dato il massimo. Infatti, intervistato dal Corriere (pag. 11) sulla stucchevole questione dei lavavetri ai semafori, ha dichiarato che per risolvere il problema si dovrebbe creare “un albo” dei lavavetri sul modello dell'albo dei medici, dei commercialisti, degli architetti, ecc. Fantastico! Alla riunione del governo si strappavano le pance, mentre il viceministro Visco prendeva furiosi appunti là dove l'Alfonso suggeriva anche “una tassa da imporre a quelli che a forza di pulire superano un certo reddito”.
Naturalmente la proposta, se presa sul serio, richiederebbe alcune integrazioni. Anzitutto, come succede ad ogni aspirante all'iscrizione ad un albo, bisognerebbe sostenere un esame, magari con relativo punteggio. Il candidato dovrebbe dimostrare perizia e competenza non solo nel lavaggio del comune parabrezza di un'auto, ma anche di un camion, di un pulmann, di un'autocisterna. Asciugatura e frizione sono considerati esercizi obbligatori, mentre i più bravi dovrebbero dimostrare di saper lavare un parabrezza anche col mezzo in movimento, magari su un'autostrada. Superato l'esame ed entrato nell'albo, il candidato dovrà poi fissare un domicilio della sua attività. Ai meno dotati il classico semaforo, ai bravini uno stop, a quelli molto capaci un incrocio con semplice diritto di precedenza. Sarà poi necessario un tesserino di riconoscimento, che identifichi il lavavetri regolare dall'irregolare (con gli abusivi che ci sono in giro…), con tanto di foto, numero di iscrizione all'albo e luogo di esercizio della professione, che ovviamente verrà opportunamente delimitato tramite segnaletica orizzontale con un piccolo aggiustamento al Codice della strada. Siccome poi, come l'astuto Alfonso ha già capito, è possibile che il lavavetri raggiunga cospicui guadagni con la sua attività, sarà necessario che lo stesso rilasci scontrino fiscale, se non fattura, al termine della prestazione e che l'utente, trattandosi di elargizione spontanea, possa vedere la spesa detratta dalla propria dichiarazione dei redditi. Anche qui, un ritocchino alle leggi fiscali e la cosa si può fare. Io poi vedrei bene una divisa (per la creazione della quale si potrebbe ricorrere ad un concorso internazionale tra gli stilisti) e certamente andranno allungati i tempi del rosso semaforico per non creare circostanze stressanti tra gli operatori e gli utenti (problema non facile a risolversi, perché se allungo il rosso da una parte, mi si allunga il verde dall'altra e siamo capo a quindici, ma un pulsante a chiamata potrebbe essere la soluzione…).
Ah, già, dimenticavo. Come già avvenuto per altre categorie andrà modificato il brutale termine “lavavetri”, che appare un retaggio del passato e non è certo politically correct. Io proporrei un “operatore del parabrezza” ma anche un bel “windscreen cleaner” non starebbe male e darebbe un tocco di modernità alla nuova professione.
Forza Alfonso, alla prossima. Facci sognare!
 
C.V.


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  1 settembre 2007