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Fuori l'Italia dalla guerra
di Franco Isman


Fuori l'Italia dalla guerra
La fiaccolata a Monza
Bush ha deciso già da tempo: l'orribile mostro della guerra è avviato e ben difficilmente potrà essere fermato. E' quasi un anno che l'America si prepara, ed è ormai pronta: 250.000 uomini operativi nell'area, compresi i corpi speciali super specializzati; 400 ufficiali del comando avanzato dislocati in Oman; decine di migliaia di tonnellate di armamenti, munizioni e attrezzature accumulate nelle basi americane in Kuwait, nel Quatar, in Arabia Saudita; la quinta flotta che incrocia al largo del Bahrein.
Le azioni militari sono in realtà già cominciate con l'intensificazione degli attacchi dell'aviazione anglo-americana contro le difese missilistiche irachene e addirittura contro l'aeroporto di Bassora. Con le undicimila pagine del rapporto iracheno sui propri armamenti, ma soprattutto con le prossime relazioni degli ispettori dell'Onu che hanno libero accesso ad ogni sito militare e industriale del paese, i comandi americani avranno la mappa completa degli obiettivi da distruggere nelle prime ore dell'attacco.

La guerra è da lungo tempo decisa e si farà anche senza l'avallo dell'Onu.
Il Grande Gioco, come viene cinicamente definito dagli addetti ai lavori, continua, logico seguito delle conquiste imperiali e di quando Gran Bretagna e Russia zarista si contendevano l'Afghanistan. Il futuro assetto dell'Irak è già deciso ed è stato illustrato dagli americani alle cancellerie occidentali: uno stato federale con zone autonome per i curdi al nord e gli sciti al sud, ma con un forte potere centrale che sarà per molti anni gestito direttamente dalle autorità militari americane, con una presenza militare che si ipotizza non inferiore a 50.000 uomini.
La perdita di migliaia (o decine di migliaia?) di vite umane non ha importanza: la vita degli altri, degli “alieni”, donne e bambini compresi, non ha alcun valore.Tanto ne muoiono ancor più di fame.

Esiste, a parere di chi scrive, una sola remota possibilità di bloccare la guerra: che l'opinione pubblica americana cambi, che la corrente pacifista, oggi largamente minoritaria ma in costante crescita, raggiunga una significativa percentuale, tale da mettere in forse gli equilibri di potere in America. Da questo punto di vista i proclami del redivivo Osama non aiutano, anzi vanno esattamente nel senso voluto dall'amministrazione Bush, con una straordinaria coincidenza di interessi.

In queste condizioni possiamo e dobbiamo concentrarci su una azione politica assolutamente prioritaria: teniamo l'Italia fuori dalla guerra. Rispettiamo la nostra Costituzione.
L'opinione pubblica italiana è largamente su questa posizione: lo ha dimostrato la grande partecipazione alle fiaccolate di ieri sera in 200 città italiane, appunto con il motto “Fuori l'Italia dalla guerra”.
Se, come è probabile, l'Onu non darà il proprio avallo alla guerra, grazie anche alla posizione di Francia, Germania e Russia, e gli americani agiranno unilateralmente, non ci sarà alcuna giustificazione per renderci complici di questa guerra di aggressione, di questo vero e proprio crimine. L'Italia dovrà avere il coraggio di dichiarare esplicitamente la propria estraneità e dovrà negare anche il proprio appoggio logistico. Alleati dell'America va bene, loro complici no.

Franco Isman
franco.isman@arengario.net




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  11 dicembre 2002