prima pagina pagina precedente




Una sconfitta che viene da lontano
di Michele Casiraghi


Penso che la sconfitta del centrosinistra a Bolzano venga assai più da lontano di quanto ora comodamente si crede. per capirlo, basta non vederla solo attraverso il filtro deformante della polemica contingente,  Rutelli/Prodi/Fassino che pure qualche influenza l'ha avuta, ma assai più a Rovereto che nel capoluogo altoatesino.
Frequento assiduamente i luoghi da decenni, ho amici residenti italiani e di lingua tedesca, coetanei, giovani, anziani, ho visto con i miei occhi i mutamenti tanto nella città che nei paesini più remoti e montani e ascoltato analisi della situazione - fatte da chi ci vive - assai più interessanti di quelle che ora mi ritrovo sulla stampa o sulla bocca dei "soliti noti" politici.

Un equilibrio ormai arcaico tra gruppi sociali e identità differenti
A Bolzano, prima ancora che un equilibrio dentro il centrosinistra e tra centrosinistra e SVP, è probabilmente saltato l'equilibrio, antico ormai, tra gli interessi sociali complessivi e i loro rappresentanti, retti sinora prevalentemente in ragione delle identità etniche e linguistiche.
Che in qualche modo questo equilibrio fosse in crisi, soprattutto nella città, l'aveva già dimostrato il referendum sul monumento alla Vittoria, vinto praticamente dal centrodestra grazie alla sollecitazione di un nazionalismo simbolico che qualcosa significava se viene accettato come credibile dai cittadini, mentre il centrosinistra lo sottovalutava e la SVP semplicemente lo osteggiava.
E' un problema, indubbiamente, la rottura di questo equilibrio pre-esistente, costruito anche attraverso vicende dolorose e difficili: ma non tenerne conto adeguatamente, come hanno fatto gran parte dei partiti oggi sconfitti, è un problema che rischia di diventare ancora più grande.
C'è, infatti,  una insoddisfazione diffusa che è cresciuta molto in questi ultimi anni e che, tra l'altro, non riguarda solo il gruppo linguistico italiano, ma gli stessi strati del gruppo tedesco meno gratificati dalle risorse erogate mungendo il centralismo italiano in nome dell'autonomia e incrementando una economia ampiamente assistita.
Durnwalder qui, tra la popolazione di lingua tedesca, non è stimato soprattutto per il richiamo alle tradizioni, ma per il potere che assicura e l'abilità nel contrattare le risorse per l'autonomia.

Un sistema "drogato"
E' stato un giovane amico tedesco a dirmi una sera, davanti a un bicchiere di birra, che il sistema messo in piedi dalla SVP ha di fatto "drogato" il tessuto economico e sociale, scambiando consenso con assistenzialismo e pace sociale, elementi che si sono tradotti in una sorta di glaciazione del sistema società/politica.
Che il perseguimento, il filtraggio, l'erogazione  delle risorse centrali è avvenuto e avviene attraverso una sorta di potere costituito che, sino a un certo momento, ha appagato gran parte della popolazione locale ma solo perchè gli strascichi dei conflitti identitari dei luoghi erano persistenti e interpretati quasi a senso unico, per le note vicende storiche.
Questo potere costituito e ramificato sino al dettaglio, esteso su tutto il territorio, ha alcuni caratteri perfettamente adattabili agli analoghi di alcune regioni meridionali: se ne differenzia, ovviamente, per il fatto che non ricorre a violenze o brutalità evidenti, ma non per questo è meno clientelistico. Anzi, se vogliamo, rappresenta un modello di "clientelismo virtuoso", se non fosse - appunto - che ha ingessato una società e il sistema delle sue rappresentanze politiche fissandolo a tempi addietro.

