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Dead man walking
di Carlo Arcari


Dead man walking

Dead man walking, così vengono chiamati gli ospiti del braccio della morte nei penitenziari americani. Morti che camminano.
Nel braccio della morte della politica italiana uno di questi, è ormai ufficiale, si chiama Silvio Berlusconi. Se qualcuno aveva ancora dei dubbi se li è tolti oggi ascoltando il discorso del neo presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo. Non è certo un uomo di sinistra, il presidente della Ferrari, ex giovane leone della scuderia dell'Avvocato Agnelli che oggi nel paradiso degli ex monarchi sabaudi avrà fatto uno dei suoi sorrisi grifagni di ironica e divertita soddisfazione. Il discorso di investitura di Montezemolo, infatti, è stato per il presidente del Milan e il suo codazzo di parvenue che chiama governo, la pietra tombale. Sembrava scritto da Epifani quel discorso, anzi da Cofferati, i quali non possono dirlo, ma probabilmente lo sottoscriverebbero parola per parola all'80-90%. Concertazione, fine del conflitto ideologico, collaborazione tra le parti, dialogo sociale per ridare slancio al paese, investimenti in ricerca, lavorare insieme per lo sviluppo e la crescita, parole che sono calate come divine quadrelle sulla testa del calvo e grasso omarino che si fa fotografare con la fronte tagliata per non mostrare la pelata che lo mette a disagio e mentre il Paese arranca si fa costruire un teatro finto-greco per epatare i parvenue della Terra prossimi ospiti della sua pretenziosa e cartapestifera villotta in Sardegna.
Un benservito con tutti crismi è stato, infatti, quello pronunciato dal capo degli imprenditori italiani stamattina, al quale il ciarliero Berlusconi non ha saputo rispondere con la solita battuta, forse per via della saliva azzerata e del balordone che gli girava nella testa. E' finita per sempre, infatti, l'epoca in cui lui poteva permettersi di andare in Confindustria a dire "il vostro programma e il mio programma, siamo dello stesso sangue voi ed io" e raccogliere le ovazioni dei padroncini aizzati da Romiti. Le strade si sono ormai separate e davanti alla difficile partita che il futuro ha preparato al nostro Paese le persone più responsabili della classe dirigente italiana hanno ripreso in mano il timone e deciso una nuova rotta che non passa più dalle parti di Arcore.
Adesso tocca alla sinistra rispondere e preparare nei due anni che abbiamo davanti, un'alternativa credibile in termini di programma e scelte di fondo che dica a tutti, se c'è, qual è il Paese possibile.

Carlo Arcari


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  28 maggio 2004