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Basta pagare
di Giorgio Casera


INPS
Ricevo in questi giorni, come tutti i pensionati italiani, penso, una comunicazione dell'INPS con la quale mi si informa delle novità introdotte nell'ultima finanziaria riguardo i percettori di pensione di anzianità.
In particolare, ma questo era già noto, almeno per quelli leggono e/o ascoltano quotidianamente gli organi di informazione, “i titolari di pensione di anzianità che al momento del pensionamento avevano almeno 58 anni di età e 37 anni di contribuzione possano cumulare totalmente la pensione con i redditi di lavoro dipendente o autonomo” (prima si poteva cumulare solo il 70% della pensione, cioè un pensionato che svolgeva un'attività autonoma vedeva la sua pensione decurtata del 30%). Non male, pensavo, quando la legge è stata annunciata, si prende atto che molti pensionati lavorano, probabilmente in nero per non essere penalizzati nella pensione: questa legge li farà probabilmente emergere, con benefici fiscali per lo Stato. Inoltre si escludono dal beneficio i baby pensionati ed anche quelli che sono andati in pensione con 35 anni di contributi ed un'età intorno o poco superiore ai 50 anni.
Errore!
Quello che le TV di Stato o private e forse neanche i quotidiani avevano detto è che, come compare nella stessa comunicazione dell'INPS, “anche a coloro che non avevano i 58 anni di età e i 35 di contribuzione la legge dà la possibilità di ottenere la totale cumulabilità a condizione che versino all'INPS una somma di denaro”. Cioè basta pagare! E una somma tutto sommato irrisoria.
Per finire, non poteva mancare la sanatoria per i pensionati che in passato hanno lavorato senza dichiararlo. Anche qui per chi volesse emergere si tratta di “prezzi di realizzo”. In tutto questo si ritrova la logica dei condoni di questo governo, pochi, maledetti e subito.
Adesso capisco meglio quella notizia di stampa che racconta di dirigenti statali in fila per negoziare con le rispettive amministrazioni l'andata in pensione e il contestuale rientro con un contratto di consulenza.
Non manca una velata minaccia: “ a partire dal 1° aprile 2003 gli enti previdenziali e l'anagrafe tributaria procederanno all'incrocio dei dati fiscali e previdenziali, per l'applicazione delle trattenute dovute e delle relative sanzioni nei confronti dei pensionati che non hanno regolarizzato la loro posizione”. Come se potessero incrociare i dati di chi ha lavorato ed eventualmente continua a lavorare in nero.
Vogliamo scommettere che la prossima finanziaria proporrà un condono a prezzi ancora più stracciati per i pensionati che continuano pervicacemente a essere “sommersi”?

Giorgio Casera

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  24 febbraio 2003