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Decisione finale
di Franco Isman


Lo sapevamo, lo abbiamo scritto, non c'era proprio da illudersi, la guerra era decisa, da mesi.
Ma continuavamo a sperare, ad illuderci che qualcosa riuscisse ad arrestare l'inarrestabile, che l'opinione pubblica americana, che le marce di cento milioni di persone nel mondo, che la coraggiosa presa di posizione del Papa e della Chiesa anglicana, che l'opposizione di Francia, Russia e Cina, che i risultati strappati dagli ispettori dell'ONU riuscissero a compiere il miracolo.

Ma così non è stato. Bush, con il fedele alleato di sempre rappresentato da Blair, ma dire Inghilterra è forse dire troppo, con alla ruota Aznar, il piccolo Berlusconi e pochi altri, ha continuato per la sua strada. Ha fatto di tutto per convincere i membri del Consiglio di Sicurezza dell'Onu a votare la guerra, ma non c'è riuscito, non è riuscito neppure ad avere quella parvenza di legittimazione morale che sarebbe stato un voto favorevole, sia pure bocciato dal veto di Francia, Russia o Cina.

Bin Laden Bush & Co.
T E R R O R I S T I

Non importa, la guerra ha da essere comunque e, dopo il rigurgito di falsità sui tentativi fatti per non ricorrere alle armi, guerra sia: il termine della fine di marzo è l'ultimo: non è possibile lasciare trecentomila uomini nel deserto a combattere contro il “generale Estate”. Ma guerra non è il termine esatto, quello giusto lo ha usato senza mezzi termini L'Osservatore Romano: “un omicidio in massa”. Ma criminali non sono Bush e complici, criminali sono, e come tali saranno trattati, i membri dell'esercito iracheno che oseranno opporsi con le armi all'invasione.

E a distruggere l'ONU non è la decisione americana di infischiarsene di quanto l'ONU stabilisce, sono Francia Russia e Cina che, anche per i loro interessi naturalmente, hanno deciso di non allinearsi ai voleri della Super Potenza Mondiale. L'era del governo americano del mondo è cominciata. E se è vero che l'America, con Gran Bretagna e Unione Sovietica, ci ha salvato dalla barbarie nazista, questo non è certo un motivo sufficiente per affermare che è sempre e comunque dalla parte giusta. Come ricorda Garcia Marquez in una lettera aperta a Bush, “tra il 1824 e il 1994 l'America ha condotto 73 invasioni di paesi dell'America Latina” e “un altro 11 settembre, però di 28 anni orsono, era morto un presidente di nome Salvador Allende, mentre resisteva a un colpo di stato che i tuoi governanti avevano pianificato”.


Franco Isman
franco.isman@arengario.net


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  18 marzo 2003