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Kissinger nel Pollaio delle Libertà

Ma non avevano detto che il Governo era cosa fatta già prima delle elezioni?
Forse avevamo capito male.
O forse no: quello era, evidentemente, il Governo di prima, appunto.
Appare ovvio che, ad elezioni avvenute, si debba fare il Governo di dopo.
Comunque sia, la sensazione è un po' penosa. Fanno l'impressione di quei parenti stretti che litigano per l'eredità a caro estinto ancora caldo.
Ma probabilmente ci sbagliamo anche su questo. Si tratta, sicuramente, di normale dialettica democratica, di civile confronto, di onesto mercanteggiamento con pesi e bilancini. Tutto nella norma, insomma.
Certo, ci rendiamo conto che i pochi Italiani che hanno accordato in buona fede la propria preferenza alla sicumera elettoralistica del Cavaliere, possano rimanere un po' sconcertati, di fronte a questo bagno di fredda realtà. Ma la cosa non sembra impensierire più di tanto la Premiata Ditta Berlusconi & C.: quegli Italiani sono, appunto, pochi.
Noi, che invece il nostro voto lo abbiamo usato meglio, per il momento restiamo a guardare: Montezemolo, D'Antoni, Ruggiero… i nomi e i ministeri (con e senza portafogli) vengono sciorinati fra le sbalordite rinunce degli interessati ("Ministro? Chi? Io?") ed il furioso chiocciare del Pollaio delle Libertà ("Questo non mi piace", "quello è vecchio", "codesto è palude"…).
Nel frattempo, ad ulteriore suggello delle proprie scelte di campo (dopo le dichiarazioni pro-Bush su ambiente e alabarda spaziale) il Caudillo chi ti incontra?
Niente po' po' di meno che quel vecchio attrezzo di Henry Kissinger.
Su di lui - l'unico "bombardiere" premiato con il Nobel per la Pace - c'è poco da dire per chi appartiene alla mia generazione. Per i più giovani elettori del Polo, invece, potrebbe essere utile il rimando alla recensione di Pietro Del Soldà di The Trial of Henry Kissinger, di Christopher Hitchens, nella rubrica "I LIBRI"
Giampaolo Osio




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23 maggio 2001