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Primarie
di Sergio Civati


il tir di Prodi - dal sito del Corriere

Mancano alcune settimane alle primarie nazionali dell'Unione e nell'ambiente della politica si respirano diversi stati d'animo.
C'è chi si appresta ad organizzarle, più in virtù dell'ordine “venuto dall'alto” che per propria convinzione; c'è chi esprime più di una preoccupazione sui rischi politici che le primarie comportano per il centrosinistra e c'è chi infine (per ora una minoranza) vede nelle primarie una grande occasione di democrazia, partecipazione e rinnovamento della politica e del sistema dei partiti.
In tutti e tre gli stati gli d'animo descritti si annidano preoccupazione e speranze vere che vanno approfondite e dibattute.

Le preoccupazioni

E' vero, la decisione di prevedere le primarie per la scelta della leadership del centrosinistra, è stata una decisione presa dopo un percorso contraddittorio e tortuoso: prima convocate, poi annullate e poi di nuovo convocate.
E' vero, che il vincitore dato per certo è Romano Prodi, per cui molti sostengono che queste siano delle finte primarie, un esercizio ozioso e inutile, tutto interno al centrosinistra.
E' infine vero, che in una stagione di scarsa partecipazione alla politica, se il 16 di ottobre, non dovessero votare più di un milione di elettori, la credibilità dello strumento primarie, verrebbe velocemente svuotato e accantonato; così come una ridotta percentuale di voti (meno del 60%) a favore di Prodi, ne incrinerebbero poteri e legittimazione politica, proprio alla vigilia dello scontro finale con la coalizione di Silvio Berlusconi.

Guardando dentro queste preoccupazioni e paure, scopriamo problemi e perplessità non esplicitate fino in fondo e che è bene emergano..

Le primarie pongono innanzi tutto ai partiti del centrosinistra, la prospettiva di un profondo cambiamento, riguardo ai processi decisionali che oggi regolano la scelta delle candidature e del rapporto tra eletto ed elettori.
Scelte che in molti casi vengono fatte secondo i criteri prioritari delle appartenenze, dei pesi politici, della distribuzione proporzionale interna alla coalizione.
Candidati che una volta eletti, devono rispondere al proprio partito di appartenenza e non agli elettori del collegio e alla coalizione bipolare che lo ha eletto.
Con queste modalità, non c'è spazio per chi non appartiene a nessun partito oppure per persone che vogliano esprimere un livello unitario più avanzato ai partiti stessi (è l'esempio dell'Ulivo).

C'è infine il rischio di scindere le candidature dai programmi; relazione invece che dovrà esserci, per permettere di ben evidenziare le differenti progettualità dei candidati; il “vincitore” delle primarie, dovrà giustamente far pesare il suo progetto nella definizione ultima del programma dell'Unione.

E' curioso al proposito, rilevare come, anche di fronte ad uno strumento così bipolare come le primarie, continuino a persistere nei leader del centrosinistra , “comportamenti proporzionali” e che, a parte Prodi, si siano candidati proprio i leader dei partiti notoriamente favorevoli al ritorno del proporzionale (Bertinotti, Mastella, Pecoraro Scanio).

Candidature centrate probabilmente sul bisogno di visibilità e di voler determinare “un peso” politico, utile alla definizione successiva degli organigrammi e delle candidature di collegio.

Quello che invece va detto agli elettori dell'Unione è che la primaria nazionale è stata convocata, non per sostenere il proprio giocatore preferito, ma per indicare chi più di altri nell'Unione rappresenti l'insieme della squadra (la coalizione), avrà più possibilità di vincere le elezioni, sia più capace di governare il paese tenendo unita la coalizione.

Dopo le primarie nazionali, andrà posta la questione delle primarie di collegio che sarà una occasione di verifica di quanto in realtà la cultura politica del centrosinistra sarà in grado di accogliere con convinzione questa novità democratica. Significa assumere le primarie “di base” almeno in quei collegi dove esistono le condizioni e il consenso necessari per poterle effettuare.

Le speranze

In una situazione, dove da anni registriamo un allontanamento dal voto e dalla partecipazione politica, in un paese dove (purtroppo) i partiti rappresentano solo una minima parte dei propri elettori, le primarie si propongono come una grande opportunità, capace di andare ben al di là dello strumento stesso.

