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Il conflitto di interessi

Ferruccio De Bortoli, direttore del Corriere della Sera, nel suo editoriale di domenica 13 maggio, giorno delle elezioni, ha scritto:
"Ma un Berlusconi presidente del Consiglio, se vorrà essere riconosciuto come parte non anomala del centrodestra europeo, dovrà subito dare risposte alle grandi questioni sollevate anche dall'opinione pubblica internazionale (la teoria del complotto della stampa estera è infondata).
Senza perdere tempo, nelle prime due settimane del suo eventuale governo. Non nei primi cento giorni (il vertice del G8 è a luglio e per lui sarebbe già un esame senza appello).
Risposte convincenti sul conflitto di interessi, sulla netta separazione del politico dall'imprenditore nella trasparenza societaria. Poi il Cavaliere potrebbe dire: giudicatemi solo dai risultati."

Molto giusto, perfetto.
Il fatto sta che l'unico modo di superare il conflitto di interessi consiste nel cedere effettivamente a terzi la proprietà delle sue aziende, televisive ma non solo, affidando il ricavato ad una gestione "cieca", il blind trust degli anglosassoni. Cosa che, tra l'altro, Berlusconi aveva cercato di far credere che avrebbe fatto, distorcendo con questo annuncio, dimostratosi fasullo, il mercato azionario (e questo ha un nome ed una precisa classificazione nel codice penale). Non esiste altra soluzione.

Una seria legge sul conflitto di interessi avrebbe dovuto sancire, in tempi non sospetti, questo obbligo assoluto per chi aspiri a cariche di governo. Ma il centrosinistra ha commesso il gravissimo errore di rinunciarvi, sacrificandola sull'altare della bicamerale. Questa fondamentale legge non poteva evidentemente essere promulgata all'ultimo momento, con Berlusconi capo dell'opposizione e candidato per le imminenti elezioni.

Il risultato è che Berlusconi, presidente del consiglio, si presenterà all'Italia e al mondo con una doppia grave anomalia: Tutto questo trascurando i procedimenti penali a carico di Berlusconi e di alcuni suoi collaboratori in Italia (destinati a finire in un nulla di fatto, a causa della prescrizione che impedisce qualsiasi sentenza) ed all'estero.
La stampa estera più autorevole dal punto di vista economico (The Economist, Le Monde, El Mundo), portavoce della destra liberal, ha già espresso il suo punto di vista estremamente critico.
Una maggioranza degli italiani, assordata più che sorda, ha ciò nonostante espresso la sua fiducia cieca e assoluta a Berlusconi, che quindi ha tutto il diritto di governare.

Un'opposizione forte, e speriamo autorevole, avrà modo di impedire che vengano approvati i gravissimi progetti espressi alla vigilia del voto: modifica della prima parte della Costituzione e cioè dei valori fondamentali su cui poggia la Repubblica italiana; emanazione di una legge che darebbe al Parlamento la facoltà di stabilire ogni anno la priorità dei reati da perseguire, subordinando il potere giudiziario al potere politico e con ciò abbattendo uno dei pilastri dello Stato di diritto.

Franco Isman
franco.isman@arengario.net




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14 maggio 2001