Una insoddisfazione crescente
Quel sistema, ora, entra in crisi perchè la distribuzione dei benefici che consente di percepire dallo stato centrale è diventata nei fatti troppo iniqua, diseguale rispetto alle esigenze non solo dei gruppi linguistici ma dei soggetti sociali tout court, che non sono più gli stessi di vent'anni fa, con le medesime domande,  spesso cristallizzate ma anche caricaturizzate nei riti folcloristici di ogni parte.
I giovani di lingua e identità tedesca - ad esempio - sono anch'essi meno legati alle tradizioni, sentono anch'essi il peso di una situazione che ne condanna buona parte non certo alla disoccupazione (come altrove) ma a un futuro entro orizzonti faticosi e limitati.
I figli della buona borghesia fanno ancora l'università a Monaco o Innsbruck, ma gli altri che fanno? Agricoltura assistita, artigianato fittizio, turismo e commercio (commesse, camerieri/e, cuochi se va bene).
Bastava guardare i dati disponibili sulle scelte scolastiche dei giovani per accorgersi che qualcosa non quadrava e non quadra, che si rischiava e rischia la perpetuazione di cristallizzazioni sociali ben più che altrove.

Differenze visibili facilmente
Non c'è bisogno di esser raffinati sociologi per accorgersene: chiunque visiti Bolzano è in grado di constatare, percorrendola e guardandola, che il patto di pacificazione tra identità redatto in passato ha riguardato più la buona borghesia italiana e la SVP che altri
La città, dal punto di vista edilizio, urbanistico, della qualità della vita è nettamente separata in zone ricche e quasi emarginate.
Alcuni insediamenti di edilizia popolare urbana fanno pena, sia per tipologia architettonica che per localizzazione infelice: sono assolutamente imparagonabili, per dirla chiara, con gli insediamenti di edilizia popolare nei villaggi turistici a prevalenza tedesca, vere e proprie ville unifamiliari. Quelle stesse ville che gli abitanti delle zone popolari bolzanine possono facilmente vedere la domenica, se vanno a fare una scampagnata sugli altipiani: e anche di qui nascono disamori e risentimenti politici.
Se a questo si aggiunge il fatto che le belle villette montane, costruite con contributi a fondo perduto o quasi generosamente elargiti, vengono sovente attraverso mille sotterfugi - ben noti a tutti ma, evidentemente, indifferenti a chi governava - affittate a turisti, diventano seconde case e comunque vanno sul mercato nero (quando ci vanno!) a costi irraggiungibili sia come acquisto che come affitto per la popolazione non privilegiata e non assistita, il quadro che emerge è chiaro.

Non è solo revanscismo di destra
In questa situazione, il revanscismo della destra trova terreno fertile, perchè si salda con umori che non sono - di per sè - revanscisti, ma semplicemente constatazione del persistere e crescere di clientelismi, disuguaglianze, vere e proprie degenerazioni.
Prima ancora che con il dilemma Rutelli/Prodi, sarebbe forse stato bene che il sindaco trombato si misurasse meglio con tutto questo.
Gliel'avrebbe consentito la SVP? Probabilmente non in modo indolore, visto il suo peso e la sua storia.
Ma non affrontare i problemi porta comunque, prima o poi, a soccombervi.
Per questo non sarebbe utile, penso, inscrivere questa vicenda solo nel conflitto in casa ulivista. Uniti si vince ma spesso, col trascorrere degli anni di governo, può non bastare se non si interpretano i cambiamenti.

A Bolzano, in Europa
E', in piccolo, lo stesso problema che sta di fronte all'Europa: se gli elementi di cambiamento e critica necessari che questa costituzione impropria e farsesca sollecita con sua stessa esistenza non verranno interpretati dalla sponda politica democratica - anche a costo di referendum con eventuale risultato negativo - saranno presto fatti propri ben più virulentemente dalla destra e dai nazionalismi settari.
I motivi perchè possano farlo sono tanti e sotto gli occhi di tutti, e ciascuno pescherà nello strumentario preferito e a portata di mano, tra vecchi e nuovi aderenti all'UE.
E allora sì sarà un guaio, altro che il possibile no dei francesi o degli olandesi.
Perchè le mediazioni ragionevoli nei periodi di opulenza sono fattibili, in quelli di crisi assai meno, se non si governa bene.
Proprio come a Bolzano.

Michele Casiraghi


in su pagina precedente

  24 maggio 2005