La partecipazione

Le primarie si offrono come occasione per restituire agli elettori, il potere di poter contare e decidere il proprio candidato e il progetto politico che si intende sostenere.
Attraverso l'esperienza delle primarie, si dà ai nostri elettori, la possibilità di entrare in relazione con il dibattito politico rappresentato dalle diverse leadership, di conoscere i diversi programmi, di assumersi una responsabilità che andrà poi perseguita anche dopo il voto.
Un percorso, che se ben realizzato permetterà di incontrare nuove persone, di censire nuove disponibilità, di sollecitare nuovo volontariato anche fuori dai partiti.
Una occasione unica per il risalto mediatico e una opportunità per trainare in maniera anticipata (come in Puglia) un processo partecipativo, utile alla futura scadenza elettorale di primavera.

Per raggiungere questi obiettivi sarà determinate , un grosso sforzo organizzativo di tutta l'Unione, per riuscire a:
  1. promuovere e fare conoscere agli elettori, significato e modalità delle primarie
  2. divulgare progetti e proposte dei diversi candidati, creando opportunità di dibattito pubblico tra le diverse tesi presentate
  3. realizzare il 16 di ottobre, una presenza diffusa di seggi, con l'obiettivo per la Brianza di un seggio per paese e per Monza di un seggio per ogni quartiere
  4. “censire” la disponibilità di elettori a partecipare alla futura campagna elettorale

Il numero degli elettori e la qualità del dibattito e della partecipazione, peseranno senz'altro sul destino di questo strumento e sulla credibilità politica della nostra coalizione.

Il rapporto tra eletti ed elettori

Quando si parla di “primarie finte”, si vuole rimuovere (volutamente?) il fatto che il peso democratico delle primarie avrà un valore ancor maggiore dopo il voto.
Infatti, la scelta del candidato vincitore impegna gli altri candidati a sostenerlo, pesa in maniera determinante sulla definizione del programma di coalizione e soprattutto vincola il candidato ad un rapporto fiduciario con i propri elettori e non solo con i partiti della coalizione.
Questo varrà per le elezioni nazionali e potrebbe valere ancora di più in caso di primarie collegio.
La proposta di sperimentare in Brianza almeno una primaria di collegio, risponde proprio alla grande novità bipolare che questa nuova esperienza porterebbe.
Il candidato indicato dai propri elettori di collegio, sarà poi chiamato a relazionarsi e rispondere ai propri elettori, alla propria coalizione.
Le primarie di collegio, non vanno intese quindi “contro” i partiti, che avranno invece la possibilità di indicare e di sostenere i propri candidati, ma vanno intese come possibilità che potenzia e unifica la coalizione, anche dopo le elezioni, come una occasione di coinvolgimento degli elettori a tutto vantaggio dei partiti stessi.

Prodi, L'Ulivo e le primarie

il tir di Prodi - dal sito del Corriere

Ci si dovrebbe domandare….ma a Romano Prodi chi glielo ha fatto fare? (le primarie)
Leader senza alternative credibili, sostenuto da tutti i partiti dell'Unione, vincitore delle elezioni regionali, perché fare le primarie, che per lui hanno più rischi che vantaggi?
Innanzi tutto il Professore (è bene ricordare senza tessera di partito…), con la realizzazione delle primarie intende “segnare un punto” a favore della sua lunga marcia intrapresa da anni per rinnovare la politica italiana (il bipolarismo, Uniti nell'Ulivo, la presenza dei movimenti etc.), affermando così una diversa relazione di rapporto tra eletto, mandato programmatico, elettori.
Una grande partecipazione di elettori (stimata nel milione/milione e mezzo) sarebbe anche in questo caso una sua affermazione, di chi, più di altri crede in questo strumento.
Infine, dopo la battuta d'arresto della lista ulivista, Prodi tenta con le primarie di ripartire con il progetto Ulivio.
Il confronto con gli altri candidati sarà centrato proprio sul progetto riformista, che nel futuro prodiano dovrebbe portare alla costruzione di una forza politica maggioritaria nel centro sinistra. Già sul nome di Prodi andranno a schierarsi proprio quelle forze politiche, quelle associazioni e quegli elettori che fanno riferimento all'Ulivo e ad una domanda di una ripresa della sua prospettiva strategica.
Una grossa vittoria del professore (se sopra il 60%), peserebbe certamente sul programma dell'Unione e sulla possibilità di una ripresa dell'esperienza di Uniti nell'Ulivo.
Ci sembrano tutte queste molte e buone ragioni per un inizio di autunno che veda partiti, associazioni, volontari, elettori impegnarsi a fondo per fare riuscire le primarie dell'Unione e spendersi con i “Comitati Prodi Presidente”, affinché si affermi con forza il progetto riformista e la leadership del professore.

Sergio Civati
Presidente Associazione Monza per l'Ulivo


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  7 settembre 2005