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8 marzo in negativo
di JLV


8 marzo in negativo

A me le donne piacciono, decisamente le preferisco, non riesco addirittura a capire come per qualcuno possa non essere così…
Apprezzo certe qualità, non certo esclusive, ma che concordo abbiano spesso in misura più elevata: umanità, altruismo, costanza, serietà, praticità, buon senso, misura, coraggio…
Già, coraggio: se fossero gli uomini a dover partorire la razza umana si sarebbe già estinta!
Detto tutto questo però, devo dire che non ho mai apprezzato i festeggiamenti in esclusiva, la suddivisione quasi in classi fra donne e uomini; non ho mai particolarmente amato quindi l'otto di marzo.

Nella mia città quest'anno l'8 marzo le donne possono viaggiare gratis sui bus della locale azienda trasporti. Gratis per loro, a spese del Comune, cioè nostro, di fatto. Gli amministratori sono amici, ma l'iniziativa mi sembra demagogica ugualmente. E poi perché questo privilegio di cui le donne-abbonate non godono? Comunque vedo già frotte di donne, giovani e anziane, eleganti e sciattone, belle e brutte, che sciamano sui bus dell'azienda percorrendo festanti le via della città…

Una cosa più seria: è stato proposto in consiglio comunale, da un consigliere donna, un'amica anche lei, di intitolare una piazzetta alle donne della Resistenza. A me personalmente celebrare la Resistenza, in particolare in questi momenti bui, sembra una bellissima cosa, ma perché ricordare soltanto le donne, non mi risulta ci siano già luoghi pubblici intitolati agli uomini della Resistenza, e allora?

Un argomento ancora più serio: le “quote” riservate alle donne, le donne considerate quasi fossero una specie in via di estinzione, da proteggere. Mi riferisco naturalmente ai candidati e candidate da inserire nelle liste per le prossime elezioni europee: i DS avevano parlato di riservare la metà dei posti alle signore, adesso per legge è stato deciso che ciascuna lista non possa avere più di 2/3 dei candidati dello stesso sesso. Sia ben chiaro, nessuna resistenza a che le donne partecipino alla politica, alla vita dei partiti, alle amministrazioni, senza alcuna limitazione. Perfettamente d'accordo che questa partecipazione, ma ancor più quella dei giovani, vada incoraggiata ovunque e comunque possibile e che la situazione attuale sia gravemente sbilanciata (a Strasburgo le europarlamentari italiane sono 10 su 87; nel parlamento italiano ci sono 26 senatrici su 321 e 71 donne su 630 deputati). Ma bisogna pur tener conto dello stato di fatto e se oggi che “sanno” di politica e di amministrazione ci sono molti più uomini che donne, che partecipano alla vita politica di partiti e istituzioni sono soprattutto gli uomini, è assolutamente sbagliato fissare delle quote: i candidati devono, o almeno dovrebbero, essere scelti in base alle competenze, non alle amicizie ma neppure al sesso. Il discorso delle quote è demagogico, antidemocratico e assurdo. E poi perché soltanto per le liste delle elezioni europee? Allora stabiliamo delle quote per tutte le cariche, elettive e non, e per quelle che sono univoche: il segretario di un partito, il presidente di una istituzione, di una banca, di una grossa azienda, il presidente del Consiglio, stabiliamo una rigida alternanza, una volta un uomo e la successiva una donna!
Diverso potrebbe essere fissare delle quote per i giovani, per esempio per gli under 40, perché interessare i giovani alla partecipazione, e quindi alla politica, può essere fondamentale per la stessa democrazia, e quello che vale oggi per gli uni, varrà domani per altri. Ma questo al governo certamente non interessa, pensiamoci noi.

JLV


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  7 marzo 2004