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Le sinagoghe di Gaza
di Franco Isman



sinagogoghe di Gaza - da la Repubblica

Israele ha, finalmente, cessato l'occupazione ventennale della striscia di Gaza obbligando i coloni, che i diversi governi succedutisi avevano installato in una ventina di colonie, ad abbandonarle.
Un avvenimento importante, doloroso per Israele, certamente a favore della pace, anche se ci sarebbero molte cose da osservare.
Gli israeliani andandosene hanno raso al suolo tutti gli insediamenti, decisione che potrebbe apparire una ingiustificata rappresaglia se non fosse per il fatto che, da un lato, non si può non comprendere lo stato d'animo dei coloni per i quali l'occupazione delle loro case da parte degli odiati avversari, e non credo che il termine odiati sia fuori luogo, avrebbe costituito un fortissimo incremento al loro dolore. Dall'altro, nonostante il disperato bisogno di case, i palestinesi erano d'accordo sulla demolizione per cancellare ogni vestigia che ricordasse la tragedia dell'occupazione, con tutto quello che ne era seguito.

Ma allora come si è potuto pensare di lasciare in piedi le strutture delle sinagoghe, sia pur spogliate di ogni accessorio che avesse a che fare con i riti ebraici, ma pur sempre massimo simbolo dell'occupazione israeliana? Non era assolutamente evidente che sarebbero state distrutte dai palestinesi?

Adesso molti giornali si scagliano contro la barbarie palestinese che ha voluto distruggere questi templi e contro l'ignavia del governo palestinese che non ha saputo impedirlo. Il Corriere, in un articolo titolato “Silenzio” di Alberto Melloni, paragona addirittura questa distruzione ad “altri fuochi – quello che Goebbels diresse contro le sinagoghe tedesche nel 1938…”. E Giorgio Israel sul sito “Informazione corretta” scrive: “oggi leggiamo due notizie di gravità enorme. La devastazione delle sinagoghe a Gaza. E' una notte dei cristalli, un'oscena manifestazione di odio e di barbarie bestiale. Ed è semplicemente indecente dire che gli israeliani sono stati maligni, lasciando intatte le sinagoghe dopo il loro ritiro, per indurre i palestinesi in tentazione. Se esiste un'autorità civile a Gaza, il suo compito è non lasciare che nessuno cada in tentazione. E gli israeliani non sono mai caduti nella tentazione di profanare le moschee nei territori occupati.
Ed in effetti sul Manifesto Tommaso di Francesco parla dell'«ultima provocazione» di Sharon: «Scaricare sui palestinesi l'onore di distruggere le sinagoghe che sapientemente i bulldozer israeliani avevano risparmiato dopo avere invece demolito le belle case dei coloni». Altri hanno ipotizzato che Sharon non abbia abbattuto direttamente le sinagoghe per paura delle reazioni dei partiti ultra-religiosi.

Comunque sia, è successo quello che non poteva non succedere, e che senza dubbio verrà completato, ma è del tutto fuorviante paragonare la distruzione di questi scheletri edilizi, che sinagoghe non sono più, con la Notte dei Cristalli di hitleriana memoria (267 sinagoghe date alle fiamme) e vantare la civiltà israeliana che mai ha profanato le moschee nei territori occupati (ma la passeggiata di Sharon sul piazzale delle Moschee, uno dei luoghi più sacri per i musulmani palestinesi, che ha scatenato la seconda intifada, era di per sé blasfema).
“Informazione corretta”, è giusto, e tenere memoria di quanto la stampa scrive certamente utile ma, per piacere, cerchiamo di vedere le cose nella loro giusta prospettiva.

Franco Isman


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  15 settembre 2005