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L'incantatore di serpenti
di Franco Isman


L'incantatore di serpenti

Barbara Spinelli su La Stampa del 25 febbraio esamina con dovizia di esempi l'incredibile timidezza, anzi soggezione, nei confronti di Berlusconi della maggioranza che si beve e accetta le peggiori delle forzature e delle menzogne, quasi in un'ebbrezza di masochismo e autodistruzione.
“Sono mesi che quest'ultimo proclama illegittimo il governo ed è un giudizio che inconsapevolmente è interiorizzato da molti. L'intimidazione è enorme e produce malattie che scombinano le menti: le più svariate menzogne vengono prese per vere, i riconteggi dei voti d'aprile vengono accettati creando precedenti gravi, il tentativo di conciliare la sinistra radicale con la responsabilità è giudicato in anticipo inane e in genere passa l'idea che un governo vada giudicato sull'istante, all'ombra del prossimo voto locale, non sull'arco di qualche anno almeno di legislatura” scrive Barbara Spinelli.

E' di questi giorni la violenta e assurda polemica sulla validità del voto dei senatori a vita o, quanto meno, sulla liceità che questi si permettano di esprimerlo. Una tesi assolutamente aberrante e non avrebbe dovuto essere necessario un dotto articolo sul Corriere della Sera di Leopoldo Elia, presidente emerito della Corte Costituzionale, per contestarla.
E' di assoluta evidenza, e lo ha riaffermato con grande energia questa sera a “Che tempo che fa” il Presidente Scalfaro, che ha ricordato come gli ex Presidenti della Repubblica diventino per disposizione costituzionale senatori a vita nel momento stesso in cui cessano dalla carica. E dovrebbe essere chiaro a tutti che tali senatori non possono non essere nella pienezza dei loro diritti, alla pari con gli altri. Non esiste nessuna disposizione ma neppure nessun accenno che affermi il contrario. A parte il voto di fiducia al governo Berlusconi del 1994 in cui furono determinanti i voti dei senatori a vita Cossiga e Pinin Farina.

E lo stesso Presidente della Repubblica sembra vittima dell'incantatore di serpenti, prima quasi avallando, o quanto meno non smentendo, questa tesi aberrante ed ora quasi imponendo come assoluta priorità la riforma della legge elettorale.
Invece nemmeno si parla di quella che è davvero una necessità, anzi una priorità assoluta e cioè varare una seria legge sul conflitto di interesse in cui si stabilisca, meglio tardi che mai, che vi è assoluta incompatibilità fra cariche di governo e proprietà od amministrazione di aziende mediatiche. Grave colpa dei precedenti governi di centro sinistra non averlo fatto, e personalmente non l'ho mai perdonata a D'Alema, ma, evidentemente soggiogati dall'incantatore, si sta correndo verso il precipizio della ripetizione dello stesso storico e gravissimo errore.

Nessun dubbio che la legge elettorale vigente sia una “porcata”, come affermato dal suo stesso principale estensore, ma è estremamente difficile che l'attuale governo possa sopravvivere all'approvazione trasversale di una legge che, ovviamente, dovrà avere come uno degli scopi principali la sparizione dei partitini.
Mastella, ma anche altri della coalizione, non accetteranno mai una legge che abbia tali conseguenze, non vogliono certo suicidarsi. Ma se il dissenso nelle fila della cosiddetta Casa delle libertà non avrà per Berlusconi effetti particolarmente gravi, per Prodi significherà perdere l'appoggio della maggioranza e doversi quindi dimettere.

Si sta correndo verso il precipizio. Ma esiste un freno di emergenza: inserire nella legge elettorale le disposizioni contro il conflitto di interessi, battere la gran cassa su queste, pretendere di discuterne in via preliminare e rendere così impossibile la convergenza della nostra destra che del conflitto d'interesse di Berlusconi ha fatto una bandiera.

Franco Isman


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  10 marzo 2007