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Un altro mondo è possibile
A Paderno Dugnano. Per una sera.
di Silvia Campanella


Serata freddissima. Esco lo stesso. Verdi e Rifondazione comunista hanno organizzato per questa sera, martedì 11 febbraio, un incontro con alcuni dei protagonisti italiani del Social Forum nell'aula del consiglio comunale di Paderno Dugnano, la mia “piccola metropoli”. Arrivo alle nove, convinta di trovare le solite facce degli incontri politici, che aspettano in un'aula semivuota l'inizio di un dibattito che avverà come sempre con almeno mezz'ora di ritardo. Sbagliato. L'aula è piena, ci sono parecchie persone in piedi, bandiere e tazebao inneggianti alla pace e ovviamente i soliti rassicuranti noti. Il dibattito è gia iniziato, in orario.

Il primo a parlare è Vittorio Agnoletto, la cui presenza è probabilmente causa principale dell'affollamento. Dopo trenta secondi i miei preconcetti scompaiono. Da Genova in poi, l'immagine di Agnoletto che è passata dai media è quella di capo di un gruppo di sciamannati, più o meno violenti, sicuramente inconcludenti. Gente che organizza grandi manifestazioni di piazza sotto la bandiera di non si sa bene quali ideali, forse solo con la voglia di bruciare il MacDonald's più vicino. Devo ammettere che, nonostante la consapevolezza della manipolazione dell'informazione, il condizionamento più o meno inconscio su di me ha avuto un certo effetto. Insomma, cosa sarà mai questo Social Forum di cui tanto si parla ma di cui non si sa nulla? Ed ecco Agnoletto che in un quarto d'ora risponde a gran parte dei miei dubbi, con una dialettica coinvolgente e appassionata, schematizzando e riassumendo per un pubblico presumibilmente, come me, confuso.

Il 20% della popolazione mondiale sfrutta l'83% delle risorse del Pianeta, ma come può sperare di stare tranquillo quando così tante persone vivono al di sotto della soglia di povertà? Globalizzazione vuol dire anche migrazione, vuol dire speranza di una vita migliore anche per i diseredati che ora sanno che anche per loro “un altro mondo è possibile”. E allora continueranno ad arrivare qui da noi, arriveranno fino a che non ce ne staranno più. L'AIDS forse è arrivato così dall'Africa, dove di AIDS si continua a morire, dove i farmaci per noi occidentali vengono solo sperimentati ma chi si sottopone alla sperimentazione non ne avrà accesso (regola base della sperimentazione medica). Attenzione però, l'AIDS di cui si muore in Africa è di un ceppo virale diverso rispetto a quello arrivato in Europa e per esso nemmeno qui ci sono cure. Se non si muore di AIDS c'è sempre la fame, che costringe i governi dei paesi poveri ad accettare la monocultura che sfrutta il suolo e lo impoverisce, una monocultura di OGM dati dalle multinazionali ai contadini poveri, senza però dirgli prima che le piante non produrranno semi, così l'anno successivo saranno costretti ad acquistare, questa volta a carissimo prezzo, nuovi semi dalla multinazionale che ne detiene il brevetto.

Ma la globalizzazione non è da combattere in sé, la globalizzazione dei diritti umani consentirebbe davvero a tutti di vivere meglio, in primo luogo a noi occidentali. Lottare per i diritti dei lavoratori in Bangladesh non vuol dire solamente dare loro condizioni di vita migliori, ma anche garantire ai nostri artigiani la possibilità di acquisire quelle quote di mercato che i prezzi bassi delle multinazionali gli hanno rubato. Vuol dire salvare le nostre tradizioni, le nostre abilità. Vuol dire ridurre la migrazione e non dover lottare qui per il posto di lavoro. Vuol dire opporsi al neoliberismo che per campare ha bisogno di popoli sottomessi e ha bisogno di fare la guerra per mantenere il suo potere. Vuol dire usare il nostro potere di consumatori per dirigere i nostri acquisti verso prodotti che non contengano in sé sofferenza e sfruttamento.
Dopo Agnoletto sono intervenuti Don Alberto Vitali di Pax Christi, Claudio Portugalli di Rete Lilliput e Giuseppe De Marzo, che ha parlato di alcune situazioni agghiaccianti nel Sudamerica di cui non si sa nulla. Ha raccontato di un accordo tra i paesi sudamericani che sottometterebbe il potere dei governi in campo economico alla volontà delle multinazionali, ha parlato di un fungo altamente tossico che gli americani vogliono usare per distruggere le piantagioni di coca, ben sapendo che un organismo del genere distruggerà i campi in quanto tali, rendendoli inservibili per qualsiasi tipo di coltivazione.

Si è parlato anche di guerra, della manifestazione di domani a Roma, ma non si è parlato di politica. E' stato strano vedere come tutti i relatori non cogliessero minimamente le provocazioni politiche del pubblico e dei consiglieri comunali, che cercavano di fargli prendere una posizione. Ma loro nulla, neanche una piega, perfino a un'innocente battutina su Berlusconi hanno risposto seriamente, prendendo le distanze da ogni schieramento.

All'uscita c'era la fila al banchetto dei Verdi, dove si distribuivano bandiere della pace. Una adesso sventola sul mio balcone.

Silvia Campanella



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  14 febbraio 2003