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La liberazione di Roma
di Giacomo Correale


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Prossimamente assisteremo a una nuova manifestazione di quella "sporcatura" sistematica di valori nazionali che è in atto dalla discesa in campo del nostro ahinoi presidente del consiglio: dalla appropriazione di espressioni e simboli cari a tutti gli Italiani, come "Forza Italia" e "Azzurro", ormai irrimediabilmente ingrigiti, ai dossier falsi e calunniosi su persone eccellenti, all'attacco alla Costituzione repubblicana, alla distruzione del prestigio delle istituzioni democratiche, al travisamento e alla svalutazione degli eventi storici che hanno liberato l'Italia dalla dittatura fascista. Intendiamoci: non tutto è da attribuire direttamente al nostro ahinoi presidente del consiglio ma anche a un particolare contesto ambientale, che stranamente si è sviluppato in corrispondenza con l'ascesa al potere dell'ahinoi.

Adesso sarà il turno del 4 giugno 1944, data della liberazione di Roma.
Io c'ero, e ricordo bene: per tutto il pomeriggio del 3 giugno, per ore ed ore, vedemmo sfilare sotto le nostre finestre, lungo via Nomentana, le truppe tedesche in ritirata, lacere e  fisicamente provate (venivano dalla lunga battaglia di Anzio). Sembravano qualcosa di diverso da quelle che avevano imperversato per nove mesi nella città: ispiravano pietà, e sia  per le loro condizioni, sia  perché finalmente se ne andavano, nessuno infierì su di loro. La notte trascorse in un silenzio strano e pieno di tensione, in un clima di attesa incredula di un evento decisivo.
La mattina presto eravamo tutti a spiare dietro le persiane. E dalla stessa parte verso cui avevamo visto fluire i tedeschi in ritirata, vedemmo comparire i carri armati, affiancati da due file di militari a piedi, guardinghi,  che di tanto in tanto puntavano i fucili verso le finestre.
Fu un attimo: nel giro di pochi minuti tutte le finestre si aprirono, tutti salutavano i liberatori, tutti scesero in strada, e le truppe alleate si trovarono tra due ali di folla che applaudiva, saliva sui carri armati, baciava i soldati. Anch'io applaudivo, particolarmente gli Americani, meno gli Inglesi che noi ragazzi eravamo abituati a considerare i veri nemici, quelli della "Perfida Albione", a cui non si doveva dare soddisfazione.

Perché il 4 giugno 2004, questo grande evento di sessant'anni fa verrà sporcato? Perché si cercherà di contrapporlo al 25 aprile 1945, che segna la liberazione di tutto il Paese, e non solo della capitale, dalla dittatura nazifascista. Perché si cercherà di mettere in ombra il due giugno, festa della Repubblica. Perché si oscurerà il fatto che nove mesi prima del 4 giugno, l'8 settembre del 1943, a Porta S. Paolo militari italiani, patrioti e cittadini comuni si batterono contro i nazifascisti, nella vana attesa di un arrivo delle forze alleate, che per incapacità dei loro capi, storicamente provata, restarono inchiodate ad Anzio con il rischio di essere rigettate in mare. Perché si cercherà di confondere le idee della gente (che per fortuna, speriamo, non si farà confondere) stabilendo un assurdo parallelo  tra L'Italia di allora e l'Iraq di oggi, tra  Roma e Bagdad.
Perché la vocazione di qualcuno è quella di non perdere l'occasione per sporcare tutto e tutti, nel vano tentativo di abbassarlo al proprio livello.

Giacomo Correale

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  2 giugno 2004