prima pagina pagina precedente


Iraq, il vaso di Pandora
di Michele Casiraghi



il vaso di Pandora - Filippo Gemignani
 
Se fosse solo la residua etica rimasta incorporata al sistema dei media, Rumsfeld e i suoi complici di malefatte non correrebbero grandi rischi: si tratterebbe di poca cosa. Di una coscienza residuale e in consunzione.

Il pericolo per loro, invece, è più grave: consiste nel fatto che questi residui di eticità sparsa collimano con la spinta del mercato mediatico a far leva su ogni notizia, purchè assicuri vendite.
Cosicché, potremmo dire, il mercato - quello vero e concreto - si prende la sua rivincita sul Mercato ipotetico, astrale  e libero teorizzato da liberisti e neocon proprio mentre, nei sottoscala della politica, si adoperavano per condizionarne prepotentemente l'indipendenza asserita.
Eccolo, il mercato, sotto le vesti del Daily Mirror, rifilare a Blair qualche sonora scoppola. Per amor di verità? No certo: perché la verità, in questo momento, paga in termini di copie più della menzogna. Ed è dunque il mercato stesso ad offrile spazi...
Così è negli Usa, dove i giornalisti embedded di infausta e recente memoria si accorgono che, ahimè per Bush, le notizie vendono di più se non sono "arruolate".
Aperta una crepa, il vaso di Pandora delle menzogne dei Grandi si apre, rilascia i suoi gas venefici e ogni toppa che si corre a metterci non fa altro che aggravare il colabrodo, riducendolo a colapasta zampillante le verità malamente nascoste.

In Italia, comincia una vedova, tra condizionamenti, ritrattazioni, umane contraddizioni laceranti e comprensibili.
Viene ricondotta a "ragione" di stato, non sappiamo con quali mezzi.
In sua vece, scatta un colonello dei carabinieri: più difficile metterlo a tacere. Poi un responsabile ancora più alto, poi addirittura un giornale della Benemerita. In Parlamento, ministri balbettanti richiamano improbabili paragoni con altre dittature (fortunatamente estinte) a nasconder la propria e la claque bombarda l'uditoria con argomenti grotteschi e spuntati in partenza.
Le toppe, appunto, di un patchwork che si fa vistoso ogni giorno di più nella sua  disarmonia totale.
Per concludere, a quanto si sa oggi e domani sarà già stato abbondantemente superato, i militari italiani d'altro non son responsabili che d'aver affidato a torturatori - iracheni, per carità! - cittadini a vario titolo arrestati.
Che ne avveniva, poi, è cosa che non ci riguarderebbe (non fosse che altro dice il diritto internazionale, impudentemente ricordato da Amnesty), La Contini eletta a iracheno governatore (ma da chi e per conto di chi? Ci fornisca il curriculum vitae...) ricompare dopo mesi di epifania a puntellare di puntelli inefficaci la politica di questo centrodestra dissestato e criminoso, che aggiunge ogni giorno alle malefatte giustificazioni che, a ben vedere, costituiranno le sue future aggravanti.
"Taccia - verrebbe da dirgli - poi ogni sua dichiarazione potrà esser usata a suo carico".
Così accade, usualmente, nei telefilm statunitensi.

Qui, invece, riaffiorano alla memoria altri tempi, quelli nei quali, per salvarsi l'anima, ci si provava a dire che, in fondo, noi fascisti si era certamente consegnati ai nazisti cittadini di razza ebraica e di idee sovversive, però in buona salute: altri aprivano i rubinetti del gas ad Auschwitz.
E c'è che chi crede che per porre riparo agli orrori del vaso di Pandora iracheno si possa continuare a recitare questa triste e nefasta litania recuperata dalle fogne della storia? Di fronte al mondo intero che ormai, via radio tv e internet, ascolta attento?
Suvvia, anche ai criminali e ai bari è richiesto un minimo di intelligenza...

Michele Casiraghi

Breve storia del vaso di Pandora


in su pagina precedente

  15 maggio 2004