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GIUSTIZIA
La riforma della Giustizia
Echi su Monza
di Giorgio Casera


Edmondo Bruti Liberati
foto Lanfranco Orsatti - l'Arengario

Tema molto sentito quello della giustizia (insieme a quello dell'informazione) in questi anni berlusconiani. I problemi giudiziari del premier (e la sua invadenza nel mondo dei media) portano l'attuale maggioranza a legiferare in modo tale da mettere a rischio la democrazia nel nostro Paese.
Dopo l'occupazione “militare” delle TV e l'intimidazione ai giornali “liberi”, e, in attesa di attaccare la par condicio (e dopo le leggi su rogatorie, falso in bilancio, lodo Schifani), è ora il momento della riforma della giustizia, che in verità i magistrati chiamano riforma dell'organizzazione dei magistrati.
La riforma è in via di approvazione in sede parlamentare, ma i magistrati non rinunciano a far conoscere all'opinione pubblica i motivi della loro contrarietà, anche e soprattutto fuori dai tribunali. Le loro posizioni sono riassunte nella lettera aperta della loro associazione al ministro della Giustizia del 15 novembre u.s., di cui riporto alcuni stralci:
“Da anni chiediamo al governo e al ministro di fornire i mezzi e le strutture necessarie a rendere un servizio adeguato alle esigenze dei cittadini, conforme agli standard europei. Da anni chiediamo, allo stesso scopo, interventi di riforma sulle procedure e sui codici, … offrendo contributi di proposta elaborati sulla base della nostra esperienza professionale…Le nostre richieste sono sempre rimaste inascoltate. Anzi, gli stanziamenti per la giustizia si riducono ogni anno e nemmeno consentono di affrontare le spese minime per il funzionamento degli uffici.
In questa situazione il Parlamento si appresta ad approvare una riforma dell'ordinamento giudiziario… che secondo noi è sbagliata, inutile e per molti aspetti incostituzionale. Con questa riforma i magistrati dovranno dedicare buona parte del loro tempo a studiare per i numerosi concorsi che dovrebbero scandire la loro carriera, sottraendo tempo alle attività di indagine e di preparazione delle cause. Inoltre i magistrati saranno meno liberi in quanto la loro carriera non dipenderà più dal Consiglio Superiore della Magistratura, ma dal Ministro e dai vertici della gerarchia interna. La separazione di fatto delle carriere dei giudici e dei pubblici ministeri e le attribuzioni di amplissimi poteri ai vertici delle procure portano alla creazione di un corpo separato e gerarchizzato rappresentano un rischio serio alle garanzie dei cittadini.
In definitiva, si avranno magistrati meno liberi e indipendenti; in compenso i cittadini non avranno una giustizia più celere ed efficiente.”
Concetti ripresi da Edmondo Bruti Liberati, presidente dell'ANM, durante l'incontro-dibattito svoltosi il 26 novembre alla Casa della Cultura a Monza, organizzato dalla sezione monzese dell'ANM.
All'incontro, molto affollato, a riprova della sensibilità dei cittadini sull'argomento, e non solo da operatori del settore, hanno partecipato anche Piercamillo Davigo, il direttore di Assindustria Brianza Cascella, il sindacalista UIL Giustizia Nasone e l'avvocato Raffaele Della Valle, oltre ai responsabili monzesi dell'ANM Fontana e Ceron.
Dopo il saluto del sindaco Faglia, venuto a portare la solidarietà ai magistrati e dopo l'intervento di Bruti Liberati che ha illustrato la lettera aperta, sono intervenuti i “rappresentanti del lavoro”, Cascella e Nasone.
Cascella ha parlato delle aspettative degli imprenditori in termine di durata dei processi e più in generale di efficienza della giustizia. Ha ricordato le condanne della Corte di Giustizia europea proprio per l'eccessiva durata e la riluttanza delle imprese estere ad investire in Italia anche a causa della lentezza del nostro sistema giudiziario. Vuole un processo più semplice e più rapido: questo chiede al legislatore. Dà atto ai magistrati di Monza dell'elevato livello professionale e della collaborazione con Assindustria (per esempio con la sezione dedicata al diritto fallimentare) e ne comprende il disagio perché operano con scarsi mezzi (a titolo di esempio Assindustria ha regalato i fax al tribunale di Monza, evitando che i magistrati dovessero chiedere di utilizzare quelli degli avvocati!).
Nasone ha avuto parole di critica generalizzata su tutti i governi succedutisi negli ultimi decenni ed in particolare ha denunciato la strisciante privatizzazione della giustizia attraverso la concessione a privati di servizi connessi.
L'unico intervento in contrasto con l'indirizzo generale della serata è stato quello dell'avvocato Della Valle, il quale ha pronunciato una vera e propria arringa a difesa della legge di riforma. Questa è necessaria, ha affermato, per una migliore selezione dei magistrati, per riorganizzare la progressione in carriera, oggi legata solo all'anzianità di servizio. Ha difeso quindi i famigerati concorsi ed ha criticato la pretesa del CSM di monopolizzare la “gestione del personale-magistrati”. Non ha accennato, in verità, alla gerarchizzazione degli uffici giudiziari né all'accresciuto ruolo che il ministro avrebbe nelle nomine e nei provvedimenti disciplinari. Quanto alla pretesa incostituzionalità di alcune norme, che lui peraltro non vede, ebbene, la Corte Costituzionale è lì per questo, come si è visto con il lodo Schifani (autogol!). In alcune circostanze il suo intervento è stato garbatamente contestato da una platea in grande maggioranza pro magistrati. Al termine comunque anche per lui applausi di cortesia, con particolare enfasi da un gruppetto di fan in fondo alla sala, probabilmente avvocatini alle prime armi.
Una visione di ruolo, più che di parte, quella dell'avv. Della Valle, che diverge totalmente da quella di illustri costituzionalisti e opinionisti della giustizia:
“i principi (della riforma ndr) non sono innovativi ma, al contrario, fortemente regressivi, in quanto reintroducono nell'ordinamento della magistratura strutture e metodi pre-costituzionali…ad esempio il sistema dei concorsi interni e la ristrutturazione “verticale” degli uffici del pm” e ancora
“parlare di “contrappeso” all'autonomia del CSM è un non-senso, a meno che non si voglia intendere questa espressione una diminuzione dell'autonomia di tale organo” e “non siamo in presenza soltanto di singole norme illegittime, ma di un esprit dell'intera legge pericolosamente eversivo rispetto alla Costituzione e ai suoi valori fondamentali”. (G. Silvestri sul Sole-24ore).
“la disciplina delle carriere, della formazione e del controllo disciplinare contenuta nel ddl del governo rappresentano un radicale sviamento dall'alveo costituzionale: mirano a restaurare quel principio che i costituzionalisti vollero espellere. A reintrodurre incentivi indiretti al conformismo dei magistrati, che incidendo sulla carriera diventa l'unico vero fattore della certezza giuresprudenziale.” (M. Dogliani sul Sole-24ore).
E se ne potrebbero citare molte altre.
Chiude la serata uno scoppiettante (definizione di Della Valle) intervento di Davigo con la citazione di casi e paradossi della giustizia italiana. Infine, nel congedare il pubblico, una dichiarazione accorata del presidente dell'ANM di Monza: “i magistrati hanno fatto sciopero perché non vogliono diventare conformisti”.

Giorgio Casera


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  1 dicembre 2004